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Il collegamento tra il mondo dell’istruzione e il mondo del lavoro è sempre stato tanto importante quanto problematico. Ne è testimonianza il recente tentativo di svilire il sistema universitario e, più in generale, di istruzione legandolo unicamente ai paradigmi dell’attuale sistema di sviluppo. Non è sufficiente però combattere questo tentativo ma occorre invece proporre una nuova visione che possa realmente valorizzare le conoscenze come punto centrale dei modelli di sviluppo del paese e quindi del mondo del lavoro. Il sindacato può aprire uno sbocco positivo, motivare le persone e lottare insieme per un futuro più degno, ma per farlo deve avanzare proposte credibili e realizzabili sia in termini di contrasto agli abusi, sia di revisione dell’impianto legislativo e, soprattutto, deve coinvolgere gli studenti, i giovani e i professionisti in percorsi concreti di conquista di nuove condizioni durante il periodo formativo, nonché di contrattazione collettiva nella fase d’ingresso nel lavoro perseguendo l’obbiettivo di allargare il campo dei diritti e delle tutele a tutti i lavoratori e le lavoratrici. Per questo la CGIL, assieme all’UDU e alla Rete degli Studenti, propone questa guida per dare un’idea del mondo del lavoro professionale che consenta di leggerne anche i limiti e le contraddizioni oltre che, naturalmente, per dare informazioni utili, suggerimenti di tutela e proposte di azione comune per cambiare ciò che non va. Il libro è a cura di: Area Contrattazione CGIL, Unione degli Universitari e Rete degli Studenti.
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Out of stockViolenza contro le donne: cosa si sta facendo in Italia? Inasprire le norme repressive e isolare i comportamenti violenti maschili – che sono ormai arrivati ad un femminicidio ogni due giorni – facendone casi eccezionali, patologici, lascia inalterati i modelli culturali fondati su quegli equilibri patriarcali di potere contro i quali hanno lavorato fin dagli anni Ottanta i Centri antiviolenza e le Case per donne maltrattate, frutto delle lotte femminili e femministe. Comprendere invece che la violenza sulle donne è prima di tutto un problema degli uomini significa spostare l’attenzione dalle vittime agli autori, a quella «questione maschile» che tutta la violenza di genere sottende. Il volume coglie, nella parte iniziale, questo cambiamento di ottica attraverso una ricerca – la prima in Italia – che censisce le esperienze d’avanguardia rivolte agli uomini violenti nel nostro paese, nelle carceri e nei centri, in ambito privato e pubblico, e offre un quadro di programmi sviluppatisi a livello internazionale, cui le esperienze italiane fanno riferimento. Nella seconda parte sono presentate le riflessioni e le proposte di studiosi e studiose afferenti a molteplici discipline, e le esperienze di operatrici e operatori con ruoli professionali diversi. In appendice, un’analisi critica del recente decreto legge n. 93/2013 convertito nella legge del 15 ottobre 2013 n. 119. Le autrici e gli autori: Anna Costanza Baldry, Michela Bonora, Mar co Deriu, Monica Dotti, Fran cesca Garbarino, Paolo Giulini, Bruno Guazzaloca, Monica Mancini, Barbara Mapelli, Massimo Mery, Cristina Oddone, Alessandra Pauncz, Giorgio Penuti, Chantal Podio, Roberto Poggi, Michele Poli, Amalia Rodontini, Mario Sgambato, Claudio Vedovati, Maria (Milli) Virgilio.
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Il volume presenta i risultati delle ricerche svolte nell’ambito di un più ampio progetto che la Fondazione Lelio e Lisli Basso - ISSOCO ha realizzato con la Comissão de Anistia del Ministero della Giustizia del Brasile e in collaborazione con l’Università federale del Paraíba (UFPB). Collegato al lavoro delle Commissioni di Verità, costituitesi in Brasile e in altri paesi dell’America Latina, il progetto ha inteso offrire un contributo al percorso della giustizia di transizione, volto ad accertare e a rendere pubbliche le violazioni dei diritti umani perpetrate negli anni dei regimi repressivi. Proprio uno degli obiettivi che si propose Lelio Basso quando, all’inizio degli anni settanta, elaborò, istruì e diede vita al Tribunale Russell II sulla repressione in Brasile, Cile e America Latina il cui Fondo archivistico rappresenta, nell’ambito del progetto, il corpus principale della documentazione trattata e delle fonti utilizzate per le ricerche. La Fondazione Basso, ente morale dal 1974, offre un servizio continuativo con l’apertura della biblioteca e dell’archivio storico (consultabili anche online). La Biblioteca (circa 100.000 volumi e 5.000 testate di periodici) possiede fondi molto rari, a partire dal XVI secolo, sulla storia della democrazia e dei movimenti di massa in Europa, oltre a un importante fondo sull’America Latina, l’Africa e l’Asia. L’archivio storico, accanto ai fondi novecenteschi, conserva manoscritti e documenti sin dall’epoca della Rivoluzione francese. L’intensa attività scientifica e culturale si articola in ricerche, corsi di formazione, seminari, convegni, pubblicazioni e mostre, nei settori della ricerca storica, della cultura delle fonti, della teoria politica e del diritto. Contributi di: Davide Conti, Simona Fraudatario, Lúcia de Fátima Guerra Ferreira, Paulo Giovani Antonino. Nunes, Enrico Pugliese.
