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Da Mazzini al Campidoglio. Vita di Ernesto Nathan
15.00
€
Ernesto Nathan - questo sindaco «anomalo» per la città di Roma, perché inglese di nascita, ebreo e massone - impresse alla sua attività di amministratore i tratti di una integrità morale che gli veniva riconosciuta da amici e avversari. [...] Nei sei anni in cui Roma venne governata dalla giunta democratica da lui diretta, si delinearono nuove scelte urbanistiche e si realizzarono importanti innovazioni nei servizi pubblici e nel campo dell’istruzione e dell’edilizia scolastica, ma credo che lascito fondamentale di quegli anni rimanga il processo di democratizzazione che per la prima volta investì la città. (Dalla prefazione di Walter Veltroni) Il libro, delineando il percorso di vita di Ernesto Nathan, mette in luce l’evoluzione del suo pensiero politico e del suo impegno nel quadro delle vicende dell’Italia post-unitaria e di Roma capitale. Dalle prime esperienze nel movimento democratico e nei tentativi unitari dell’Estrema Sinistra, si passa alle attività di assessore della Giunta capitolina del 1889/90, di fondatore della Società «Dante Alighieri», di protagonista del Patto di Roma, di consigliere provinciale a Pesaro, di candidato alle elezioni politiche e di gran maestro della Massoneria, in un fitto intreccio con la storia politica italiana e con i suoi protagonisti: dalla «rivoluzione parlamentare» di Depretis all’epoca crispina, dalla nascita dei primi partiti politici allo scandalo della Banca Romana e alle lotte di fine secolo. Sono quindi illustrate le iniziative di Nathan, sindaco di Roma negli anni 1907/1913, nel quadro dell’età giolittiana e dell’evoluzione della politica dei «blocchi popolari», concludendo sugli ultimi anni di vita, animati dai dibattiti del periodo della prima guerra mondiale e del primo dopoguerra.
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Luciano Romagnoli
Luciano Romagnoli, nato nel 1924 ad Argenta, in provincia di Ferrara, appartiene a quella generazione di giovani che iniziò la militanza politica negli anni della seconda guerra mondiale, prima della caduta del fascismo. Aderisce al Partito comunista nel 1942, svolge attività antifascista fra gli studenti universitari e liceali di Bologna. Capo partigiano dopo l’8 settembre del 1943, tra i principali organizzatori della lotta armata e delle lotte sociali nelle campagne del triangolo Bologna-Ferrara-Ravenna, è artefice del grande sciopero generale delle mondine del giugno 1944, che ebbe un peso decisivo per il rafforzamento e l’estensione della Resistenza. Il 26 gennaio 1948, al primo Congresso della Federbraccianti, svoltosi a Ferrara, fu eletto segretario generale del più grande sindacato italiano. Segretario confederale della Cgil nel 1957, deputato del Pci nel 1958 e nel 1963, muore a Roma la mattina del 19 febbraio 1966, a soli 42 anni, vittima di un male incurabile. «... un forte e generoso figlio della vostra terra, un eminente dirigente del movimento operaio e contadino dell’Emilia rossa, dell’Emilia democratica e civile, che è stato una delle figure centrali del movimento operaio e contadino italiano, un costruttore del sindacato unitario e della democrazia italiana... protagonista, con le masse, nella lotta per la costruzione di un nuovo Stato... dirigente comunista e uomo della nuova Italia sorta dalla Resistenza...». (Dalla commemorazione di Emanuele Macaluso ad Argenta, nel decennale della scomparsa di Luciano Romagnoli)
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Infortuni e malattie professionali
10.00
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Nel terzo millennio il diritto alla salute rimane per l’uomo la questione fondamentale. I ritmi pressanti, le lavorazioni altamente nocive non sono né scomparsi né diminuiti, come non sono diminuiti gli infortuni e le malattie professionali. L’uomo fin da quando si è sviluppato il lavoro industriale ha sentito il bisogno di dotarsi di leggi e norme preposte alla tutela della salute, adeguandole ai cambiamenti sociali, alle nuove tecnologie e alle nuove realtà lavorative, assumendo quale criterio fondamentale quello della prevenzione. La terza edizione del manuale curato dagli esperti dell’Inca nazionale, vuole essere uno strumento utile per migliorare la capacità di intervento degli operatori e delle Istituzioni nel campo della tutela dei diritti dei lavoratori che subiscono un infortunio sul lavoro o una malattia professionale. Esso costituisce una raccolta ragionata e commentata degli strumenti legislativi in vigore per la prevenzione e la tutela degli infortuni e delle malattie professionali a disposizione di tutti gli operatori di Patronato, per i delegati e i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Grande attenzione è stata riservata alle novità introdotte dalla Finanziaria 2007, ai nuovi orientamenti relativi alla tematica delle revisioni/aggravamenti del danno da infortunio sul lavoro e malattia professionale, nonché agli elenchi delle patologie di probabile origine lavorativa pubblicate con il decreto ministeriale del 27 aprile 2004.
