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  • Una gran quantità di giovani, nel nostro Paese, milita in movimenti che si richiamano alle ideologie nazifasciste. Si può ormai dire che l’estremismo di destra permea ogni ambito di vita e di interesse di un numero sempre più elevato di soggetti – moda, musica, volontariato, (anti)femminismo, sport, arte e persino cultura –, in un crescendo di “cieca militanza” dalla quale, una volta entrati, è difficile uscire. Un fenomeno pieno di contraddizioni che tendiamo a sottovalutare, nonostante il continuo ripetersi di gravi fatti di cronaca. Il libro di Ghiglione e Isoppo analizza dati ed elementi di questo consenso, le dinamiche di “affiliazione” e anche, per converso, l’impegno dei tantissimi esponenti delle nuove generazioni – veri e propri partigiani 4.0 – impegnati ogni giorno, troppo spesso nell’indifferenza degli adulti, a difendere la nostra democrazia e nel contempo a custodire i valori della Costituzione nata dalla Resistenza.
  • Il presente Commentario al contratto collettivo dei metalmeccanici è un’opera che appartiene alla migliore tradizione di questo genere di pubblicazioni. Si tratta di un volume che contiene la versione integrale e ufficiale del contratto collettivo della metalmeccanica industriale, per com’è riconosciuta da Federmeccanica-Confindustria, Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil. Questa versione ufficiale è oggetto di un commento articolato per ciascuna norma del Contratto o, al massimo, per più norme strettamente correlate le une alle altre nella disciplina di un certo istituto contrattuale. Inoltre, per la prima volta si è proceduto a commentare alcune parti allegate al Contratto nazionale che, fino ad ora, non erano mai state commentate. I commenti degli autori, scritti da più di trenta giuristi del lavoro, professori e ricercatori universitari e legali, hanno una impostazione metodologica semplice e complessa allo stesso tempo. L’impostazione è semplice ed essenziale perché i commenti sono destinati innanzitutto a un pubblico di operatori che applicano questo contratto collettivo nazionale: rappresentanti sindacali metalmeccanici di ogni livello, direttori del personale di aziende metalmeccaniche industriali, consulenti del lavoro, ispettori del lavoro, nonché avvocati e Giudici del lavoro ai quali spetta il compito di interpretare le norme del presente contratto in caso di contenzioso giudiziario. Allo stesso tempo, però, l’impostazione del commentario è complessa perché gli autori non si sono sottratti, all’occorrenza, al compito di proporre analisi o interpretazioni utili alle parti sociali nella prospettiva politico-sindacale della dinamica contrattuale nell’evoluzione del sistema di relazioni industriali del settore metalmeccanico industriale.
  • La Resistenza ai tempi del Coronavirus Non sarà un 25 aprile come gli altri, questo del 2020. Il 75° anniversario della Liberazione non vedrà le piazze piene di partigiani vecchi e nuovi che danno corpo ai valori dell’antifascismo, base della nostra Repubblica. La pandemia in corso impedisce manifestazioni, cortei e discorsi. Perlomeno quelli dal vivo. Molto si farà on line o ciascuno dalla propria finestra di casa. Anche la casa editrice della Cgil, Edisse, vuole contribuire a ricordare questo 25 Aprile mettendo a disposizione due Ebook: "Il Comandante Bulow” e "Salvare le Fabbriche". Sarà il nostro modo di celebrare due rinascite, due autentiche liberazioni, di segno e di portata assai diversa fra loro che hanno segnato e segnano la storia del nostro Paese. Buona lettura e buona Liberazione a tutte e tutti.
  • Fin dalla sua nascita, il sindacato ha avuto tra i propri obiettivi il controllo degli orari di lavoro per migliorare le condizioni di lavoratrici e lavoratori. Dalla seconda metà dell’Ottocento in poi nel mondo industrializzato e sviluppato la spinta alla riduzione dell’orario di lavoro è stata elemento permanente nelle strategie sindacali. Se nel XIX secolo erano normali orari di lavoro anche di 12 ore giornaliere, con l’avvento della meccanizzazione è iniziato un graduale ma costante processo di riduzione dell’orario, che nel secolo successivo ha portato – per via contrattuale o legislativa – alle 8 ore giornaliere e alle 40 ore settimanali come orario di riferimento generale. Dall’inizio degli anni '80, ossia da quando il pensiero neoliberista orienta le politiche economiche a livello globale, la tendenza a ridurre l’orario di lavoro si è bloccata, come pure la spinta dei governi a tenere la piena occupazione al centro dei propri obiettivi. Il libro di Fausto Durante mette in relazione il tema dell’orario di lavoro con la crisi provocata dal Covid-19, le sfide poste dal cambiamento climatico e da digitalizzazione e nuove tecnologie industriali, la necessità di costruire una società e un’economia diverse dal passato. L’insieme di questi elementi spinge in direzione di un nuovo impegno per la riduzione dell'orario di lavoro, con vantaggi per la produttività, l'economia, l'equilibrio tra vita e lavoro. Lo dimostrano le tante esperienze che nel mondo si stanno realizzando su spinta di governi e sindacati, così come gli accordi in tante imprese, di cui questo testo dà conto. La domanda a cui rispondere oggi è: può essere il XXI secolo il tempo dei quattro giorni e delle trentadue ore di lavoro a settimana?
