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Il libro raccoglie una serie di saggi e interventi di urbanisti e sindacalisti. Nella prima parte si esaminano le caratteristiche di fondo delle trasformazioni attuali della città e del lavoro, le due vittime principali del neoliberismo, così come sono emerse alla fine del 2008 dall’European social forum di Malmö. Nella seconda parte del volume vengono poi esplorati alcuni aspetti nodali della situazione italiana: i processi di espulsione e di segregazione, la questione drammatica della casa, i problemi della dimensione sovracomunale, e alternative possibili allo «sviluppo» in atto. Nella terza parte si illustrano infine le esperienze di lavoro sulla città e sul territorio compiute dalle Camere del lavoro di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Padova, Venezia, Vicenza e Roma. Si tratta di esperienze assai significative, realizzate coinvolgendo gli abitanti dei diversi territori e affrontando le varie problematiche che, dagli sfratti all’assenza degli spazi pubblici, spesso in modo drammatico, vengono proposte ai cittadini e ai lavoratori dall’incalzare degli attuali meccanismi economici e di potere. Conclude il volume l’esposizione dei contenuti necessari a un’idea alta di pianificazione del territorio che, assicurando risposte adeguate ai diritti dei lavoratori e degli abitanti, riconduca la politica alla responsabilità dei cittadini, insieme con il documento approvato al Forum sociale europeo di Malmö.
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Dopo il tramonto della Guerra fredda, il panorama internazionale è rapidamente mutato. Nell’ultimo ventennio disgregazioni statali, globalizzazione, guerre asimmetriche, sicurezza energetica, potenze militari ed economiche emergenti hanno dato vita ad uno scenario nuovo e in continua evoluzione, prevalentemente nel continente eurasiatico. La posizione di Europa e Stati Uniti appare oggi meno solida che in passato. I problemi di forte dipendenza energetica e la rinascita politico-economica di Mosca sono tra le principali cause di questa nuova precarietà: la Russia riscopre la sua identità eurasiatica e cerca di acquisire potere e influenza sia in Europa, dove controlla i rifornimenti energetici ed esercita forti influenze economiche e politiche soprattutto ad Est, sia in Asia, dove, insieme ad altre potenze nucleari come Cina, India e Pakistan, tenta di contrastare il ruolo internazionale della Nato e degli Stati Uniti. Il libro ricostruisce e descrive il mutamento degli equilibri internazionali, lo spostamento del baricentro geopolitico da Occidente a Oriente, dimostrato anche dai tentativi di allargamento del G8, e le forti resistenze al processo in atto, che coinvolge più continenti in un gioco complesso e articolato i cui esiti sono ancora tutti da definire.
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La deportazione degli operai di Sesto San Giovanni all’indomani degli scioperi del marzo 1944 fu solo una delle azioni di reclutamento coatto di lavoratori italiani dopo il fallimento della politica di trasferimento volontario del Terzo Reich. Erano operai e quadri sindacali impiegati in produzioni ritenute strategiche per l’economia di guerra tedesca che andavano a sostituire i prigionieri russi decimati nei mesi precedenti e oppositori politici attivi nella resistenza operaia e nella lotta contro il nazismo e il fascismo. Con la complicità della proprietà delle fabbriche, la repressione repubblichina e azista determinò un flusso di deportati di migliaia di operai delle aree industriali e di contadini e braccianti. Il volume ricostruisce, nel quadro della tradizione antifascista dell’industria milanese, la resistenza in fabbrica sotto l’occupazione nazista e lo sciopero generale del 1° marzo 1944, per esaminare poi gli scioperi a Sesto San Giovanni, le retate dei lavoratori e le deportazioni dalle sue fabbriche. Completano l’opera un’analisi approfondita delle cifre della repressione dello sciopero operaio e della deportazione nella zona di Sesto, una ricca bibliografia ragionata sulla deportazione operaia e la testimonianza dell’operaio Enrico Longari, ex deportato della Breda.
