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Il mio territorio finisce qui
13.00
€
Un’umanità sconosciuta: ridot ta a fatti di cronaca, dove spesso vince la curiosità del dettaglio più crudo, il richiamo all’allar me sociale, la reazione delle vittime e dei lo ro parenti, le sentenze più o meno con divise dei giudici. In queste pagine quella umanità assume il volto di persone, storie individuali, percorsi di vita che si intrecciano con la vita di chi le racconta: una giudice del Tribunale per i Mino renni di Roma, Maria Teresa Spagnoletti, che per decenni ha incontrato nelle aule di giustizia e nelle carceri minorili centinaia di questi ragazzi invisibili ai nostri occhi. Ce li racconta con un linguaggio asciutto, talvolta duro come le loro vite, profondo ma mai con un cedimento alla retorica o alle banalità del senso comune. È un magistrato che giudica i fatti commessi, non le persone, e anzi non si rassegna, data la loro giovane età, all’ineluttabilità di un destino che per molti di loro appare a prima vista già segnato e immodificabile. Per questo, nel suo lavoro, ascolta, scom mette sulla fiducia, su quanto una buona esperienza scolastica, un impegno nel volontariato e il lavoro solidale di tanti operatori possano accendere nuovi interessi e visioni della vita. Crede in loro anche quan do chiunque al suo posto avrebbe molti dubbi; ma non si arrende neanche di fronte agli insuccessi, che ci racconta con realismo, passione, mai rassegnazione. Un libro che è testimonianza di un impegno e di una cultura che non cede al pregiudizio sociale e alla deriva autoritaria che affiora nelle pieghe della società.
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Sociologia storica e spiegazione causale
12.00
€
In questo testo ci si chiede se sia possibile perseguire, anche nel campo delle scienze sociali, non soltanto una «comprensione intuitiva» o «interpretativa», ma – come accade per le scienze fisiche o naturali – una «spiegazione causale» dei processi storico-sociali osservati. Per questo riteniamo che questo testo possa essere utile nell’insegnamento delle scienze umane e sociali nel nostro paese. Nel primo capitolo si discute dell’impianto metodologico di vari autori come Elias, Bendix e Wallerstein, nessuno dei quali tuttavia mostra di utilizzare metodi in grado di raggiungere una spiegazione causale. È solo nel secondo capitolo, dedicato a Max Weber, che si vede come questo autore, tramite l’analisi storica comparata e la tecnica narrativa e «iterativa» cui egli ricorre, sia invece in grado di raggiungere una spiegazione causale, con riferimento, in particolare, alle origini del capitalismo in Occidente. Weber dimostra infatti il ruolo autonomo e innovativo rilevante che possono svolgere determinati soggetti dotati di forti convinzioni etiche (come i profeti giudaici o gli imprenditori protestanti), nell’indurre mutamenti importanti nei canoni sociali e morali dominanti. Il terzo e ultimo capitolo offre poi un riepilogo delle caratteristiche dell’analisi storica comparata, mentre nell’appendice si mostra come la concezione del «capo carismatico» di Weber muti negli ultimi anni della sua vita e come questo mutamento si comprenda meglio «storicizzando» Weber, cioè situandolo nella temperie della crisi politica e sociale della Germania di Weimar.