  • Perennial

    16.00 
    «PERSONE IN GRADO DI ADATTARSI ALLE NOVITÀ E AI CAMBIAMENTI, A PRESCINDERE DALL’ETÀ ANAGRAFICA» Sono i perennial, definizione coniata negli Stati Uniti, sdoganata in Italia dall’enciclopedia Treccani, con cui si indica chi, nonostante le tante primavere alle spalle, ha ancora voglia di imparare, conoscere, confrontarsi, fare e darsi da fare. In un Paese come l’Italia che invecchia velocemente e in cui non si fanno più figli, da cui i giovani scappano perché non c’è lavoro e quel poco che è rimasto è precario, sbaglia chi vede negli anziani una zavorra o una casta privilegiata adagiata su pensioni faraoniche. Il libro di Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi-Cgil, passa al setaccio ogni angolo di questo mondo: 16 milioni di persone con un’aspettativa di vita che fortunatamente continua ad allungarsi, i pensionati rappresentano quel collante fondamentale chiamato a unire le diverse generazioni. Lo fanno tenendo allenati il fisico e la mente, adottando stili di vita salubri, dedicandosi al volontariato, partecipando attivamente alle dinamiche delle comunità e dei territori di cui fanno parte. C’è però anche chi se la passa meno bene. Sono i 3,5 milioni di non autosufficienti che per non spegnersi hanno bisogno di cure costanti. Per non abbandonarli a se stessi, all’operato spesso sottopagato e poco tutelato di badanti o alle Rsa andate in tilt durante la pandemia, serve rivoluzionare il sistema sanitario e il welfare sociale del nostro Paese: attraverso servizi che siano più di prossimità, formando meglio il personale sociosanitario, sfruttando le soluzioni offerte dalla robotica, dalla telemedicina e dalla domotica.
  • Il volume, unendo al rigore dell’indagine storica l’agilità dell’esposizione e la vivacità offerta dal copioso materiale documentario e iconografico, racconta in modo sintetico e divulgativo la storia centenaria della Confederazione generale italiana del lavoro, collocandola all’interno della più generale vicenda italiana, fatta di avvenimenti politici, trasformazioni economiche, mutamenti sociali e culturali. Seguendo il filo conduttore della storia della CGIL il volume esamina così il ruolo delle classi dirigenti politiche ed economiche, la natura delle istituzioni, l’evoluzione del sistema produttivo, la dialettica tra le classi sociali, le culture popolari, le identità territoriali e professionali. Al centro dell’affresco storico fornito dal volume si collocano i due concetti costitutivi della CGIL: il valore sociale del lavoro, cioè la sua capacità di agire in modo organizzato e collettivo per ridurre le disuguaglianze e per promuovere le libertà; e il valore della confederalità, attraverso il quale il sindacato riesce a rappresentare e tutelare l’interesse generale delle classi lavoratrici. Il testo si compone di quattro parti: La CGdL e l’età liberale, dall’Ottocento alla crisi dello Stato liberale nel primo dopoguerra; La CGdL e il fascismo, che esamina il ventennio della dittatura; La CGIL e la costruzione della democrazia, che ripercorre il secondo dopoguerra, fino agli anni sessanta; La CGIL nella crisi italiana e globale, che analizza le vicende che a partire dalla crisi degli anni settanta del Novecento arrivano ai primi anni del nuovo millennio. Completano il volume le conclusioni, La CGIL del tempo presente, che rivisitano le cronache degli ultimi venti anni. La narrazione viene arricchita con la riproduzione di interessanti documenti storici, nonché di brani di dirigenti o personaggi pubblici idee fondamentali del sindacalismo; il testo è inoltre impreziosito da foto, quadri, citazioni e schede che espongono di approfondimento. Al termine di ciascun capitolo, sono inserite pagine di storiografia e brevi bibliografie di orientamento, nelle quali sono indicati sia i «classici», sia gli studi più recenti di storia del movimento sindacale.