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Il volume ripercorre la storia dei Rolling Stones in occasione del cinquantesimo anniversario del la loro nascita. Gli autori prendono le mosse dal ruolo di primo piano che il gruppo di Mick Jagger e Keith Richards ha svolto nella trasformazione dei costumi dei giovani a partire dagli anni sessanta. Dai primi concerti londinesi alla British Invasion negli Stati Uniti, dalla Swinging London fino al Sessantotto, la band incarnò un’immagine irriverente e iconoclasta, costruita in opposizione alla fama di bravi ragazzi attribuita ai Beatles dai media dell’epoca. Nei decenni successivi, l’immagine dei Rolling Stones trovò nella linguaccia riprodotta su ogni oggetto di consumo possibile uno dei marchi di fabbrica più diffusi al mondo. Grazie alle loro specifiche competenze, i due autori indagano con puntualità sia l’impatto della band sulle società opulente del secondo dopoguerra sia la sua straordinaria rivoluzione musicale, realizzata soprattutto nel periodo aureo che, iniziato nel 1968 con Beggars Banquet, raggiunse il punto più alto nel 1972, con Exile on Main St.
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Cosa è successo a via Canova? E che ci fanno assieme la cardarella e Jorge Luis Borges, la solidarietà e Murasaki Shikibu, la macchinista Giovanna e Italo Calvino? Le risposte in questo romanzo dai sentieri che si biforcano, che ha per protagonisti Libero e Cosimo, e la passione per il lavoro, la voglia di farlo bene a prescindere perché è così che si fa. Testa, Mani e Cuore è il romanzo dell’Italia operosa, quella che dà valore al lavoro, che mette impegno nelle cose che fa. L’Italia che le sue rughe se le guadagna ogni giorno, grazie a ciò che sa e che sa fare. L’Italia che vuole tornare a regalare al mondo intelligenza, arte, tecnologia, bellezza. L’Italia del lavoro ben fatto, di Rinalda e del vocabolario, di Lorenzo e della piazza, del tempo e di Alvise. L’Italia che c’è, è vera, esiste, bisogna solo raccontarla. L’Italia che... se non ci salva lei non ci salva nessuno. Questa stessa Italia è narrata anche nel film diretto da Alessio Strazzullo dispo nibile gratuitamente su www.leviedellavoro.org.
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La Fiat è stata in questi anni al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica. Lo è stato soprattutto il suo amministratore delegato Sergio Marchionne. Il suo stile, duro e diretto, la sua battaglia senza esclusione di colpi nei confronti del più grande sindacato operaio, la Fiom, le condizioni poste o imposte ai lavoratori in nome del bene e della sopravvivenza dell’azienda nel mercato mondiale, sono state considerate una novità politica, una rottura con le vecchie prassi sindacali che meritavano interesse. C’è stata invece in questi anni scarsa curiosità nei confronti di coloro che direttamente subivano le conseguenze delle sue decisioni, scarsa attenzione per come si è modificata la vita in fabbrica nell’era Marchionne e per come la Fiom ha retto questo scontro. Lo squalo e il dinosauro vuole coprire questo vuoto con un reportage su quello che finora è stato nascosto: la condizione operaia negli stabilimenti Fiat dominati dalla minaccia della chiusura. Un’inchiesta negli stabilimenti da Mirafiori a Melfi sulle nuove pesanti condizioni di lavoro, sulle conseguenze della cassa integrazione, sulla paura per il futuro. Un’analisi del conflitto che ha contrapposto la Fiat di Marchionne alla Fiom di Landini e che oggi vede il più grande sindacato operaio espulso dai luoghi di lavoro e alla ricerca di una nuova identità.
