- La fabbrica digitale
- Industria 4.0: la contrattazione d’anticipo
- Emigrazione e unità sindacale
-
-
- Tendenze recenti del decentramento contrattuale
- Crisi e riforme in Spagna e Belgio
- La riorganizzazione desiderabile della pubblica amministrazione
-
Le ragioni dello squilibrio sono essenzialmente nell’incapacità delle imprese e delle famiglie di conoscere gli effetti macroeconomici delle loro azioni. Naturalmente, sono le decisioni di impresa che muovono l’economia, ma non è chiaro come tali decisioni siano prese, e quanto influenzino e siano influenzate dall’andamento dell’economia nel suo complesso. Così, se è indubbio che l’economia è trainata dalle decisioni imprenditoriali, tuttavia sono gli effetti non conosciuti di queste decisioni che alterano continuamente la struttura. Una delle ragioni dell’intervento pubblico sta proprio nell’ignoranza dei decisori. Molto rilievo, in questo libro, è dato al progresso tecnico, specialmente nella sua forma di nuove tecniche «superiori» – ovvero quelle che costano di meno e producono di più rispetto a quelle esistenti, quali che siano i rapporti tra i prezzi dei fattori della produzione [...]. Un avanzamento introdotto nel libro è nella qualificazione del progresso tecnico come elemento della domanda effettiva, proprio per gli effetti macroeconomici dell’applicazione delle nuove tecniche. Nello squilibrio, tuttavia, gli imprenditori non sanno se le tecniche scelte siano effettivamente superiori per l’economia nel suo complesso, e così si possono facilmente presentare grandi fallimenti, distorsioni nei prezzi e nei costi, sprechi generalizzati, situazioni che giustificano l’intervento pubblico. Gli autori guardano al progresso tecnico anche per illustrare la poca fondatezza delle politiche europee, che apparentemente incoraggiano l’innovazione, ma chiudono nella prigione del «consolidamento fiscale» l’unico soggetto, lo Stato, capace di mettere in moto l’innovazione. Dalla prefazione di Paolo Leon N.B. nella sezione "sfoglia il libro" potrai scaricare l'errata corrige.
-
La crisi più lunga dal dopoguerra ha cambiato l’economia italiana, il lavoro e le re lazioni tra sindacati e imprese. L’innovazione tecnologica in corso può essere una opportunità per il lavoro e le competenze, specie dei giovani, ma anche uno stru mento di discriminazione che produce nuove disuguaglianze sociali, economiche, territoriali e maggiore disoccupazione. La fine dell’intermediazione tra politica e società, i social media che sostituiscono il confronto diretto con le persone, il lea derismo che non ha bisogno di radicamento sul territorio hanno tentato di relegare le organizzazioni sociali e il lavoro ai margini del dibattito. Ma il lavoro è tornato di recente al centro della discussione: la pretesa supremazia della politica non ha funzionato. In questo libro-intervista Susanna Camusso risponde ai quesiti di Massimo Mascini e descrive con orgoglio un sindacato che vuole rinnovare la propria funzione senza rinunciare a essere una organizzazione generale, inclusiva delle diversità del lavoro, plurima e democratica. Ne sono esempi la battaglia per nuovi diritti e il Piano del lavoro, rivolto soprattutto ai giovani. Un bilancio di quello che è stato fatto negli ultimi anni e i sentieri possibili di una nuova democrazia partecipata.
-
L’autore inserisce la crisi del Mezzogiorno nel dibattito sull’austerità in Europa. E compie una vera narrazione del Masterplan per il Sud. Smentisce il laburista olandese Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, secondo cui, i meridionali europei dilapidano i prestiti "in donne e alcool". Per esempio, il Fondo Sviluppo e Coesione è un fondo italiano destinato per l’80% al Mezzogiorno. L’Italia, con la «manovra» 2017, aumenta la dotazione del Fondo da 38 a 46 miliardi: nel contempo rinvia la spesa di 35 (di quei 46) miliardi a dopo il 2020. Un rinvio uguale a un taglio per il Sud. Perché? Per raggiungere il pareggio strutturale di bilancio nel 2019. Volendo risalire alla genesi, il volume ripercorre la storia dell’austerità dal 1992 ad oggi con l’attuale versione del Patto di Stabilità: dopo il suo irrigidimento nel 2011-2012 tramite il Fiscal Compact, il Two Pack e il Six Pack, il Patto ha ridotto la possibilità di indebitarsi per investire. L'austerità teutone allarga il divario Nord-Sud. Il Governo inaugura la variante di valico dell’A1 ma non completa le tre ferrovie principali al Sud: la Napoli-Bari-Lecce-Taranto, la Salerno-Reggio Calabria e la Messina-Catania-Palermo. L’austerità blocca gli investimenti e favorisce l’abbandono del Mezzogiorno. La classe dirigente meridionale investe poco e male gli unici soldi disponibili. Fino al 2023 il Meridione avrà 93 miliardi: come auspicato da Adriano Giannola nel dialogo conclusivo, occorre investirli in un Piano di sviluppo che crei lavoro vero. Nel segno di Giuseppe Di Vittorio.