  • Il VI Rapporto Agromafie e caporalato, curato dall’Osservatorio Placido Rizzotto/Flai Cgil, si pone ancora una volta l’obiettivo di realizzare una fotografia dettagliata dei diversi fenomeni di sfruttamento che riguardano i lavoratori e le lavoratrici della filiera agro-alimentare. Negli ultimi due anni, il contesto generale del settore ha subito stravolgimenti epocali, che ci restituiscono una delle fasi più incerte dal dopoguerra a oggi, evocando dinamiche e scenari fino a non molto tempo fa del tutto imprevedibili. È indubbio che gli effetti della pandemia e, successivamente, della guerra in Ucraina abbiano prodotto, soprattutto tra i lavoratori meno tutelati, ulteriori difficoltà e disagi. Un trend che non può non preoccupare, se si considera il fatto che nelle nostre campagne l’esercito delle persone occupate irregolarmente è in continua crescita, con il relativo aumento dell’esposizione al caporalato e allo sfruttamento. Le analisi e gli approfondimenti contenuti nelle prime due sezioni del volume, oltre a contestualizzare la fase, provano a esaminare le norme di contrasto alle forme di sfruttamento, così come quelle di tutela e assistenza alle vittime. Una lettura fatta di chiaroscuri, in cui emergono purtroppo con maggiore evidenza gli elementi di debolezza rispetto a quelli di forza. La terza sezione rappresenta, come di consueto, la parte più innovativa del Rapporto, con l’attività di inchiesta sociale, centrata quest’anno su quattro casi di studio (in due regioni del Nord e due del Mezzogiorno), effettuata ascoltando – e riportando – la voce e le istanze delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti.
  • Il V Rapporto Agromafie e caporalato a cura dell’Osservatorio Placido Rizzotto/ Flai-Cgil fotografa la situazione degli ultimi due anni (ottobre 2018-ottobre 2020) concernente lo sfruttamento lavorativo nel settore agro-alimentare e le criticità dei rapporti di lavoro dovute a contratti ingannevoli e a raggiri perpetuati a danno dei lavoratori. Inganni e raggiri sono distribuiti diversamente in tutti gli ambiti produttivi che nel loro insieme costituiscono la filiera di valore dell’intero settore.

    Il V Rapporto si compone di quattro parti, ciascuna focalizzata ad esplorare specifici ambiti che nell’insieme contribuiscono ad illuminare il fenomeno dello sfruttamento lavorativo.

    Lo stretto legame tra lavoro e legalità è ancora una volta il carattere costitutivo di questa pubblicazione che ha ormai assunto un ruolo importante come fonte di comprensione e riflessione su questi fenomeni.

    Con questa edizione la Flai-Cgil rinnova la volontà di contribuire attraverso la ricerca e l’indagine non solo alla conoscenza del lavoro agricolo e delle forme di sfruttamento in esso presenti, ma anche di stimolare le tante forze positive del nostro Paese per una battaglia comune per la legalità e l’affermazione dei diritti.