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La Cgil è in una fase di passaggio delicata, che impone una verifica della sua capacità di rappresentanza sociale, connessa a condizioni di vita e di lavoro diverse dal passato. I cambiamenti in essere nel lavoro e nella società civile mettono a dura prova la tutela collettiva, l'assetto sociale, l'azione sindacale, il primato della regolazione negoziale In questo quadro il Sindacato si trova a dover far fronte a mutamenti rapidi, profondi e incessanti. Da ciò una ricerca promossa dalla Direzione generale e dal Dipartimento di organizzazione della Cgil, realizzata dall'Istituto Superiore per la Formazione (ISF), in preparazione al XIV congresso nazionale della Confederazione (Rimini, 6 - 9 febbraio 2002). L'indagine, condotta sulla base di un questionario strutturato a cui hanno risposto circa 22.000 persone, ha privilegiato quali destinatari della rilevazione i delegati ai Congressi della Camere del lavoro e si è proposta di conoscere valutazioni e giudizi su come, in sede sindacale, si ritiene possano essere affrontate trasformazioni di diversa natura, anche al fine di allargare la rappresentanza, elaborare una strategia condivisa, costruire un'organizzazione coerente, progettare una qualificazione efficace di delegati, quadri e dirigenti.
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Gli operatori dell’Inca in Argentina partecipano in prima persona alla lotta per i diritti sociali e politici della comunità in cui risiedono sin dalla nascita o da molti anni, e con la quale condividono una storia e un destino. In questo scenario assumono particolare significato alcuni progetti promossi dall’Inca nel 2003 e nel 2004 per far fronte alla grave crisi economica e sociale del paese e per dare sostanza alla parola d’ordine «Globalizzare la solidarietà» lanciata dal XIV Congresso della Cgil. Il libro si occupa in particolare dei progetti «Adozione a distanza di anziani», promosso dall’Inca di Córdoba, «Pantalón Cortito», promosso dall’Inca di Buenos Aires per dare supporto educativo e alimentare ai bambini della città, e «Consultorio Odontoiatrico», promosso dall’Inca della città di Rosario. Si tratta di iniziative che vedono protagoniste soprattutto le donne del Patronato, da cui nascono altri impegni e azioni di solidarietà che stimolano una vasta partecipazione ed innescano un circuito virtuoso di nuove forme di sostegno e coesione sociale.
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Ripartire dal Mezzogiorno è condizione indispensabile per fermare il declino economico e produttivo dell’Italia. Non a caso le due grandi iniziative sindacali unitarie che hanno caratterizzato il primo scorcio del 2005 hanno approfondito la condizione del Sud –il 19 e 20 gennaio- e poco meno di un mese dopo- il 15 febbraio a Milano- la crisi ormai drammatica dell’apparato produttivo nazionale. Il Mezzogiorno si è fermato in primo luogo perché il Governo di centrodestra lo ha cancellato dalla sua agenda politica , sottraendogli risorse e compiendo scelte che lo penalizzano. Così anche le esperienze di eccellenza che avevano dato speranza ad alcune aree della Campania , della Puglia, della Sicilia, sono entrate in sofferenza. Cgil, Cisl, Uil, che hanno saputo trovare su questi temi un importante livello di unità, hanno sottoscritto il 2 novembre 2004 il "Progetto Mezzogiorno" insieme a Confindustria e ad altre 13 organizzazioni imprenditoriali. L’Assemblea nazionale dei delegati e dei quadri sindacali sul Mezzogiorno, di cui il volume raccoglie i materiali, suggella pertanto la ricostruzione di una proposta complessiva per il Sud e per il Paese, segnando l’inizio di una rinnovata fase di impegno e di iniziativa. In appendice la pubblicazione integrale del "Progetto Mezzogiorno".