-
Ettore Scola, grande regista di film molto apprezzati, è stato al centro di un coro di voci, quelle dei tanti autori che hanno cercato di andare in profondità nella società italiana per capirla attraverso la chiave dell’ironia, del paradosso, della satira. Nomi famosi che hanno reso importante il nostro cinema nel mondo, vincendo una gran quantità di premi nei festival più prestigiosi – Venezia, Cannes, Berlino – e meritando l’Oscar con opere memorabili. Questi registi, e sceneggiatori, insieme a Scola – che ci ha lasciato nel gennaio del 2016 – hanno creato la commedia all’italiana, non solo un «genere» del cinema ma una rappresentazione articolata del nostro Paese dalla fine della seconda guerra mondiale all’inizio del terzo millennio. Uno spettacolo, un coro di talenti: oltre all’autore di Delitto della gelosia, C’eravamo tanto amati, Una giornata particolare, Brutti, sporchi e cattivi, ecco Pietro Germi, Luigi Comencini, Dino Risi, Mario Monicelli e tanti altri, fino ai nostri giorni. Nel coro sono compresi gli attori: Totò, Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi. Il racconto si arricchisce poi di numerosi protagonisti di generazioni più vicine, testimoni preziosi (al lettore il piacere di scoprirli). Registi e interpreti che Italo Moscati raccoglie in un viaggio che evita la definizione superata di commedia all’italiana e propone più correttamente quella di «commedia degli italiani», perché quel cinema che ricordiamo sempre volentieri ha qualità da scoprire ancora, per esprimere meglio la realtà e i tanti retroscena della società italiana che continua a cercarsi.
-
l volume affronta il tema delle pratiche partecipative nel campo della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro soffermandosi in particolare sulla figura del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS). Il tema viene approfondito in chiave interdisciplinare esaminando il contesto normativo nazionale e internazionale, anche in una prospettiva comparata, nonché evidenziando le caratteristiche del ruolo del RLS sul piano organizzativo, attraverso un’indagine empirica. Il volume riporta i risultati dello studio interdisciplinare effettuato in occasione di una ricerca commissionata dalla Fondazione Rubes Triva e focalizzata sul settore dell’igiene ambientale. Si tratta della prima ricerca condotta in Italia che esamina in modo organico il ruolo ricoperto dal RLS nel processo partecipativo, in termini di attribuzioni previste dal Testo Unico della sicurezza, attività svolte, conoscenze e competenze possedute, relazioni con i lavoratori, con le OO.SS. e con gli altri soggetti del sistema della sicurezza. Considerato l’elevato tasso di partecipazione alla survey, i risultati dell’indagine possono essere considerati rappresentativi della realtà dei RLS operanti nelle imprese di medio-grande dimensione del settore analizzato. Gli esiti della ricerca costituiscono un tassello importante nella ricostruzione del quadro e delle modalità delle pratiche di coinvolgimento dei lavoratori sul tema della salute e sicurezza e forniscono indicazioni utili e interessanti per il miglioramento della efficacia del ruolo dei RLS.
-
Questi tre volumi ripercorrono il tragitto che il sindacato del commercio, dell’albergo e mensa (l’originaria denominazione del turismo) e di vari servizi ausiliari ha compiuto dalle origini di fine Ottocento - inizio del Novecento fino ai primi anni ottanta del secolo scorso. Il primo volume racconta separatamente le travagliate vicende di auto-organizzazione dei commessi di negozio e quelle dei cuochi e camerieri, che convergono con le categorie operaie nella Confederazione Generale del Lavoro, fondata nel 1906. La violenza e la repressione dei fascisti, che si sono impadroniti dello Stato, soffocano queste esperienze nei primi anni venti. La narrazione riprende con il secondo volume, quando il sindacalismo libero si ricostituisce nella nuova democrazia. I sindacati del commercio e turismo affiliati alla CGIL procedono ad unificarsi per razionalizzare le proprie risorse ed intervenire più autorevolmente nei dibattiti che riguardano lo sviluppo dei settori. Nel 1960 nasce quindi la FILCAMS, in cui confluirà poi, negli anni settanta, il sindacato dei servizi. Il contenuto del terzo volume riguarda gli anni tra il 1960 e gli inizi del decennio ottanta. I settori della FILCAMS conoscono trasformazioni storiche profonde, ma lo stesso può dirsi per il paese intero, a molti livelli; tra queste vi è anche il rilievo che il sindacalismo acquisisce nella vita nazionale. Nei primi anni ottanta l’Italia si presenta come un paese in cui il terziario è diventato un settore economico cruciale, nel quale le federazioni di categoria sono interlocutori ineludibili di manager e sistema politico.