  • Se non ci fossero state le donne, in questa nostra Repubblica, se non ci fossero state le loro tenaci battaglie di emancipazione e liberazione – condotte attraverso un intreccio fecondo di iniziative delle associazioni, dei movimenti, dei partiti, delle istituzioni –, l’Italia sarebbe oggi un Paese molto più arretrato e molti articoli della Costituzione non sarebbero stati applicati. Questo debito che l’Italia ha nei confronti delle donne lo racconta in modo inedito questo libro scritto e curato dalle volontarie della Fondazione Nilde Iotti. Lo fa illustrando in modo rigoroso e semplice le tappe e i contenuti delle conquiste legislative dall’inizio della Repubblica alla conclusione dell’ultima legislatura, che hanno cambiato la vita delle donne e l’assetto economico, sociale e culturale del nostro Paese. Il libro rammenta la battaglia per il diritto di voto e le «madri della nostra Repubblica», le donne elette nell’Assemblea Costituente, che diedero un contributo rilevante alla stesura della Costituzione. Sono citati gli articoli che più hanno favorito il cambiamento nella vita delle donne. Segue poi il racconto delle leggi con uno schema che ne indica la scansione in ordine cronologico dal 1950 al 2018, a cui si connettono le schede che ne illustrano i contenuti. Lo sguardo della battaglia delle donne è oggi e sempre più sarà quello europeo. Per questo il libro LE AUTRICI Roberta Agostini | Sesa Amici | Rosy Bindi | Paola Binetti | Paola Boldrini | Maria Elena Boschi | Chiara Braga | Daniela Carlà | Andrea Catizone | Susanna Cenni | Monica Cirinnà | Marina Costa | Emilia De Biasi | Titti Di Salvo | Marilena Fabbri | Graziella Falconi | Emma Fattorini | Valeria Fedeli | Donatella Ferranti | Elena Ferrara | Anna Finocchiaro | Maria Chiara Gadda | Paola Gaiotti De Biase | Maria Pia Garavaglia | Maria Grazia Gatti | Anna Giacobbe | Irene Giacobbe | Fabrizia Giuliani | Vanda Giuliano | Maria Luisa Gnecchi | Donata Gottardi | Chiara Gribaudo | Grazia Labate | Donata Lenzi | Doris Lo Moro | Marianna Madia | Marisa Malagoli Togliatti | Raffaella Mariani | Elena Marinucci | Alessandra Moretti | Delia Murer | Vaifra Palanca | Rita Palanza | Anna Maria Parente | Francesca Puglisi | Lia Quartapelle | Francesca Russo | Rosa Russo Jervolino | Marina Sereni | Fulvia Signani | Alessandra Tazza | Livia Turco | Esmeralda Tyli | Sandra Zampa
  • Per le femministe di oggi pren dere la parola sul mondo è diventato sempre più compli cato. Che dire del velo, delle veline, delle modificazioni genitali e della chirurgia estetica? Della famiglia, del sex work, del postporno? Di Dio, della poligamia, del welfare e della globalizzazione? Come dialogare con la teoria queer e con la ricerca postcoloniale? Le identità sono un bene o un male? E che significato assumono ora parole chiave della tradizione femminista come sesso, genere, differenza, autodeterminazione e riproduzione? Intorno a questi grovigli nasce un dizionario ragionato, frutto del confronto tra femministe con esperienze e percorsi diversi, con lo scopo di aiutare a chiarirsi le idee e riattivare la capacità di convivere con le contraddizioni, caratteristica del pensiero delle donne. Autrici delle voci Elisa A.G. Arfini, Chiara Bonfiglioli, Rachele Borghi, Francesca Brezzi, Beatrice Busi, Sara Cabibbo, Giulia Cortellesi, Silvia Cristofori, Daniela Danna, Andrea D’Atri, Barbara De Vivo, Angela D’Ottavio, Suzanne Dufour, Liliana Ellena, Olivia Fiorilli, Giulia Garofalo, Gaia Giuliani, Inderpal Grewal, Alessandra Gribaldo, Barbara Mapelli, Maria Rosaria Marella, Lea Melandri, Catia Papa, Renata Pepicelli, Isabella Peretti, Elisabetta Pesole, Monica Pietrangeli, Flavia Piperno, Ambra Pirri, Tamar Pitch, Valeria Ribeiro Corossacz, Enrica Rigo, Annamaria Rivera, Caterina Romeo, Laura Ronchetti, Sonia Sabelli, Alessandra Sciurba, Smaschie ramenti, Anna Vanzan, Stefania Vulterini, Giovanna Zapperi.
  • La Bella Addormentata fa l’operaia tessile e crolla di sonno all’arcolaio, Cenerentola e Biancaneve sono governanti a tempo pieno, Cappuccetto Rosso è fattorina. Le donne lavorano sempre, nelle favole e nella realtà, dal buongiorno alla buonanotte e dalla buonanotte al buongiorno. Si sono riunite qui, in un convegno a fumetti, per raccontare i loro sogni e i risvegli, i desideri e le contraddizioni, le catene dell’emancipazione e le pigrizie della libertà. Buon divertimento.
