• Questo libro racconta le donne attraverso un percorso di emancipazione in un contesto tipicamente maschile, quello sportivo. Una «corsa ad ostacoli» resa ancor più difficile dai pregiudizi culturali e sociali, anche all’interno della sinistra. Un percorso che nasce nella Resistenza, con le donne staffette partigiane che si muovevano in bicicletta. Quelle stesse donne che, dopo la Liberazione, sono rimaste in sella ed hanno realizzato un diritto, quello a spostarsi autonomamente nelle strade italiane e nelle piste di ciclismo. Così è nato il ciclismo femminile. E poi lo sviluppo della pratica sportiva femminile anche nelle altre attività, dall’atletica al calcio, dalla ginnastica al rugby. Grazie al loro esempio e alle loro elaborazioni l’ambiente sportivo ha incominciato a mutare, divenendo più accogliente per tutti e più democratico. Queste lotte di libertà hanno trovato nell’UISP - Unione Italiana Sport Per tutti, un’incubatrice naturale fino all’elaborazione della Carta dei diritti della donna nello Sport del 1985, adottata dal Parlamento Europeo, poi aggiornata nel 2011. Questo percorso prosegue ancora oggi nei vari ambiti del sistema sportivo, da quello delle praticanti e delle campionesse a quello delle giornaliste e delle dirigenti.
  • Un eccentrico «testo di storia», che parte dalla centralità della realtà delle donne nel mondo musulmano. Mondo musulmano che non è certo un tutto unitario. Il movimento emancipatorio delle donne per i diritti nell’ambito famigliare e sociale, il «femminismo di Stato», il «femminismo islamico», sono fenomeni trasversali a questo mondo vastissimo, ma vanno collocati in contesti storici e geografici molto diversi tra loro. Le storie dei singoli paesi – i cui confini sono sempre mutati, dalla stagione degli Imperi al periodo coloniale e post coloniale – si assomigliano e si diversificano, dall’Egitto alla Siria, al Maghreb; altri sono casi a sé, come, per diverse ragioni, la Palestina, la Turchia, l’Iran; altri ancora vivono drammi senza fine, come l’Iraq, l’Afghanistan, la Somalia, e sono attraversati da contraddizioni profonde, come il Pakistan e la Penisola araba, fino a casi ancora poco conosciuti come l’Indonesia. Queste diverse storie vengono ricostruite intrecciandole con le condizioni di vita e il protagonismo delle donne, ma non senza aver prima illustrato l’islam, i suoi testi, la sua storia, le divisioni religiose. Oggi la situazione è drammatica, ma, secondo le autrici, sarebbe sviante credere che ciò non renda ancor più combattivo e propositivo il protagonismo delle donne musulmane che questo libro vuole illustrare; un libro basato su un ascolto diretto della voce delle donne del mondo musulmano, perché «la voce dell’altra va presa sul serio, quale premessa alla richiesta che la propria voce venga ascoltata».
  • Mentre il fenomeno del disagio lavorativo risulta in continua e forte crescita nelle aziende sia pubbliche sia private, su di esso si è andata invece registrando una progressiva e preoccupante caduta dell’attenzione generale. Sempre meno se ne discute nei convegni, non se ne occupano quasi più i mezzi di informazione e la stessa opinione pubblica sembra diventata pressoché indifferente. Tutto ciò mentre il mondo del lavoro in questi anni è cambiato profondamente e quasi sempre in peggio per la condizione dei lavoratori, con un corrispondente aumento anche delle patologie fisiche e psichiche correlate al disagio lavorativo. L’autore, studioso da sempre impegnato su queste tematiche, in questo nuovo volume amplia e approfondisce la trattazione della materia, soprattutto aggiornandola sulla base della mutata realtà e dei numerosi innovativi sviluppi normativi, giurisprudenziali e dottrinali avutisi in questi ultimi anni. Vengono inoltre riportati nel volume degli utilissimi «Quadri riassuntivi» delle varie partizioni del testo, che hanno peraltro una propria valenza autonoma in quanto, letti in successione, costituiscono essi stessi un testo più snello, adatto in particolare ai lavoratori per riconoscere il mobbing, lo straining e lo stress lavoro-correlato e sapere come comportarsi. Testo d’altra parte utile agli stessi «addetti ai lavori» per una ricapitolazione veloce della materia.
  • Squilibrio

    16.00 
    Le ragioni dello squilibrio sono essenzialmente nell’incapacità delle imprese e delle famiglie di conoscere gli effetti macroeconomici delle loro azioni. Naturalmente, sono le decisioni di impresa che muovono l’economia, ma non è chiaro come tali decisioni siano prese, e quanto influenzino e siano influenzate dall’andamento dell’economia nel suo complesso. Così, se è indubbio che l’economia è trainata dalle decisioni imprenditoriali, tuttavia sono gli effetti non conosciuti di queste decisioni che alterano continuamente la struttura. Una delle ragioni dell’intervento pubblico sta proprio nell’ignoranza dei decisori. Molto rilievo, in questo libro, è dato al progresso tecnico, specialmente nella sua forma di nuove tecniche «superiori» – ovvero quelle che costano di meno e producono di più rispetto a quelle esistenti, quali che siano i rapporti tra i prezzi dei fattori della produzione [...]. Un avanzamento introdotto nel libro è nella qualificazione del progresso tecnico come elemento della domanda effettiva, proprio per gli effetti macroeconomici dell’applicazione delle nuove tecniche. Nello squilibrio, tuttavia, gli imprenditori non sanno se le tecniche scelte siano effettivamente superiori per l’economia nel suo complesso, e così si possono facilmente presentare grandi fallimenti, distorsioni nei prezzi e nei costi, sprechi generalizzati, situazioni che giustificano l’intervento pubblico. Gli autori guardano al progresso tecnico anche per illustrare la poca fondatezza delle politiche europee, che apparentemente incoraggiano l’innovazione, ma chiudono nella prigione del «consolidamento fiscale» l’unico soggetto, lo Stato, capace di mettere in moto l’innovazione. Dalla prefazione di Paolo Leon N.B. nella sezione "sfoglia il libro" potrai scaricare l'errata corrige.