QRS N. 4/2013
Ottobre-Dicembre 2013
Descrizione
  • La nuova governance economica europea
  • Le trasformazioni del lavoro
  • Il settantesimo della Resistenza
ARGOMENTO
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Il nuovo modello di governance economica dell’Unione monetaria europea e il suo impatto sulle politiche sociali
Christophe Degryse, Maria Jepsen, Philippe Pochet

L’articolo inizia col descrivere tre differenti modelli di unione economica e monetaria e le diverse dinamiche politiche sottostanti. Tali dinamiche incidono sull’architettura dell’unione monetaria, che ha un enorme impatto sulle relazioni industriali nazionali e sulle politiche di welfare. L’ipotesi sviluppata dagli autori è che, all’inizio delle difficoltà finanziarie, nel 2008, la «crisi dell’euro» che ne è seguita abbia consacrato la trasformazione di un determinato modello di unione economica in un altro. Nell’articolo vengono descritte una serie di scelte politiche, circostanze e opportunità che hanno permesso che tale particolare visione del modello monetario dell’Unione venisse accettata. Nel contesto di tale modello, l’unione politica non è considerata una via accessibile per gestire la crisi, poiché il salvataggio dell’euro è considerato praticabile solo in un’economia più competitiva. La dimensione sociale, di conseguenza, diventa la variabile di aggiustamento. Si descrive così il nuovo complesso sistema di governance messo in atto per implementare questo nuovo modello di governance economica dell’unione economica e monetaria. Si tratta di un sistema ancora in costruzione, ma già in grado di mettere sotto pressione le relazioni industriali (in termini di salari e decentralizzazione) e il welfare (politiche del mercato del lavoro e delle pensioni).

ENGLISH - We begin by describing three different models of economic and monetary union and the different policy dynamics underlying them. These dynamics influence the architecture of monetary union which has a huge impact on national industrial relations and welfare state policies. Our hypothesis is that, in the wake of the financial crisis of 2008, and subsequently of the «euro crisis», one model of economic and monetary union has been converted into another. What we describe is a series of political choices, circumstances and windows of opportunity that have enabled this particular vision of the model of monetary union to gain acceptance. In the context of this model, political union is not considered an accessible way to manage the crisis, for the rescue of the euro is regarded as feasible only in a more competitive economy. The social dimension, accordingly, becomes the adjustment variable. We describe the new complex governance system put in place to implement this new model of economic governance of the EMU. It is a system still under construction but already it is putting much more pressure on industrial relations (in terms of wages and decentralization) and welfare states (labour market policy and pensions).

TEMA - La ricerca di nuove reti di rappresentanza
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Il mito della «democrazia immediata»: rappresentazione o rappresentanza?
Antonio Floridia

L’articolo propone alcune riflessioni sui significati, anche molto divergenti, che vengono solitamente attribuiti alla «crisi della democrazia», in particolare alla crisi della «democrazia rappresentativa». In effetti, le diverse interpretazioni di tale «crisi» presuppongono comunque un’idea o un modello di democrazia, da cui discendono non solo letture diverse della realtà, ma anche possibili soluzioni politiche alternative. Una riflessione teorica normativa sulla democrazia, quindi, è necessaria, e deve essere pienamente portata alla luce. Da questo punto di vista, l’articolo sostiene che la principale linea discriminante possa e debba essere individuata distinguendo, da un lato, una visione della democrazia fondata sull’immediatezza delle relazioni tra il «volere» del popolo e le «decisioni» delle istituzioni politiche; dall’altra, una visione della democrazia fondata invece sulle forme della mediazione e della rappresentanza. Una visione, quest’ultima, in cui cruciale diviene la creazione di una sfera pubblica critica e riflessiva in grado di interagire con i processi decisionali. È evidente, tuttavia, che nelle condizioni delle odierne democrazie contemporanee, le forme e gli attori della «rappresentanza» non possono essere solo quelli imperniati sulla accountabiity e sulla responsiveness elettorale, ma devono essere concepiti in termini più ricchi, ampi e rinnovati. In particolare, un crescente rilievo stanno assumendo, e possono ricevere, tutte quelle forme della rappresentanza che si possono definire self-authorized, ovvero fondate su un’istanza di rappresentatività che trascende i tradizionali meccanismi elettivi.

