• Il 1944 è stato un anno di svolta nella storia non solo del nostro paese: per tutti è l’anno che decide definitivamente la seconda guerra mondiale. Da noi si consuma il fallimento della Repubblica sociale di Salò, travolta certamente dalle vicende militari ma costretta in primo luogo a confrontarsi con la finzione della sua esistenza priva di prospettive politiche, ancoraggi sociali, indipendenza sostanziale. Il mondo del lavoro segna fortemente i caratteri della Resistenza. I grandi scioperi delle città del Nord Italia si riallacciano agli scioperi del 1943 e prefigurano le insurrezioni dell’anno successivo. I partiti e i sindacati si avviano alla propria ricostituzione e, sebbene ancora in nuce, prefigurano il loro posizionamento nella nascente democrazia. Per il sindacato, il 1944 significa la nascita della CGIL unitaria, prima e unica esperienza della nostra storia di una Confederazione sindacale nella quale convivono le anime della cultura comunista, socialista e cattolica come in una trasmissione a livello sindacale dell’anima del Comitato di Liberazione Nazionale. È anche l’anno delle stragi tedesche più violente e che lasciano le ferite più profonde. Questo libro prova a leggere il 1944 da tre avvenimenti: gli scioperi operai con epicentro Milano, la deportazione operaia con epicentro Genova e la ricostruzione della CGIL unitaria con il Patto di Roma.
  • In questo libro si mescolano memoria, racconto, incontro, momenti di autobiografia, pause emotive, viaggio alla ricerca di un accordo tra la speranza e l’umiliata certezza dell’impotenza e della natura umana. La scrittura conduce una silenziosa e insopprimibile battaglia: chi si trova lontano dalla sua poesia vive desiderando il ritorno, là dove un uomo diviene tutto, diviene pietra, diviene fiore.
  • Massimo Paci, professore emerito di Sociologia economica alla Sapienza, già presidente dell’Inps, autore di studi pionieristici nell'ambito della sociologia del mercato del lavoro, si racconta in questo libro e, raccontando di sé e della sua esperienza fuori dall’università, ci restituisce un ritratto della politica e dell’amministrazione pubblica italiana, per poi aprirsi a uno sguardo più intimo sul mondo che ci circonda. Si raccontano qui tre stagioni della vita del protagonista: le prime due (L’autunno della politica e L’inverno della burocrazia) costituiscono nel loro insieme un «Diario pubblico» mentre la terza (L’estate interiore) è propriamente un «Diario privato». I fatti narrati nel «Diario pubblico» si situano tra gli ultimi mesi del governo Prodi e i primi di quello Berlusconi, quando si consuma il tentativo di governo del paese da parte della sinistra. Il protagonista, muovendosi su questo sfondo, incrocia eventi e personaggi significativi, ma resta per sua scelta ai margini delle vicende narrate: è attratto dalla politica, alla quale non vuole rinunciare, ma nel contempo se ne ritrae perché teme di restarne deluso. Anche quando si risolve ad assumere una carica ufficiale alla guida di un grande ente pubblico nazionale, pur vivendo questa esperienza fino in fondo, con i suoi successi e suoi fallimenti, mantiene finché può verso di essa un atteggiamento interiore di distacco. Le vicende narrate nel «Diario privato», invece, si svolgono ai tempi nostri, quando il protagonista raggiunge quella pace con se stesso che gli era a lungo mancata e che accompagna adesso la sua incipiente vecchiaia. Le sue ansie e le sue incertezze infine si placano ed egli scopre dentro di sé, aiutato da una serie di messaggi inattesi provenienti «da altrove», che esistono nuove e importanti vie alla conoscenza del mondo intorno a noi. «Più tardi, in treno, sulla via del ritorno, ripensò a quelle parole e si chiese se la via dell’università l’avesse veramente “salvato” o non l’avesse cacciato invece proprio in quel ruolo ambivalente, tra impegno politico ed esilio intellettuale, che adesso soffriva e che lo faceva sentire, a volte, estraneo a se stesso… […] Sperimentò l’asprezza e la delusione che la responsabilità amministrativa pubblica (come quella politica) porta spesso con sé. Una esperienza questa che egli aveva a lungo , ma inutilmente, sperato di evitare» […] Quella sera, però ripensandoci si rese conto del senso della sua esistenza, quel suo sguardo estetico verso i fatti della vita, quella distanza dal mondo che lo segnava fin dalla gioventù».