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Portella della Ginestra. La ricerca della verità
15.00
€
Girolamo Li Causi è stato per lungo tempo il leader dei comunisti siciliani e uno tra i più autorevoli dirigenti nazionali del PCI. A partire dal secondo dopoguerra lavorò alacremente nella sua terra per ricostituire le organizzazioni politiche e sindacali del movimento contadino e per guidare le lotte bracciantili contro il latifondo. Segretario regionale del partito, deputato nell’Assemblea Costituente, senatore, fu vicepresidente della prima Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno mafioso. La lotta alla mafia fu il tratto distintivo del suo impegno politico e istituzionale. La vicenda della strage di Portella della Ginestra, avvenuta il 1° maggio 1947 per opera della banda di Salvatore Giuliano, è da questo punto di vista emblematica. Nel libro sono raccolti gli interventi pubblici di Li Causi sul drammatico episodio: interventi nell’Assemblea Costituente, nell’Assemblea regionale siciliana, in Parlamento e articoli sulla stampa locale e nazionale. Il volume è introdotto da un saggio dello storico Francesco Renda, all’epoca giovane dirigente del movimento sindacale siciliano, che avrebbe dovuto tenere il comizio a Portella quel 1° maggio del ’47. Renda, ripercorrendo la parabola biografica di Li Causi, caratterizzata dalla passione civile e dal coraggio col quale egli sfidò i soprusi dei grandi proprietari terrieri e la violenza della criminalità organizzata, evidenzia come, nell’intreccio perverso tra politica, mafia e banditismo, impegnati insieme nella difesa degli interessi economici e politici degli agrari, si inserisca anche l’esigenza imprescindibile degli Stati Uniti di esautorare le sinistre dai governi nazionali e regionali delle aree strategicamente rilevanti.
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I due bienni rossi del Novecento 1919-20 e 1968-69
25.00
€
Il volume individua nei due bienni delle chiavi interpretative per capire il Novecento italiano, riaprendo così filoni di ricerca da tempo abbandonati. Si ricomincia a studiare la società italiana, e soprattutto si studia la storia sociale, per capire il presente e indagare il futuro. Coniugando lettura storica e lettura sociologica apre una via nuova di ricerca, che potrebbe sollecitare una coraggiosa e progressiva rottura dell’isolamento di ciascuna delle due discipline, dedite forse a studiare più la rispettiva specializzazione che la società d’intorno. Coinvolge nella preparazione dei diversi contributi, attraverso seminari e specifiche giornate di studio, insieme ad affermati studiosi, numerosi giovani laureati e ricercatori, ricavandone un apporto importante di competenza e di freschezza nell’interpretazione di due passaggi storici per tanti aspetti cruciali per i destini del mondo del lavoro e della società nazionale. Contributi di: Albanese, Baccetti, Balbo, Beaulieu, Becchetti, Bianchi, Bimbi, Biscione, Carnevale, Cella, Chianese, Contini, De Bernardi, Degl’Innocenti, Del Conte, Del Vecchio, Della Porta, Francescangeli, Giachetti, Ginsborg, Giovannini, Giovannini, Grispigni, Lattes, Loreto, Moscati, Musso, Pepe, Ragazzini, Revelli, Riosa, Scattigno, Scavino, Sergio, Silei, Soldani, Tomassini, Tonelli, Trentin.