ENGLISH - The article proposes some considerations about the divergent meanings which currently are attributed to the «crisis of democracy» and «representative democracy», in particular. Indeed, interpretations of «the crisis» are possible only if a model of democracy is supposed: and therefore, a normative theory of democracy is necessary and has to be fully highlighted. From this point of view, the article argues that a crucial dividing line can be individuated by distinguishing, on the one hand, a vision of democracy founded on the immediacy or directness of the relationship between the «will» of the people and the «decisions» of political institutions; and, on the other hand, a vision of democracy founded on some forms of mediation and representation. A vision, this latter, that implies the creation of a critical public sphere, that is able to interact with the decisionmaking processes. Yet, in the current conditions of contemporary democracies, the forms and the actors of «representation» cannot be only based on the electoral accountability and responsiveness, but are to be conceived in a broader and richer manner. In particular, an increasing relevance may be attributed to non-electoral and self-authorized forms of representation.

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Modelli di rappresentanza sindacale nella società post-industriale. Come i sindacati si stanno ri-organizzando per rappresentare i lavoratori non standard
Maria Concetta Ambra

Obiettivo principale dell’articolo è quello di esaminare quali sono state le strategie e i modelli di rappresentanza adottati dalla Cgil per rappresentare i lavoratori non standard. Si evidenzia come sia possibile migliorare la comprensione delle diverse e molteplici strategie, a partire dall’analisi dei fattori interni al sindacato, identificando quali siano gli attori sindacali e i rapporti di forza tra questi esistenti. L’articolo si conclude con alcune riflessioni sullo studio delle strategie dei sindacati nei diversi paesi.

ENGLISH - The principal aim of this paper is to examine which are the strategies and the models of representation adopted by the Cgil in order to represent the «non standard» workers. It outlines how it is possible to enhance the comprehension of different and multiple union strategies, by examining which are the union’ actors involved and by focusing the attention on their asymmetrical power-relations. The article concludes with some critical reflections on the comparative analysis of trade union strategies.

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L’adozione delle strategie di organizing in Olanda tra tradizione e innovazione
Stefania Marino, Heather Connolly, Miguel Martinez Lucio

L’articolo si concentra sull’introduzione del modello di organizing in Olanda e sulle tensioni relative alla sua implementazione in un contesto di relazioni industriali di tipo neo-corporativo. L’analisi prende in considerazione i fattori che hanno favorito l’emergere delle strategie di organizing, così come i limiti di tale approccio. L’articolo si conclude con alcune riflessioni critiche sul possibile impatto che l’adozione delle strategie di organizing potrebbero avere sul modello di relazioni industriali olandese nel lungo periodo.

ENGLISH - The article discusses the introduction of organizing strategies in the Netherlands, as well as the tensions related to its implementation in a national context characterized by a corporatist system of industrial relations. The study takes in consideration the factors that have helped the emergence or organizing and the limits of this approach. It also offers some critical reflections on the possible impact that organizing could have on Dutch industrial relations in the long term.

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Le strategie di rilancio organizzativo in Germania
Lisa Dorigatti

Da qualche anno l’organizing model sviluppato dai sindacati americani è visto come una promessa di rinnovamento per le organizzazioni sindacali. Tuttavia, fino a poco tempo fa questo modello era considerato appropriato solo per quei contesti in cui i sindacati godono di scarsi sostegni istituzionali e sono fortemente dipendenti dalla propria base associativa per esercitare influenza. L’interesse suscitato da questo modello d’azione fra i sindacati tedeschi è stato, quindi, accolto con sorpresa. Perché le organizzazioni sindacali in Germania, inserite in un sistema istituzionale molto forte e favorevole, stavano guardando alle strategie dei sindacati americani come a un modello da imitare? L’articolo sostiene che la risposta a questa domanda vada cercata nelle trasformazioni che hanno avuto luogo nel sistema di relazioni industriali tedesco e nella consapevolezza maturata dalle organizzazioni sindacali del fatto che, in un contesto sempre più ostile, fosse necessario rafforzare le proprie risorse autonome di potere. Attraverso un’analisi del dibattito e della traduzione pratica del modello organizing in due organizzazioni sindacali tedesche, sosterremo che queste trasformazioni hanno reso sempre più difficile per i sindacati esercitare influenza attraverso i canali tradizionali, spingendo verso un rinnovamento strategico.

ENGLISH - Since some years now, the organizing model of American unions has been looked at as a promise for trade union renewal. However, this strategic orientation has been considered adequate just for those industrial relations systems in which trade unions can rely on scarce institutional supports and are strongly dependent on their membership base for exercising influence. Thus, the reception of the organizing model in Germany has been looked at with surprise. Why would strongly institutionalised German unions look at their American counterparts for inspiration? This paper argues that the answer to this question has to be searched for in the transformation of the German industrial relations system and in the growing awareness among unions of the importance of autonomous power resources in an increasingly hostile environment. Through the analysis of the organizing debate and the translation of this model into the praxis of two German trade unions, we will argue that these changes have made increasingly difficult for unions to exercise influence through the traditional channels and fostered a strategic reorientation.