  • La buona scuola, quella vera, ce la racconta Giovanni Accardo nel suo libro in uscita il 6 maggio per la collana Carta Bianca diretta da Angelo Ferracuti. Un “libro politico”, come lo definisce Eraldo Affinati nella prefazione. Un racconto sulla scuola così com’è e su come dovrebbe essere. Un libro che diverte e commuove, che vi farà vedere la scuola da una prospettiva nuova e insolita, lontana dai luoghi comuni e dalle immagini usurate e denigratorie. «Il vero insegnante è una persona che crede che l’insegnamento sia ancora una vocazione, e non una busta paga a fine mese» «La dimensione etica di questo diario scolastico assomiglia a un diamante prezioso […] La scuola è un luogo dove si consegna il testimone della tradizione, si formano le coscienze dei futuri cittadini e, se possibile, si impara a diventare adulti» (dalla prefazione di Eraldo Affinati) Oramai da alcuni anni la scuola è sotto assedio, minacciata da chi la dovrebbe curare, difendere e governare, ovvero dai ministri che si succedono uno dopo l’altro e che invece si limitano a tagliare fondi e al contempo, quasi per un paradosso, aumentano il carico di lavoro degli insegnanti. Nella percezione largamente diffusa predomina un’immagine caricaturale dell’insegnante: patetico, psicopatico, lavativo, grigio, triste, ignorante. Ma è davvero così? Davvero tutti gli insegnanti che avete incontrato nella vostra vita scolastica erano così? Non vi è mai capitato di incontrare uno o più insegnanti stimolanti, affettuosi, comprensivi, colti, allegri, esigenti? Esiste un’altra scuola, fatta di insegnanti che progettano percorsi innovativi, si prendono cura dei loro allievi, studiano, si aggiornano, costruiscono relazioni affettive. Ma di questa scuola nessuno parla, forse perché non fa scandalo o non fa ridere. Così come esiste una scuola di studenti intelligenti, curiosi e desiderosi di mettersi alla prova. Ci sono insegnanti che si dannano l’anima, che si svegliano la mattina all’alba per preparare le lezioni, che vanno a letto a notte fonda per correggere verifiche, che tentano in tutti i modi di appassionare al sapere e alla vita gli studenti, che si fanno carico dei loro dolori. Un’altra scuola è il diario verosimile di un anno scolastico che si può leggere come un romanzo. Verosimile perché non tutto è avvenuto nel medesimo anno e nello stesso istituto, ma quasi tutto è realmente accaduto in una scuola di confine, quella dell’Alto Adige, con le sue problematicità e le sue ricchezze. Ci troverete la solitudine e i dubbi dell’insegnante, le difficoltà degli studenti e dei loro genitori, ma anche le passioni, gli entusiasmi, i successi.
  • La salute, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è uno stato di completo benessere, fisico, mentale e sociale. Negli ultimi dieci anni le leggi e gli accordi tra le parti sociali hanno rafforzato gli obblighi per la tutela della salute dei lavoratori dando sempre maggiore importanza alla prevenzione dei rischi psicosociali. In particolare, il decreto legislativo 81/2008 impone a tutte le imprese l’obbligo di effettuare la valutazione del rischio stress correlato al lavoro, secondo quanto previsto dalle indicazioni della Commissione consultiva permanente. Questo tipo di rischio e i conseguenti danni sono infatti all’origine di molte malattie professionali, di molte disfunzioni organizzative e di vere e proprie patologie fisiche come quelle del sistema cardiovascolare. La prevenzione e l’adozione di misure correttive sono indispensabili per avere un lavoro più produttivo e di qualità, un migliore dispiegarsi delle relazioni industriali ed interpersonali, un maggiore benessere e soddisfazione per chi lavora e minori spese per il sistema sanitario nazionale e per l’INAIL. L’Associazione Bruno Trentin, per conto e con il supporto della CGIL nazionale e della FIOM CGIL, ha condotto una ricerca – di cui si presentano qui i risultati – per capire lo stato della valutazione del rischio stress nelle aziende metalmeccaniche in Italia, ascoltando il parere dei Rappresentanti dei lavoratori per la salute e sicurezza. Come mostrano le analisi, una delle sfide principali è quella di favorire la partecipazione dei lavoratori e delle rappresentanze sindacali nella gestione della prevenzione e nella definizione dei cambiamenti nei processi di lavoro, per affermare uno sviluppo collettivo fondato sulla qualità e sulla tutela della salute psicofisica dell’individuo.