  • Molestie e minacce, condivisione di immagini intime senza il consenso della persona ritratta, intimidazioni, violenza verbale (rivolta anche contro le vittime di femminicidio), cyberbullismo e istigazione al suicidio: sono alcune delle forme di soprusi e violenze che si verificano sul web, che talvolta si rivela, soprattutto per le donne, una trappola dalla quale è difficile liberarsi. Come farfalle nella ragnatela. Storie di ordinaria violenza digitale sulle donne è uno studio socio-criminologico che analizza dinamiche, cause ed effetti del la violenza digitale, anche attraverso alcune storie che hanno scosso il Paese, ma che non sempre sono state rappresentate in modo corretto dalla stampa e dai media. Uno studio che nasce con l’intento di acquisire consapevolezza sui rischi che si celano nel web, per cambiarlo e liberarlo dalla cultura sessista del possesso, dalla violenza e dall’odio, non certo per demonizzarlo. Un obiettivo che con la volontà di tutte e tutti, a partire dalle istituzioni preposte ad affrontare l’emergenza, è possibile realizzare.
  • Questa pubblicazione raccoglie i preziosi contributi che i diversi relatori hanno portato alla giornata di discussione promossa dalla CGIL il 20 gennaio 2023, dal titolo Tra autonomia differenziata e presidenzialismo, per un’altra idea di Repubblica fondata sul lavoro e la coesione sociale. Un titolo che fa sintesi dei tre pilastri, profondamente connessi tra loro, su cui si è voluta focalizzare la discussione: l’attuazione dell’art. 116, terzo comma della Costituzione – meglio nota come autonomia differenziata –, le ipotesi di presidenzialismo, semi-presidenzialismo o premierato – su cui la ministra per le Riforme istituzionali ha avviato confronti con tutte le forze politiche –, e la coesione sociale che verrebbe minata dall’attuazione di entrambe le proposte con il ridisegno di una Repubblica ben lontana da quella democratica fondata sul lavoro e garante dei diritti sociali fondamentali, nata con la Costituzione del 1948, che la CGIL intende difendere.
  • Popolo chi?

    14.00 
    Il libro presenta e analizza i risultati di una ricerca condotta fra ottobre 2017 e ottobre 2018 nelle periferie di quattro città italiane: Milano, Firenze, Roma e Cosenza. Attraverso 60 interviste in profondità, il gruppo di ricerca – composto da accademici e accademiche, attivisti e attiviste – ha cercato di portare alla luce tre grandi questioni: le condizioni sociali dei quartieri popolari, il rapporto delle persone intervistate con la politica (sia quella istituzionale sia la partecipazione dal basso) e il rapporto con i media e l’informazione. La ricerca ha voluto in primo luogo chiedere alle cosiddette «classi popolari», di cui spesso politici e partiti pretendono di essere portavoce, di prendere parola sulle esigenze, speranze e difficoltà della loro vita quotidiana. In secondo luogo si è cercato di capire quali rappresentazioni diffuse ci siano della politica e delle classi di rigenti. Ciò che è emerso traccia uno scenario molto più complesso di quello dipinto nelle narrazioni mainstream, difficilmente riconducibile alle etichette di «populismo», «razzismo» o «euroscetticismo» e che ci costringe a ripensare le categorie analitiche con le quali interpretiamo i fenomeni contemporanei. La ricerca è stata ideata e condotta dal Cantiere delle Idee, rete nazionale di ricercatori e attivisti. Insieme ai tre curatori, sono autori del volume Francesco Campolongo, Riccardo Emilio Chesta, Lorenzo Cini, Michele Sorice, Valeria Tarditi, Tommaso Vitale, Davide Vittori.
  • Il V Rapporto Agromafie e caporalato a cura dell’Osservatorio Placido Rizzotto/ Flai-Cgil fotografa la situazione degli ultimi due anni (ottobre 2018-ottobre 2020) concernente lo sfruttamento lavorativo nel settore agro-alimentare e le criticità dei rapporti di lavoro dovute a contratti ingannevoli e a raggiri perpetuati a danno dei lavoratori. Inganni e raggiri sono distribuiti diversamente in tutti gli ambiti produttivi che nel loro insieme costituiscono la filiera di valore dell’intero settore.

    Il V Rapporto si compone di quattro parti, ciascuna focalizzata ad esplorare specifici ambiti che nell’insieme contribuiscono ad illuminare il fenomeno dello sfruttamento lavorativo.

    Lo stretto legame tra lavoro e legalità è ancora una volta il carattere costitutivo di questa pubblicazione che ha ormai assunto un ruolo importante come fonte di comprensione e riflessione su questi fenomeni.

    Con questa edizione la Flai-Cgil rinnova la volontà di contribuire attraverso la ricerca e l’indagine non solo alla conoscenza del lavoro agricolo e delle forme di sfruttamento in esso presenti, ma anche di stimolare le tante forze positive del nostro Paese per una battaglia comune per la legalità e l’affermazione dei diritti.