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Nuove forme di autorganizzazione in Italia
Andrea Ciarini, Daniele Di Nunzio, Claudia_Pratelli

Le trasformazioni del mercato hanno determinato in questi anni un crescente allargamento delle distanze tra insider e outsider, tra un nucleo cioè di lavoratori più protetti dal punto di vista della contrattazione e dal sistema di welfare e un crescente e variegato insieme di lavoratori periferici, a bassi salari, con meno tutele contrattuali ed esclusi dai dispositivi ordinari di protezione sociale. In questo quadro il problema della rappresentanza dei soggetti poco o solo parzialmente rappresentati è venuto al centro del dibattito sulle relazioni industriali. In questo articolo si è scelto di focalizzare l’attenzione su quelle forme emergenti di auto-rappresentanza che iniziano a diffondersi per ben delimitate aree del lavoro periferico, spesso a cavallo tra il lavoro dipendente e il lavoro autonomo, combinando mix diversi di tutela mutualistica, rappresentanza collettiva e vertenze per il riconoscimento di diritti contrattuali e nuovi diritti sociali. Senza alcuna pretesa di rappresentatività, l’articolo cerca di mettere in evidenza le caratteristiche salienti, le forme organizzative e le metodologie di rappresentanza e tutela adottate da alcune di queste nuove formazioni, che tendono ad aggiungersi e in alcuni casi a interagire con le grandi organizzazioni sociali.

ENGLISH - This article focuses on the problem of dualization in relation to the dynamics of labour representation as well as welfare provision. In this context, on the one hand the growing relevance of «contract welfare» (for example, integrative schemes for health care, vocational education and training, reconciling work and family life and care), counterbalances the shrinking of public welfare for the insiders. On the other hand, outsiders start exploring forms of self-protection and representation as a response to the lack of welfare and to the weak representation offered by official unions. The article focuses on the emerging forms of self-organization within the labour market, paying special attention to their main features, as well as their forms of representation and their relations with traditional unions.

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Un nuovo conflitto di classe? Le lotte contro le crisi aziendali
Loris Caruso

La crisi del conflitto di classe nei paesi occidentali è uno degli eventi politici chiave degli ultimi trent’anni. Nel contempo, la crisi economica contemporanea e i suoi effetti sulla produzione industriale conducono a nuove forme di azione collettiva dei lavoratori, rivolte soprattutto a opporsi alla chiusura delle aziende. L’articolo indaga questo tipo di conflitto di lavoro, i fattori di mobilitazione su cui si basa, la presenza o l’assenza – nelle rappresentazioni dei lavoratori – di riferimenti alla lotta di classe, la vicinanza di queste mobilitazioni al paradigma del sindacalismo tradizionale o a quello del sindacalismo di movimento sociale, la prevalenza al loro interno della radice marxista o polanyiana del conflitto sociale.

ENGLISH - The crisis of class conflict in Western countries is one of the key political events of the last thirty years. At the same time, contemporary economic crisis and its effects on industrial production lead to new forms of workers’ collective action, particularly those that try to oppose the closure of factories. The article inquires this type of work conflict, the mobilization factors on which the struggle lies, the presence or the absence, in the workers’ representations, of references to class conflict, the major proximity of these mobilizations to the paradigm of traditional syndicalism or to that of Social Movement Unionism, the prevalence within them of the Marxist or the Polanyian root of social conflict.

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FONDAZIONE GIUSEPPE DI VITTORIO - Il settantesimo della Resistenza in Italia 1943-1945
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Il saggio è strutturato in varie parti, articolate per singole tematiche. Una prima, divisa in paragrafi, si concentra su alcuni nodi critici dibattuti dalla storiografia più recente: il rapporto tra la Resistenza, la Nazione e lo Stato, la Resistenza civile, il contributo della classe operaia e del sindacato, il tema della violenza e delle stragi sui civili che caratterizzarono il 1943-1945, l’uso pubblico della storia. La seconda parte contiene approfondimenti di tematiche specifiche che riguardano il mondo del lavoro o che sono più vicine alla sua sensibilità: il ruolo della conflittualità operaia, il prezzo pagato all’occupazione tedesca dalla classe operaia, il ruolo delle donne e il tema generazionale della e nella Resistenza.

ENGLISH - The essay consists of two parts articulated for single theme in their turn. The first one, divided in paragraphs, is focused on some critical cruxes debated by the recent historiography: the relation between the Resistance, the Nation and the State, the civil Resistance, the contribution of the working class and the trade union, the violence and the civil slaughters that characterized the period from 1943 to 1945 and, finally, the public use of History. The second part contains some searches about specific themes that regard the labour world or that are closer to its sensitiveness: the role of the worker conflict, the price paid by the working class to the German occupation, the women role and the generational theme of and in the Resistance.

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