-
Per non tornare al buio, a quegli anni oscuri in cui le donne erano costrette ad abortire in clandestinità. Ripensare l’obiezione di coscienza, che in Italia riguarda oggi oltre il settanta per cento dei medici, attraverso un dialogo fra ginecologi, obiettori e non obiettori, mettendo fine allo scontro ideologico su questo tema. Un libro di ascolto, nel quale la politica non sale in cattedra, e i medici, per la prima volta, con grande sincerità, raccontano le loro esperienze professionali e umane, e tutti, indistintamente, formulano proposte concrete, partendo da una premessa comune: tutelare la salute delle donne innanzitutto. Due diritti a confronto: quello delle donne a vedere applicata la legge e quello dei medici a esprimere l’obiezione di coscienza, quando seria e motivata. Il volume è anche il racconto, per le generazioni più giovani, del percorso straordinario di impegno civile, di mobilitazione delle donne che ha portato all’approvazione della legge n. 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Una memoria storica, un passaggio di testimone, per evitare di vanificare una legge che si propone di salvaguardare la salute e l’autodeterminazione delle donne, di prevenire l’aborto, di valorizzare i consultori familiari. Con la convinzione che, per affrontare il problema etico e morale dell’aborto, bisogna avere il coraggio di pensare a una società materna e a una politica materna. Per costruire una società libera dall’aborto.
-
Riccardo Terzi, nato a Bergamo nel 1940 e morto a Milano nel 2015, lascia un prezioso contributo di studi, che il Gruppo di lavoro a lui intitolato si prefigge di ordinare e valorizzare, partendo da questo lavoro, realizzato con la Cgil di Bergamo. Il volume raccoglie gli esiti di un se minario del 2015 con contributi, tra gli altri, di Adolfo Braga, Aldo Bonomi e Marco Revelli, un’intervista a Terzi e alcuni suoi interventi sulla storia e i mutamenti dei rapporti fra i soggetti della rappresentanza politica e della rappresentanza sindacale. «Terzi si interroga sulle trasformazioni della politica e della democrazia partendo da lontano, da quel repertorio di possibilità che è il passato. E misura la prossimità, e soprattutto la distanza, del presente rispetto a quel passato. Il paradosso di un modello di regime politico che nasce nel conflitto sociale per l’inclusione di ampie frazioni di popolazione escluse e finisce per funzionare come un sistema oligarchico destinato a configurare un’arena, distante dalla cittadinanza democratica, in cui si svolgono meri giochi di potere, è messo in luce da Terzi che può così insistere sul mutamento strutturale di ciò che usiamo chiamare ‘politica’. E l’effetto inaspettato dell’esercizio del senso della storia è che solo così puoi vedere in altro modo lo stato delle cose presenti, puoi abbandonare un modo ormai opaco e distorto di nominare le cose e, forse, puoi scovare con uno sguardo libero e critico un varco per possibilità e alternative che la dittatura del presente azzera e rende opache o inaccessibili» (dalla Prefazione di Salvatore Veca).
-
Quando l’8 agosto 1956 l’orologio dell’emigrazione italiana in Belgio improvvisamente si ferma, nel fondo del Bois du Cazier, a Marcinelle, si trovano undici minatori provenienti dalla provincia di Pesaro. Nove vi sono nati, due hanno vissuto lì una parte importante della loro vita, prima di emigrare in Belgio. La provincia di Pesaro si trova immersa in una delle più gravi catastrofi minerarie del dopoguerra, accomunata alle vicende e ai dolori di altre terre. Oggi il Bois du Cazier è uno dei sacrari dei lavoratori europei. Davanti al lutto che ancora grava nella memoria collettiva, ogni confine sfuma, rompendo steccati nazionali o regionali. Ma dentro la Storia si racchiudono piccoli e grandi racconti delle vittime che portano con sé un proprio vissuto con profonde radici in un determinato territorio. A sessant’anni dalla tragedia, in un anniversario che diventa momento di riflessione, questo libro ricostruisce la storia del rapporto peculiare tra la provincia di Pesaro e il Belgio, a partire dall’accordo firmato tra i due paesi nel 1946, che scambiava uomini con carbone, fino ad arrivare alla tragica conclusione di Marcinelle. Il bilancio storiografico qui tracciato si articola lungo la specifica fisionomia di un territorio, attraversato da persistenze e rotture nei legami sociali e nelle strutture economiche, influenzato dalle dinamiche nazionali ed europee che dettano i caratteri del fenomeno migratorio e indirizzano le modalità delle destinazioni e delle partenze. Le vite spezzate nel sottosuolo della miniera, le vedove, gli orfani diventano protagonisti di una storia corale fatta di dolore, sacrificio e riscatto. Immagini ed emozioni del passato che sembrano congiungersi alle cronache drammatiche delle migrazioni di oggi.