  • Il presidente di Confindustria racconta la sua storia, le sue convinzioni, i principi che guidano l’attività dell’imprenditore. E l’esperienza in Confindustria, fino al suo incarico di presidente. Vincenzo Boccia riper corre i rapporti con i governi, da Berlusconi a Conte passando per Renzi. E quelli con i sindacati, dallo scontro sull’articolo 18 al Patto per la fabbrica. Ma affronta anche i problemi e le sfide che riguardano le imprese italiane, dal superamento del «piccolo è bello» all’innovazione dei processi produttivi e della governance aziendale. Sfide che mettono a dura prova le stesse associazioni di rappresentanza: l’uscita della Fiat da Confindustria, il ruolo delle aziende pubbli che, l’economia digitale sono al cuni dei delicati passaggi che l’orga nizza zione ha dovuto, deve e dovrà gestire. Reddito «di cittadinanza», «quota 100», il salario minimo orario per legge, la manovra di bilancio 2020 già ipotecata per 23 miliardi con le «clausole di salvaguardia» sull’IVA. Su tutti questi temi Confindustria dice la sua nella difficile interlocuzione col governo dopo gli anni della «disintermediazione ». Boccia lancia la sfida del taglio del cuneo fiscale «tutto a fa vore dei lavoratori». La questione salariale comincia a diventare importante anche per gli imprenditori, ma non può essere disgiunta dalla produttività. Di qui la funzione della contrattazione, che, di nuovo, rimanda alle questioni della rappresentanza e del dumping salariale. Tutti temi che, secondo il presidente della Confindustria, vanno affrontati col metodo del confronto: col governo e con i sindacati.
  • Il libro è risultato finalista del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2013. Che cos’è la temperatura? Cosa si nasconde dietro la nostra percezione di caldo e freddo? Le domande più semplici dischiudono la complessità del mondo. In questo caso, una riflessione attenta rivela che la temperatura è una proprietà fisica intimamente legata ad altre due grandezze fondamenta li, l’energia e l’entropia. Le nozioni di temperatura, energia ed entropia sono il risultato di almeno tre secoli di ricerche: dall’ipotesi del fluido ca lorico alla teoria atomica, dalla termodinamica alla fisica statistica, l’evoluzione delle idee si è intrecciata con la nascita e la storia della società industriale. Il libro conduce il lettore alla scoperta di questa triade indissolubile di concetti fisici, fondamentali nella moderna visione della natura. Ancora oggi i ricercatori provano ad estendere i concetti di temperatura, energia ed entropia per descrivere sistemi complessi quali i mercati finanziari, gli ecosistemi o le reti sociali. Tuttavia, al di là delle nuove frontiere della ricerca, tali concetti rappresentano un bagaglio indispensabile per chiunque voglia inquadrare e comprendere criticamente le sfide del nostro tempo: il problema energetico, i cambiamenti climatici e l’impatto sull’ambiente delle nostre economie.
  • Il libro prende spunto da un progetto di ricerca azione (Women in Transition - WIT) nelle sezioni femminili di due carceri della Toscana. Si è scelto di dare voce alle donne detenute, lavorando sui vissuti sì da ricostruire il filo dell’identità dentro/fuori del carcere. Sono stati individuati i meccanismi di inutile «sofferenza aggiuntiva» della quotidianità del carcere che più colpiscono le donne, oltre il dettato istituzionale della pena come sola privazione della libertà: cercando di scoprire le strategie per contrastarli, attraverso un confronto che ha coinvolto anche le operatrici e gli operatori. Da questa esplorazione della soggettività femminile hanno preso avvio i «laboratori» di self empowerment, mirati a valorizzare gli elementi di «forza» che le donne possono trovare in sé per fronteggiare lo scacco della detenzione; e chiamando il contesto sociale a «fare la sua parte» e mettere in campo risorse per poter guardare oltre il carcere. Il progetto WIT ha suggerito piste di approfondimento che il libro raccoglie: la questione della sessualità e dell’affettività dentro le mura, dall'ottica della differenza femminile; la riformabilità o meno del carcere, vista dal «paradosso» delle pratiche di empowerment in una istituzione totale. Per arrivare al quesito ultimo:quale carcere e quale pena per le donne?