  • Il fine vita

    12.00 
    Fra i finalisti al Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2016 Casi giurisprudenziali come quelli di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro hanno portato al centro del dibattito politico e giuridico le questioni concernenti l’autodeterminazione, il rispetto dell’identità personale, il dilemma di come garantire i diritti fondamentali agli incapaci di intendere e di volere, la non sempre pacifica relazione di cura tra paziente, famiglia e personale sanitario. Chi decide, dunque, sul fine vita? Quali certezze il diritto può dare ai malati, la cui dignità dev’essere garantita sino all’ultimo istante di vita, e ai curanti, su cui incombe l’ombra dell’eutanasia? Le risposte che si è soliti dare a tali quesiti possono essere sintetizzate partendo dalla creazione di alcune dicotomie: sacralità/qualità della vita, indisponibilità/disponibilità della vita, eteronomia/autonomia. Da qui derivano differenti paradigmi di regolamentazione giuridica: l’uno più rigido e meno rispettoso della libertà personale (emblematico il d.d.l. cosiddetto Calabrò), l’altro maggiormente attento alla persona umana, alla sua autodeterminazione e alla sua dignità.
  • Le migrazioni di massa sono oggi il prodotto di una intricata dinamica capitalistica, politica e locale. L’immigrazione appare da un lato come un processo ineluttabile e inarrestabile, che si candida a stravolgere il profilo delle società occidentali, e dall’altro è studiata come fenomeno dai risvolti locali in una regione immersa nei cambiamenti globali. L’indagine condotta in Basilicata tra le imprese, i lavoratori e il sindacato aiuta a comprendere la portata effettiva, le problematiche e le potenzialità celate nella popolazione straniera residente: un’occasione in più per un’area dall’elevato spopolamento. La chiave è il parallelismo stretto tra le variabili in campo, immigrati e petrolio; risorse umane e naturali di una regione dai piccoli numeri ma esposta ai cambiamenti, nella provocatoria cornice dei costi/opportunità degli uni e dell’altro. Il lavoro, il sindacato ed alcune esperienze personali sono il contesto nel quale è nato questo primo numero dei Quaderni dell’IRES CGIL della Basilicata.
  • Perché la conoscenza, come l’arte, accade. Accade quando spieghi a ragazzini di una quinta elementare di Ponticelli che cos’è la «lookdown generation» e quando chiedi loro se sono contenti di essere chiamati così ti rispondono con un «Nooo» che ti riempie il cuore. Accade quando ti ritrovi a progettare un videogioco con i ragazzi di prima di un istituto tecnico di Scampia. Accade quando i «credit hunter» del corso di Cultura digitale di una università napoletana diventano studenti e poi autori del loro percorso di apprendimento. Quattro strutture: la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, l’Ic Marino Santa Rosa, l’Iti Galileo Ferraris e l’Università Suor Orsola Benincasa. Tre classi impegnate nel primo anno di sperimentazione: una quinta elementare, una prima Iti, un corso universitario. Oltre cento studenti, dai dieci ai quarant’anni. Tutti assieme, appassionatamente, alla scoperta di quanto è più bella la tecnologia quando viene usata in maniera consapevole
  • Il profilarsi di un’alleanza clerico-fascista alle elezioni comunali di Roma del 1952, la cosiddetta operazione Sturzo, è all’origine della candidatura di Giuseppe Di Vittorio nella Lista cittadina promossa da Francesco Saverio Nitti, che risulterà la più votata. Grazie al meccanismo degli apparentamenti la maggioranza dei seggi va tuttavia al blocco centrista voluto da De Gasperi. Di Vittorio ottiene il maggior numero di preferenze, che onorerà con un’assidua presenza in Campidoglio sempre attenta e partecipe dei problemi cittadini. La prima parte del volume ricostruisce il percorso politico che porta alla formazione della lista unitaria di sinistra, l’accesa campagna elettorale e la controversa ricandidatura del leader della Cgil alle comunali del 1956, causa di un forte attrito con i vertici del Pci. La seconda parte approfondisce l’attività consiliare di Di Vittorio e il suo intenso rapporto con la città e con il mondo del lavoro romano.