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Quello di «beni comuni» è un concetto troppo spesso utilizzato, nella più recente letteratura scientifica come nel dibattito pubblico, in maniera impropria, quasi fosse una sorta di contenitore da riempire di volta in volta con significati diversi se non opposti. L’obiettivo del libro è dunque quello di chiarire il senso e il contenuto di questa categoria attraverso un’analisi storica e comparativa, da cui fare emergere la pluralità di usi e di interessi che hanno caratterizzato questa tipologia di beni nel tempo e nello spazio. Intorno ad essa sembra infatti emergere una certa «urgenza scientifica» imposta dall’attualità: basti pensare alle più recenti proposte di riforma del codice civile e alle trasformazioni del regime giuridico dei servizi pubblici locali, la cui disciplina, che prevedeva il conferimento della gestione in via ordinaria ai privati, è stata investita dal successo del referendum abrogativo del 12 e 13 giugno 2011 e dalla campagna sul tema dell’acqua «bene comune».
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Il volume è stato tradotto in spagnolo http://www.octaedro.com/OCTart.asp?libro=10257&id=es&txt=Maria%20Montessori Nei primi decenni del Novecento Maria Montessori divenne l’icona di una nuova pedagogia progressista che proponeva una educazione «a misura di bambino». Nonostante l’importanza del personaggio, sono relativamente poche le biografie intellettuali a lei dedicate e ancor meno quelle con caratteristiche non agiografiche. L’autore affronta criticamente, con riferimenti a fonti edite e inedite, la biografia della Montessori, inserendola nelle culture in cui operò e analizza i fondamenti della sua pedagogia relativamente ai riscontri teorici e scientifici che la ricerca più aggiornata ha apportato a questa «pedagogia della libertà». In rilievo le novità del Metodo montessoriano alla luce delle coeve scienze umane, con l’accento sulla rilevanza che determinate posizioni scientifiche possono rivestire nell’ambito dello sviluppo della società civile quando s’intrecciano con la storia delle istituzioni politiche e dell’organizzazione dello Stato sociale. Si troverà così una nuova chiave interpretativa per comprendere l’opera di Maria Montessori e l’attualità del suo Metodo pedagogico.
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È impensabile fare la storia del razzismo senza elaborare un modello teorico che ne delinei concetti e nozioni adeguate, ma ogni modello deve sapersi misurare ed arricchire nel confronto serrato con l’analisi storica. A partire da questa duplice esigenza, il volume ripercorre a maglie larghe le vicende storiche dei due grandi filoni del razzismo moderno, quello antisemita e quello coloniale, culminate ad Auschwitz e nelle società segregate degli Stati Uniti e del Sudafrica, provando quindi a formulare un’ipotesi teorica in grado di descrivere il dispositivo logico sotteso alle ideologie razziste operanti negli eventi narrati. Pur nella diversità dei contesti storici, infatti, risulta possibile riconoscere una configurazione unitaria del discorso razzista: una logica comune alla base dell’invenzione delle «razze umane», individuando la quale la critica teorica e pratica del razzismo (e la sua stessa storia) appaiono sotto una luce diversa. Sulla scorta di questa ipotesi, viene così ripreso il filo della narrazione storica del XIX e del XX secolo, mettendo il dispositivo logico individuato alla prova dei più recenti processi di esclusione: la «razzizzazione» dei cosiddetti «marginali» («zingari» e «devianti», delinquenti e proletari), il razzismo sessista, il controverso tema del razzismo italiano. Infine, lo sguardo si spinge sull’ultimo trentennio, un’epoca in cui il razzismo sembra riemergere con virulenza immutata, ma con caratteristiche in parte inedite.