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Il volume raccoglie le relazioni svolte in un seminario di studi sulla Costituzione europea tenutosi a Bruxelles il 10 e l'11 febbraio 2005. Il seminario, realizzato dal Segretariato per l'Europa della Cgil, ha costituito la fase finale di un progetto europeo promosso dalla Commissione europea, Direzione generale cultura ed educazione, che ha permesso anche la costituzione del sito internet "Eurocharta", con lo scopo di informare sulle questioni relative al Trattato costituzionale, a partire da quelle della sua ratifica da parte degli Stati membri dell'Unione Europea. Il seminario si è avvalso del contributo significativo di giuristi, economisti, parlamentari europei e dirigenti di organizzazioni sindacali europee e italiane. Particolare attenzione è stata dedicata alla politica sociale e dell'occupazione, al ruolo delle parti sociali, ai diritti fondamentali - quali enunciati nella Carta di Nizza -, alla coesione economica e sociale e alla riforma del Patto di stabilità e di crescita. Per rendere più agevoli la lettura e lo studio del Trattato costituzionale, il Cd-rom allegato al volume ne riporta il dettato integrale con opportuni rinvii alle varie parti del testo. Contributi di: Agnoletto, Arrigo, Bronzini, Cerfeda, Di Salvo, Gabaglio, Geroldi, Paciotti.
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1° maggio 1947 verso le dieci del mattino, è la strage di Portella della Ginestra, trentotto tra morti e feriti, tra essi donne e bambini. La vicenda è nota: il Primo maggio, per la festa dei lavoratori, gli abitanti di tre paesi siciliani avevano l’abitudine di riunirsi nell’ampio pianoro tra le montagne dell’interno: qualcuno sparò sulla folla inerme e uccise. Il pianoro, di una rara bellezza naturale, era un punto di confluenza perfetto per fare ritrovare la gente dei paesi limitrofi. In quegli anni in Sicilia c’era stata l’occupazione delle terre e nelle campagna si respirava un’aria di festa, di liberazione, i siciliani con le loro lotte si schieravano sempre di più per il rispetto dei loro diritti, per il lavoro e la libertà. La strage, insieme al massacro di ottanta sindacalisti, segna per quegli anni la fine di ogni speranza. La Sicilia, lasciata alla mafia, ripiomba nella prigionia, nell’abbandono e comincia la grande emigrazione che impoverirà l’isola. A poco a poco la strage di Portella della Ginestra diventa per i siciliani un racconto del mito, una sorta di avventura del dolore fuori dal tempo e da ogni luogo, segna la caduta. Ed è questo sentimento di sconfitta che il poema di Beatrice Monroy, palermitana e scrittrice di teatro, ripropone nel tentativo di riprendere in mano una storia i cui mandanti sono ancora ufficialmente ignoti. Alcune foto realizzate dall’autrice vogliono segnare come pagine di un diario il volto attuale della Sicilia.
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Con il 2006 si conclude la fase di attuazione del ciclo di programmazione dei Fondi strutturali europei avviato con Agenda 2000, mentre, anche a fronte del processo di allargamento dell’Unione, del tutto aperto è il confronto tra gli Stati membri per l’impostazione del nuovo corso delle politiche di sviluppo regionale. Il volume della sociologa Grazia Moffa indaga nell’esperienza delle politiche comunitarie di coesione, fin dal loro primo impianto negli anni ottanta, mettendo in evidenza come il processo di integrazione europea punti soprattutto a ridimensionare i forti squilibri territoriali tra le diverse parti del territorio dell’Unione. Per questo esame sono stati analizzati i processi politici più direttamente ricollegabili allo sviluppo regionale nelle aree integrate e i concetti di «coesione» e di «convergenza», sottolineando l’importanza di un approccio privilegiato alla dimensione territoriale. Sono state inoltre confrontate le capacità di spesa e di efficienza amministrativa dell’Italia e della Spagna, nonché le ragioni storico-culturali e le scelte politico-organizzative che fanno complessivamente prevalere il paese iberico. Nelle conclusioni vengono tuttavia in evidenza alcuni indirizzi assunti in Italia che appaiono incoraggianti in merito alle prospettive future: si illustra infatti come, sulla base di Agenda 2000, l’esperienza in particolare dei Patti territoriali abbia segnato l’adozione nel nostro paese di scelte e strumenti più coerentemente finalizzati alla realizzazione di strategie di promozione dello sviluppo locale.