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Il valore democratico della conoscenza
12.00
€
La transizione dall’era industriale all’era della conoscenza ridefinisce gli equilibri economici e sociali su scala globale e, come accade in ogni nuova fase della nostra storia, anche questa trasformazione non è neutra perché mentre si rompono i vecchi equilibri stenta a ricomporsi un quadro culturale e politico unificante. La conoscenza non solo sviluppa le facoltà di base e prepara le persone al lavoro, ma trasmette anche valori, crea abitudini, coltiva attitudini e forma i cittadini. Pertanto questo passaggio d’epoca ci richiama particolarmente sia alla responsabilità di definire un bagaglio teorico adeguato alle sfide da affrontare, sia alla necessità ineludibile di attivare politiche pubbliche nelle quali la conoscenza si configuri progressivamente come un nuovo diritto di cittadinanza: un momento fondamentale per la ricostruzione del tessuto sociale e uno strumento di liberazione e progresso civile. L’Italia affronta tale fase tra scarsità di risorse, riforme regressive e un dibattito pubblico insufficiente e spesso inadeguato. Governare in termini positivi il passaggio verso il nuovo modello di società non significa passare attraverso la riedizione di sterili esperimenti neoluddisti ma richiede forme innovative di regolamentazione e criteri redistributivi incentrati sull’equità. Solo in questo modo sarà possibile definire una visione condivisa del futuro. Contributi di: Salvatore Biasco, Elena Gagliasso, Raffaella Messinetti, Vincenzo Nesi, Michele Raitano, Fabrizio Rufo, Gianfranco Viesti
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Giorgio Benvenuto
13.00
€
Non vivo di ricordi, vivo con i ricordi. Penso che ho fatto una vita importante, ho visto tante cose, tanti cambiamenti. Tanti miglioramenti. Mi piace il quadro di Pellizza da Volpedo, non c’è una bandiera. Ci sono loro. Le donne sono scalze, come quelle che vedevo io nel dopoguerra, nelle manifestazioni bracciantili degli anni Cinquanta. A Messina quando ero ragazzo vedevo la gente assalire la distribuzione degli aiuti americani per prendere il pane... però il paese è andato avanti. Nella mia visione io penso che non ti devi mai rassegnare, che le cose si possono migliorare. Ho fiducia nelle persone. Sono convinto che il sindacato che ha attraversato questa crisi tornerà centrale: sono troppo forti le diseguaglianze. Non so come, non so quando, il sindacato farà il suo mestiere. Non ho rimpianti. Nel sindacato, più che dire ho sbagliato, uno dice: ho perso. Ma abbiamo anche vinto tanto. La storia non si replica ma non si deve ignorare. Le battaglie che fai non coincidono con la tua vita, hanno un’altra prospettiva. Tocca ai giovani. Non ho rimpianti. La cosa difficile è che tu ti rendi conto che sei di passaggio. Questa consapevolezza è mitigata dall’idea che gli altri continuano. Una visione che guardi avanti nel tempo. Ho avuto la fortuna di vivere questa fase in cui c’era amicizia, rispetto. E un orizzonte, un’idea di progresso sociale. Dall’intervista di Giorgio Benvenuto Giorgio Benvenuto, segretario generale della UILM e fondatore, insieme a Carniti e Trentin, della FLM. Segretario generale della UIL, poi de putato e senatore per i Democratici di Sinistra. Oggi è presidente della Fondazione Bruno Buozzi e vice presidente della Fondazione Giacomo Brodolini. È stato presidente della Fondazione Pietro Nenni.
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Agostino Marianetti
16.00
€
Agostino Marianetti conobbe subito il «bastone della fabbrica», prima per il licenziamento del padre per motivi politici e sindacali e poi personalmente come giovane operaio sedicenne. Una vera esperienza di lavoro che, seppure non necessaria, è comunque decisiva per chi, a vari livelli, svolge attività sindacale. Un’esperienza che lo accosta a Giuseppe Di Vittorio e a concezioni di riformismo concreto e non velleitario. Altra esperienza formativa del sindacalista sarà quella della convinta partecipazione al fervore ideale e progettuale del riformismo socialista ai tempi del primo centrosinistra. Esperienze che furono decisive e che egli trasmise con grande coerenza in tutta la sua intensa attività, come emerge dalla lettura degli scritti qui raccolti. Contrattazione e democrazia sindacale, democrazia industriale ed economica, democrazia sociale e politica sono per lui strettamente connesse. I rapporti convintamente unitari in CGIL e con le altre organizzazioni confederali pur nel franco confronto delle opinioni, la visione internazionalista e confederale contro ogni forma di chiusura nazionale e pretesa centralità di categoria, autonomia ma non indifferenza nei confronti della politica e soprattutto delle forze progressiste e di sinistra, chiamate ad un rapporto unitario, sono i punti fermi di Marianetti che succederà a Fernando Santi e a Piero Boni come segretario generale aggiunto della CGIL, a fianco del suo grande amico Luciano Lama. Una lezione di straordinaria attualità, comprese le delusioni patite soprattutto nella sua esperienza di partito e della sua deriva plebiscitaria, come francamente le analizzerà nel suo ultimo scritto autobiografico. Il volume riporta inoltre una sintesi della sua attività di parlamentare per tre legislature, alcune testimonianze sulla persona e le impegnate prefazioni di Giorgio Ruffolo e di Vittorio Emiliani a due suoi libri. Agostino Marianetti nacque a Tripoli nel 1940. Proveniva da una famiglia operaia. Il padre, operaio socialista alla Bombrini Parodi Delfino (BPD) di Colleferro, venne licenziato per aver occupato la fabbrica con altri lavoratori negli anni Cinquanta. A 16 anni andò a lavorare nella stessa fabbrica, a 18 entrò nella CGIL. Marianetti è stato consigliere comunale a Roma dal 1966 al 1969, anno in cui entrò a far parte del comitato direttivo nazionale della CGIL. Nel 1971 fu eletto segretario della Camera del lavoro di Roma, e proposto alla segreteria confederale. Nel 1975 fu nominato segretario nazionale della Federazione unitaria CGIL CISL UIL. Nel 1977, al congresso della CGIL di Rimini, venne eletto segretario generale aggiunto di Luciano Lama, carica che mantenne fino al 1983 quando fu eletto deputato. Fu rieletto alla Camera nel 1987 e nel 1992. Nel PSI ricoprì l’incarico di responsabile nazionale dell’organizzazione. È scomparso a Roma il 21 gennaio 2016. Aveva 75 anni ed era malato da tempo.