  • Roma negata

    15.00 
    Libia, Somalia, Eritrea, Etiopia: quali sono le tracce dell’avventura coloniale italiana a Roma? Roma negata è un viaggio attraverso la città per recuperare dall’oblio un passato coloniale disconosciuto e dare voce a chi proviene da quell’Africa che l’Italia ha prima invaso e poi dimenticato. Igiaba Scego racconta i luoghi simbolo di quel passato coloniale; Rino Bianchi li fotografa, assieme agli eredi di quella storia. Il risultato è una costruzione narrativa e visiva di un’Italia decolonizzata, multiculturale, inclusiva, dove ogni cittadino possa essere finalmente se stesso. Negli anni trenta del secolo scorso Asmara, Mogadiscio, Macallè, Tripoli, Adua erano nomi familiari agli italiani. La propaganda per l’impero voluta da Benito Mussolini era stata battente e ossessiva. Dai giochi dell’oca ai quaderni scolastici, per non parlare delle parate, tutto profumava di colonie. Di quella storia ora si sa poco o niente, anche se in Italia è forte la presenza di chi proviene da quelle terre d’Africa colonizzate: ci sono eritrei, libici, somali, etiopi. Il libro riprende la materia dell’oblio coloniale e la tematizza attraverso alcuni luoghi di Roma che portano le tracce di quel passato dimenticato. I monumenti infatti, più di altre cose, ci parlano di questa storia, dove le ombre sono più delle luci. Prende vita così un’analisi emozionale dei luoghi voluti a celebrazione del colonialismo italiano, attraverso un testo narrativo e delle fotografie. In ogni foto insieme al monumento viene ritratta anche una persona appartenente a quell’Africa che fu colonia dell’Italia. Scego e Bianchi costruiscono così un percorso di riappropriazione della storia da parte di chi è stato subalterno. «Volevamo partire dal Corno D’Africa, dall’umiliazione di quel colonialismo crudele e straccione, perché di fatto era in quel passato che si annidava la xenofobia del presente (…) Da Roma negata emerge quel Corno d’Africa che oggi sta morendo nel Mediterraneo, disconosciuto da tutti e soprattutto da chi un tempo l’aveva sfruttato». Gli autori
  • La sociologia ha fin dai suoi esordi ciclicamente individuato espressioni suggestive per descrivere il prodursi del mutamento sociale. In quest’ottica la descrizione del quadro attuale di riferimento deve fare necessariamente i conti con il precisarsi del cosiddetto paradigma «neoliberista». Più specificamente, il neoliberismo definisce un modello di governo sociale legato da un lato alla destrutturazione del tradizionale sistema di regolazione sociale dell’economia, dall’altro alla diffusione della competitività come criterio fondamentale di giudizio sul valore della soggettività. Tali processi, uniti alla crescente individualizzazione delle carriere di vita, delineano i contorni di un nuovo tipo di configurazione economica e sociale che possiamo definire con il termine di società della prestazione. Quest’ultima non solo manifesta la centralità crescente della retorica manageriale d’impresa nella società contemporanea, ma prefigura la nascita di una nuova antropologia e di un nuovo discorso sociale basato sulla centralità della performance come imperativo sociale.
  • La bracciante digitale e le altre protagoniste di questo libro vivono tra le rovine del neoliberismo e del maschilismo. In poche battute raccontano il lavoro e la sua assenza, la guerra, l’ingiustizia sociale, sempre con l’intento di farci ridere e sorridere. Con leggerezza evocano e risvegliano la bracciante che è in noi, quella presenza antica che cova in chi non ha potere ma tiene acceso il desiderio di una libertà condivisa. Cinque capitoli scandiscono il percorso: Braccianti in lotta, Multitasking, Bombe e margherite, SOS Sanità, Bracciante del fumetto. Pagina dopo pagina, vignetta dopo vignetta, lottano contro i latifondisti del web e del pianeta, in cerca di un senso e di una terra in cui radicarsi. Braccianti di tutto il mondo, uniamoci!
  • La contrattazione collettiva o negoziazione sindacale può essere definita come un processo molto complesso che si propone di produrre degli accordi per migliorare le condizioni di lavoro, ridistribuire le risorse a disposizione e anche ridurre i conflitti nei luoghi di lavoro. Piero Pessa ci consegna un vero e proprio manuale di formazione per le RSU su metodi e tecniche di conduzione del negoziato sindacale: dal sistema di regole alla preparazione delle trattative; dalla definizione della piattaforma ai luoghi e ai soggetti della trattativa; dalle strategie di comunicazione alla gestione del conflitto. L’autore delinea i contorni del “mestiere” del negoziatore fornendo strumenti utili alle rappresentanze sindacali chiamate a contrattare.