  • Gli amortali

    12.00 
    Sindrome dell’immortalità, mito dell’eterna giovinezza. In questo e in altri modi è stato definito il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione legato all’aumento delle aspettative di vita, un fenomeno su scala mondiale che è destinato a cambiare la geografia politica e sociale del pianeta. Il libro affronta il tema da diversi punti di vista: demografico, economico, sociale, medico e genetico, senza trascurare gli aspetti legati all’etica, al costume e alla vita quotidiana. Il tutto è trattato in modo divulgativo, corredando le informazioni sul fenomeno nel mondo, in Europa e in Italia con una serie di dati aggiornati. Completano il volume tre appendici. La prima è dedicata alla Germania, uno dei paesi più interessati dal fenomeno dell’invecchiamento. La seconda affronta in particolare le questioni legate alla medicina per gli anziani e agli interrogativi etici connessi. La terza è dedicata a una delle malattie tipiche della vecchiaia, l’Alzheimer, che colpisce fasce crescenti della popolazione in tutto il mondo.
  • Per lunghi anni alla crisi del sistema produttivo, sociale e politico imperniato sulla grande fabbrica fordista si è accompagnato un progressivo vuoto di analisi sui tentativi dei vari capitalismi di cercare nuove strade anche sfruttando il ciclone Internet. Dentro la crisi le questioni di fondo sono diventate la speculazione finanziaria e Wall Street. Sul «postfordismo» ha invece soffiato con forza il vento dell’Est, non solo perché la Cina è diventata l’officina del mondo, ma soprattutto perché la lunga stagione del metodo Toyota, della lean production, del just in time, della partecipazione in via gerarchica ha cambiato le culture manageriali e imposto un nuovo aziendalismo nel rapporto con il sindacato. Ha influito sulla trasformazione delle forme organizzative dei partiti e delle culture politiche ormai «né di destra, né di sinistra». È mutata la stessa condizione esistenziale delle persone, sempre più flessibile e precaria. Nella quotidiana pratica sindacale non sono mai venuti meno i tentativi di indicare alternative a questi processi, ma tante sono state le occasioni perse. In Italia c’è stata l’anomalia del più grande partito comunista dell’Occidente; oggi c’è l’anomalia della mancanza di un partito che faccia del lavoro il fondamento del suo programma. Ricostruire il percorso che ha portato a questo esito e farlo dal punto di vista delle persone che lavorano nelle manifatture come nel web può contribuire a trovare soluzioni per una rinnovata azione sindacale e politica.
  • Le parole di Giuseppe Di Vittorio sono le parole contenute nella Relazione sul diritto di associazione e sull’ordinamento sindacale (1946) presentata alla Terza Sottocommissione sui temi economici e sociali per la definizione della Costituzione (1948). Sono parole fondative della Repubblica Italiana che rappresentano un fatto inedito, non riscontrabile nella formazione delle Costituzioni dei paesi europei, e identitario della composizione della Carta Fondamentale. Sono parole prime. I saggi che compongono il libro offrono un’interpretazione interdisciplinare (sociologica, storica, giuridica) della relazione, in un testo in cui l’approccio ermeneutico degli autori si rivela scientificamente attento e che, diversamente da una comprensione formalmente rigorosa, manifesta anche il grande interesse di studiosi catturati dal potere delle parole di Di Vittorio. Ne emerge così la qualificazione del diritto di associazione come il presidio più sicuro della libertà della persona, rilevando anche il ruolo fondamentale di Di Vittorio nella definizione del caposaldo lavoristico della Costituzione, e la natura della CGIL. È valutato l’impatto della relazione sulle norme dedicate ai temi del diritto sindacale nonché sul complessivo sistema costituzionale, e il ruolo chiave svolto dal mondo del lavoro nella definizione del Patto costituzionale. Sono, quelle di Giuseppe Di Vittorio, parole prese dalla memoria che, invece di risolversi nell’irrevocabilità di un ricordo, dispiegano ancora tutta la loro forza nella complessa attualità sociale e sindacale.