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Massimo D’Antona. Lavoro, diritti, democrazia
25.00
€
A dieci anni dalla sua barbara uccisione, il volume vuole essere un contributo per tener vivo il ricordo di Massimo D’Antona con una raccolta di suoi scritti – selezionati e commentati da Federica Serra – che hanno tuttora una loro profonda e per qualche verso «incredibile» vitalità. D’Antona, sia come giurista sia come uomo di governo, è stato sempre dalla parte del mondo del lavoro, coniugando l’attenzione ai diritti dei lavoratori con una forte carica innovativa. La sua lezione si manifesta attualissima proprio nel momento in cui il governo di centro-destra stravolge alcune delle sue principali intuizioni, vuoi mettendo mano alla «seconda privatizzazione» del rapporto di lavoro del pubblico impiego, vuoi affrontando il lavoro giovanile in assenza di qualsiasi intervento riformatore del tema del precariato, o ancora quando si pretende di evocare presunte soluzioni «democratiche» di partecipazione dei lavoratori proprio da parte di chi ha fatto della negazione delle relazioni sindacali e della divisione del sindacato la sua bandiera. I due autori della prefazione, Paolo Nerozzi e Michele Gentile, nella loro attività sindacale hanno lavorato per anni su questi temi interloquendo con Massimo D’Antona e quanto scrivono è il frutto di quel fecondo confronto.
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Bilateralità quali prospettive
12.00
€
Dopo l’iniziativa di Napoli del settembre 2015, che abbiamo raccolto nel volume Bilateralità: quali prospettive? e che si proponeva di avviare un percorso di riflessione su un argomento come la bilateralità, che non aveva visto fino a quel momento una discussione organica, abbiamo proseguito la riflessione nel 2016 affrontando con un nuovo seminario alcuni temi specifici quali: il ruolo della bilateralità in Europa, i fondi sanitari, i fondi previdenziali, il welfare contrattuale. Un bilancio di cui, ad un anno dal seminario di Napoli, viene dato conto in questo nuovo volume e che è stato utile anche per cimentarsi su quanto sta avvenendo in questa fase di avvio della definizione di nuovi modelli di relazioni sindacali con le controparti, in cui la bilateralità viene assunta come uno degli elementi di riferimento della contrattazione. L’obiettivo è rimasto quello di provare a rappresentare un progetto di riflessione sistemica sull’argomento, continuando a far confrontare la Cgil e le sue federazioni di categoria, nel quadro delle proprie peculiarità, per migliorare la qualità della contrattazione nella consapevolezza della sua stretta correlazione con la bilateralità.
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RGL N. 1/2019
38.00
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Lavoro e sviluppo nella provincia di Pesaro e Urbino
15.00
€
- La provincia di Pesaro e Urbino ha vissuto negli ultimi due decenni il mutamento del suo modello di sviluppo, tuttora in sospeso tra la tradizione dei distretti industriali e gli effetti riorganizzativi, e spesso laceranti, della globalizzazione. Il sistema delle imprese, del lavoro, dell’organizzazione produttiva nel suo complesso, e dell’amministrazione, della società e della cultura ne ha risentito, con modalità e forme diverse, condividendo però lo «spaesamento» per una trasformazione in continuo mutare, da governare, con strumenti spesso inediti e non sempre efficaci. In questa complessa transizione decennale, mutano la trama e l’ordito della provincia di Pesaro e Urbino.
- Il volume riflette sulle cause e le conseguenze di questa mutazione portando al centro dell’analisi il tema della crisi economica e del cambiamento del modello di sviluppo, la riflessione sulla Terza Italia e i distretti industriali, l’imprenditorialità femminile, lo sviluppo urbano, quello locale e la frattura di genere, la crisi politica della «zona rossa», e la crescita verde e sostenibile coniugata anche al femminile. I saggi che compongono il volume invitano perciò ad una riconsiderazione a tutto tondo, fornendo un quadro organico della provincia da cui emerge la necessità di riportare al centro della riflessione economica e politica dello sviluppo locale, non solo di Pesaro e Urbino, il lavoro, la crescita sostenibile e il benessere.