  • L’evasione spiegata a un evasore (e all’evasore dentro di noi) è un dialogo tra un piccolo evasore fiscale e un tributarista. Alla base è l’idea di discutere il problema dell’evasione fiscale affrontando i principali argomenti – morali, politici ed economici – ai quali, di solito, si ricorre per giustificare il mancato pagamento delle tasse, il rifiuto di rilasciare una ricevuta o uno scontrino. Il dialogo non è solo il confronto tra due differenti punti di vista ma si spinge oltre. Dalla discussione nasce infatti una proposta, nascono le soluzioni che potrebbero essere adottate per voltare pagina e costruire tra i cittadini un nuovo patto di lealtà fiscale per il bene comune. Soluzioni ricavate dall’analisi dei tentativi fatti per sconfiggere il fenomeno dell’evasione fiscale in Italia e per restituire fiducia ai cittadini sulla possibilità di costruire un sistema fiscale equo, semplice e non invasivo. Soluzioni che partono dalle politiche fiscali adottate in altri Paesi, dove il livello dell’evasione, anche se non azzerato, è notevolmente ridotto rispetto a quello italiano.
  • Il 1978 è stato un anno cruciale nella storia dell’Italia repubblicana. Il 16 mar zo le Brigate rosse rapiscono Aldo Moro. La violenza terroristica raggiunge il punto più alto della sua parabola con l’assassinio di Moro il 9 maggio. Pur di fronte a questo atto teso a minare le fondamenta dello Stato democratico, il Parlamento approva quasi contemporaneamente e a larga maggioranza tre leggi che hanno cambiato la società italiana e hanno posto il nostro paese all’avanguardia nel campo dell’assistenza socio-sanitaria: la creazione del Servizio sanitario nazionale, la riforma delle regole sulla psichiatria e le norme che consentono l’aborto. Giovanni Berlinguer, come studioso e parlamentare, è stato uno degli artefici di questo vasto disegno di riforme che ha consentito di attuare l’articolo 32 della Costituzione che definisce la salute un diritto fondamentale di ogni essere umano. Fabrizio Rufo, docente di Bioetica presso Sapienza Università di Roma - Dipartimento di Biologia ambientale, per molti anni è stato collaboratore di Giovanni Berlinguer. Nel 2017 è stato co-curatore della mostra Dna - Il grande libro della vita da Mendel alla genomica, record di visite al Palazzo delle esposizioni di Roma. Tra le sue ultime pubblicazioni: Etica in laboratorio (Donzelli, 2017); Il codice della vita. Una storia della genetica tra scienza e bioetica (Donzelli, 2017), insieme a Bernardi no Fantini; Scienziati, Politici, Cittadini (Ediesse, 2014); ha inoltre curato il volume Il valore democratico della conoscenza (Ediesse, 2019) CONTRIBUTI DI Giorgio Caredda | Mattia Della Rocca | Bernardino Fantini | Maria Grazia Giannichedda | Chiara Giorgi | Alessandra Gissi | Luciano Governali | Carmela Morabito | Ilaria Pavan | Fabrizio Rufo | Paola Stelliferi | Ketty Vaccaro.
  • Il sapere non è fatto per comprendere, ma per prendere posizione, diceva Michel Foucault. Questo libro raccoglie la sintesi di un lavoro teorico e operativo lungo oltre quarant’anni nei servizi di salute mentale. Una costante riflessione sul proprio agire quotidiano di medico e psichiatra di una donna che, a partire dall’esperienza triestina, ha messo alla prova il suo saper fare. Un sapere pratico e politico, consapevole che la salute di una persona con sofferenza psichica è una conquista della persona e non un dono dello psichiatra. Qui sono raccolti gli interventi più significativi, a cominciare dai rapporti tra questione di genere e psichiatria, di una delle principali protagoniste dell’esperienza di Franco Basaglia.
  • Trieste, marzo 1989. Due giovani universitari si incontrano durante l’occupazione della facoltà. Si innamorano, si fidanzano, si sposano… ma lui si rivela autoritario, instabile e dedito alla droga. Un rapporto progressivamente sempre più difficile e claustrofobico, stretto fra l’ostinata convinzione di poter cambiare il destino ed un crescendo di menzogne, minacce e violenza, fino al tragico epilogo. Tratto dalla vicenda autobiografica di uno degli autori, il libro si presenta come una testimonianza «autentica» del distorsivo rapporto uomo/donna che, con agghiacciante frequenza ai giorni nostri, trova sbocco nel dramma del «femminicidio».