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Parte da lontano questo libro diviso in tre tempi, quando la scuola di musica era un luogo altro, come quello evocato da Romano Bilenchi nel suo Conservatorio di Santa Teresa, quello dell’educazione e dell’iniziazione alla vita. E attraverso racconti esemplari di più periodi, riconnette e aggrega i resoconti degli storici, la vita dei «figlioli» di Napoli, quella dei Maestri o, ancora, dei costruttori di strumenti musicali, cioè il mondo antico di ieri. Con l’arrivo perturbante e innovativo del jazz siamo quasi nell’oggi, che è la parte centrale, dove l’autore narra di progetti e contraddizioni, di querelle burocratiche che segnano il nostro tempo di crisi, di artisti lavorativamente sospesi tra canto barocco ed esibizioni da pianisti sull’oceano. Il libro si chiude con sei racconti che gettano uno sguardo su un altro conservatorio ancora, quello di domani, abitato dalle cantanti liriche coreane Jee e Hee, dalle contaminazioni di jazz, popular music, elettronica; dalle storie struggenti di un percussionista che muore in tenera età e di un suo amico di studi che ne tramanda, suonando, la memoria, e quella di Giordano, sedicenne autistico studente di pianoforte, che chiude il libro e il cerchio. Tarcisio Tarquini, giornalista di formazione letteraria e presidente di un importante conservatorio italiano, quello di Frosinone, racconta dal di dentro, con cognizione di causa e una scrittura che si muove tra oggettività e pathos, le tante e ricche esperienze, le persone, i progetti e i sogni di innovazione di queste istituzioni miracolosamente in equilibrio tra antico e futuro; e, guardando attraverso il microcosmo del suo istituto, che qui diventa un prototipo, ci offre con questo lavoro a tutto campo una visione partecipe e appassionata della grande vitalità del mondo musicale italiano. Il libro si chiude con un reportage fotografico di Mario Ritarossi, Il santuario più degno, sulla biblioteca del Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella, dove si trova custodita la partitura autografa di Mozart (un minuetto composto a Salisburgo nel 1773) ritratta nella copertina del volume.
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Ospiti temporanei, ospiti occasionali. Docce e sportine con cena e colazione. Lavanderia e spesa settimanale. Uomini e donne che qui hanno trovato un letto in cui dormire, pasti caldi, abiti puliti e ascolto. Questo è il Re di Girgenti, un dormitorio pubblico gestito dai volontari del Comitato cittadino antidroga di Ravenna; e qui, ogni giorno, una cinquantina di persone suona il campanello chiedendo asilo. Ad accoglierli s’affaccia Carla Soprani, la coordinatrice, che spiega così il senso di questa terra di mezzo: «Gli offriamo un ponte per attraversare la strada». Passare il guado è per molte di queste persone senza fissa dimora un sogno che a volte s’avvera. Con paziente discrezione da allenata professionista del racconto della realtà, senza pregiudizi né censure, Carla Baroncelli si mette in ascolto e dà voce, volto e memoria a ciascuno di questi espropriati della vita che hanno smarrito lavoro, soldi, casa, famiglia, e la coscienza di sé. La sua scrittura prensile, capace di ricreare un parlato emozionante e vivace, costruisce con abile misura queste narrazioni di vite in transito. Italiani, africani, ma anche un irlandese e un afgano, gente che viene dal margine, da storie di droga, alcol, carcere e gioco d’azzardo, e da notti passate a dormire nei vagoni della stazione ferroviaria, su panchine gelide di un parco pubblico o nei bagni dell’ospedale. Ma la spirale si può interrompere ed è allora che squilla il campanello di via Mangagnina 61, una «casa» dove riprendere fiato e progettare di risalire, di ritrovare quanto perduto. Nulla di più.
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Paolo Volponi è stato un grande scrittore «di complemento»: dirigente olivettiano e poi parlamentare, le sue pagine nascono come verifica della realtà del paese. Dall’esperienza industriale, com’è noto, ha tratto Memoriale (1962) e Le mosche del capitale (1989), romanzi tra i più rilevanti del secondo Novecento italiano. Eletto al Senato, nel 1983, i suoi discorsi parlamentari sono straordinari esempi di passione civile e di perizia argomentativa, nata dall’urgenza, «in situazione», di dotarsi di uno strumento di invenzione figurale. Mentre s’impegnava strenuamente contro i tagli alla scala mobile, il duopolio televisivo o la Guerra nel Golfo, scriveva, sulle stesse carte del Senato, appunti, poesie, intere sequenze di romanzi. Tra queste carte si trovano i materiali di un romanzo parlamentare-epistolare «su Palazzo Madama», concepito da Volponi in dialogo con il senatore del Pci Edoardo Perna. Il testo, inedito, a forte connotazione grottesca e parodica, è incentrato sulle misteriose apparizioni di un «Senatore Segreto» che, dalla monarchia in poi, ha sempre abitato come uno spettro le quinte del Parlamento, riuscendo a votare a favore dei trasformismi e delle maggioranze più vili e corrotte. Contro questa fissità, «segretezza» e «devozione», Volponi ci attesta come un’altra Italia sarebbe stata possibile se solo avessero trovato ascolto l’onestà culturale, i progetti e le tensioni ideali di cui la sua molteplice esperienza industriale, politica e letteraria è il più prezioso documento.