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Amina, dodicenne bosniaca, e la sua vita prima e dopo la guerra, prima e dopo la pace. Sarajevo, capitale della Bosnia-Erzegovina, e la sua storia in cento anni di vita, fra lo scoppio della prima guerra mondiale del 1914 e il possibile ingresso in Europa di tutta la ex Jugoslavia nel 2014. Le due protagoniste del libro, una bambina e la sua città, sono raccontate attraverso quattro tracce narrative: fotografie, liriche, corsivi informativi e il vero e proprio racconto, in un intreccio ritmico di invenzioni, di ricostruzioni storiche, di sospensioni del tempo e dello spazio, di proiezioni in un futuro probabile. A sei anni dalla prima edizione del volume, l’autore ne propone una nuova versione aggiornata, integrata e riletta alla luce delle celebrazioni dei primi dieci anni di pace in Bosnia dopo gli accordi di Dayton dell’autunno 1995.
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Il decennio alle nostre spalle ha riproposto domande laceranti sul destino del lavoro. Sulla sua capacità, innanzitutto, di mantenere le antiche promesse di sicurezza, di cittadinanza, di reddito. Complice la crisi del vecchio compromesso fordista tra sicurezza e subordinazione del lavoro, che ha scompaginato sistemi di impresa, di relazioni industriali, di welfare. Complici, inoltre, storiche fragilità del capitalismo domestico e la miopia delle sue classi dirigenti. Non potendo più svalutare la moneta, si è scelto di svalutare il lavoro, rendendolo più precario. Contribuendo per questa via ad aggravare il declino competitivo del paese. Un'offensiva conservatrice che ha spiazzato il campo riformista, il quale è rimasto sulla difensiva. Per le numerose ragioni esaminate da Michele Magno - dirigente della Cgil prima e ora dei Democratici di Sinistra - tra cui ne spicca una: il rapporto non risolto tra lavoro e sviluppo, tra innovazione e giustizia sociale, nelle diverse culture politiche del riformismo italiano. In questo senso, come sottolinea Alfredo Reichlin nella prefazione, con il libro di Magno il problema del lavoro torna a interrogare la sinistra e il sindacato sui loro fondamenti sociali come sui loro valori e sulle loro prospettive strategiche.
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All’alba del 2008 il fenomeno del lavoro dei minori rappresenta ancora un grande e drammatico problema. La ricerca dell’Ires e di Save the Children Italia ha realizzato un confronto tra le tipologie di lavoro precoce dei minori italiani e alcune specificità delle attività lavorative svolte dai minori migranti. Si è messo così in luce che i lavori precoci dei minori stranieri si caratterizzano come esperienze «forti» nei contenuti, nelle modalità di svolgimento e nei significati loro attribuiti dai minori stessi, che per tali ragioni risultano quindi maggiormente esposti a rischi di marginalità e di esclusione. In tale quadro generale è stata poi integrata una micro-analisi di tipo monografico su una serie di caratteristiche del lavoro dei minori migranti, in particolare di quelli non accompagnati, in alcune aree del Lazio. Infine Save the Children ha approfondito le condizioni di lavoro dei minori stranieri a Roma attraverso una ricerca partecipata, basata sul diretto coinvolgimento di un gruppo di minori migranti lavoratori che hanno condotto l’indagine in prima persona. La ricerca ha rappresentato sia un’occasione di partecipazione diretta dei minori, sia un’opportunità per far emergere particolari sfaccettature del fenomeno, cogliendo il punto di vista e i significati che i minori migranti attribuiscono al loro lavoro e a quello dei ragazzi e delle ragazze che hanno coinvolto nella ricerca.