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Un lungo addio?
12.00
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Il volume analizza i cambiamen ti nei rapporti tra i sindacati e i partiti intervenuti negli ultimi trent’anni nei principali paesi dell’Europa Occidentale. Ven go no individuate tendenze e processi che si sono verificati in Francia, Germania e Gran Bretagna, ma nel lo stesso tempo il focus si concentra intorno alle più importanti vicende italiane: le quali attraversano la fuoriuscita dai vecchi partiti di massa (e in particolar modo dal Pci), lo scontro D’Alema-Cofferati, e arrivano al tentativo di disintermediazione operato da Renzi. Per quanto lo sguardo sia generale l’attenzione prevalente è dedicata al principale partito della sinistra (nelle sue diverse configurazioni storiche post-Pci), e al principale sindacato (la Cgil). Il legame tra questi attori, che è stato molto stretto nella tra dizione del movimen to operaio, è diventato nel corso degli ultimi decenni progressivamente più esile e incerto. Il punto di arrivo attuale consiste nel forte ridimensionamen to di una comune base di identi fi ca zione, dovuto alla crescen te collocazione del partito al di fuori dell’orbita laburista, cosa che ha coinciso con lo smarrimento del suo ruolo centrale nella elaborazione della cultura politica di riferimento comune. A questa caduta identitaria si è accompagnato anche il venir meno delle relazioni organizzative formali, specie in ambito nazionale e centrale. Il volume intende esplorare le cause di questo fenomeno, si interroga intorno alla sua reversibilità, e indaga inoltre sulle piste intorno a cui possono prendere forma gli scenari e le strategie del futuro.
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Tentativo di dialogo sul comunismo
15.00
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Ingrao mi riceve in un salottino, attorno a un tavolinetto basso. Lui mi sta seduto di fronte, in poltrona. Dialogando con lui sulla sua esperienza di pensare e fare il Comunismo avevo l’impressione che quel che diceva fosse meno di quel che pensava e viveva. Sentivo una passione a monte del suo discorso, che il discorso smorzava e riduceva a semplici parole. Sto dicendo che, in un certo senso, chi ha vissuto tutta una vita per fare il comunismo, contrae un’esperienza che in un tempo non comunista non è dicibile e non è comunicabile. C’è tanto d’incomunicabile, al fondo di Ingrao, e forse per questo lui ha tentato le vie della poesia: la poesia suppliva all’impotenza della politica. Anche lui deve aver sentito la sperequazione fra ciò che voleva e doveva dirmi, e ciò che effettivamente diceva. Non ne era contento. Finiti gl’incontri, questa insoddisfazione lo spinse a chiedermi che non fossero pubblicati. (dalla Premessa di Ferdinando Camon)
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Uomini che pagano le donne II Edizione
18.00
€
Perché gli uomini pagano per il sesso? Il mercato del sesso del nuovo millennio rivela l’esistenza di una domanda crescente, formata da numeri impressionanti di uomini in tutti i paesi occidentali. Colpire questa domanda per contrastare la proliferazione dei mercati sessuali è oggi, dopo secoli di silenzio e di rimozione della responsabilità dei clienti, l’idea guida dell’intervento pubblico anti-prostituzione. Ma gli scandali sessuali che travolgono uomini di potere, come Silvio Berlusconi e Dominique Strauss-Kahn, mostrano che le pratiche maschili di scambio sesso-denaro arrivano a insinuarsi anche nelle stanze della politica. Questo libro è un percorso di esplorazione nel territorio pieno di ombre e di silenzi degli uomini che pagano le donne, fino ad oggi in Italia poco studiati e meno ancora compresi. Analizzando e criticando gli approcci che fanno del sesso a pagamento una patologia di pochi, offre invece uno sguardo ampio sulla cultura contemporanea, che dal mondo del lavoro alla pubblicità produce la commercializzazione del la vita intima e della sessualità. E in questa cultura cerca le radici di potere e impotenza maschile, desiderio e repulsione verso la prostituzione, apertura di spazi virtuali e vessazione delle sex worker migranti. Il cliente emerge così come la figura maschile che interpreta nei suoi esiti più radicali e contraddittori l’ingiunzione contemporanea al consumo sessuale. NUOVA INTRODUZIONE E POSTFAZIONE Prefazione di Maria Rosa Cutrufelli Postfazione di Tamar Pitch
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