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I diritti sociali e del lavoro nella Costituzione italiana
16.00
€
I diritti sociali e del lavoro hanno radici forti e profonde nella Carta costituzionale, a partire dai suoi primi dodici articoli in cui si enunciano i «principi fondamentali» fondativi della Repubblica, e concorrono, al pari dei diritti civili e dei diritti politici, ad erigere i muri maestri dell’edificio democraticob del paese. Non è così in altri ordinamenti democratici, e ciò configura una peculiarità essenziale della Costituzione italiana, consapevolmente determinata dai Costituenti e rispondente al fatto che il patto costituzionale del 1948 ha nel lavoro il soggetto contraente fondamentale. Anche confrontandosi con i profondi cambiamenti attraversati oggi dal lavoro, e in prospettiva futura, le riflessioni raccolte nel volume fanno emergere in modo univoco ed evidente le ragioni per riconoscere nel lavoro il principale titolo di dignità del cittadino. Insieme alla conferma del suo ruolo di contraente fondamentale del patto costituzionale, risulta nello stesso tempo confermato come resti intatta la ragion d’essere di previsioni così forti e significative, quali quelle che la Costituzione italiana al lavoro riserva. Contributi di: Piergiovanni Alleva, Luigi Angeletti, Vittorio Angiolini, Antonio Cantaro, Giuseppe Casadio, Pier Ferdinando Casini, Simona Colarizi, Gianni Ferrara, Carlo Ghezzi, Paolo Leon, Salvo Leonardi, Nicola Mancino, Marcello Messori, Giorgio Napolitano, Laura Pennacchi, Adolfo Pepe, Savino Pezzotta, Umberto Romagnoli, Aldo Tortorella.
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Il lavoro e i giorni
14.00
€
Venti giovani talenti della nuova narrativa italiana, quella che dopo tanto tempo ha ricominciato a occuparsi di «realtà», parlano di lavoro: quello che c’è o ancora non arriva; quello che penetra nei gangli della vita quotidiana fino a sconvolgere - o a vivificare - progetti, speranze, sogni. È il lavoro liquido nella società liquida: difficilmente collocabile in spazi definiti, proprio per questo permea di sé tutti gli aspetti quotidiani della vita delle persone. Lettere, soliloqui, racconti in senso stretto; riflessioni e dialoghi. Il «teatro» del lavoro mette in cena le proprie rappresentazioni - ora drammatiche, ora comiche, ora grottesche - scardinando le tradizionali distinzioni di genere. Segnali di fumo da una generazione che cerca di decifrare il senso del proprio destino in un presente che è somma di giorni proiettati come lance aguzze verso un futuro che sembra sempre un po’ «più in là». Testi di: Piero Sorrentino, Giancarlo D’Arcangelo Liviano, Chiara Valerio, Nicola Lagioia, Andrea Di Consoli, Monica Mazzitelli, Franz Krauspenhaar, Demetrio Paolin, Marco Missiroli, Elena Varvello, Giorgio Fontana, Barbara di Gregorio, Alessandro Leogrande, Tommaso Giagni, Angela Flori, Federica Manzon, Alberto Garlini, Carlo Carabba, Elisa Davoglio, Gaia Manzini.
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Donatella Turtura
12.00
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Prima donna nella lunga storia del sindacato entrata a far parte nel 1980 della segreteria nazionale della Cgil su proposta di Luciano Lama e dell’intera segreteria confederale, Donatella Turtura è una delle figure di spicco del sindacalismo italiano. Lucida interprete dei profondi cambiamenti della società e del mondo del lavoro, il suo impegno nel sindacato è contrassegnato da una costante attenzione ai temi e alle politiche dello sviluppo. La sua intensa stagione politica e sindacale si intreccia con una parte importante della storia italiana del dopoguerra: a capo dell’Ufficio lavoratrici negli anni del boom economico, segretaria generale della Federbraccianti nella complessa fase del processo unitario, entra in segreteria confederale nel difficile tornante rappresentato dagli anni ottanta; ed è di nuovo a capo di una categoria, la Filt, in un momento cruciale per il sindacalismo confederale posto di fronte alla sfida dei sindacati autonomi, ma anche per l’Italia che si appresta ad entrare nell’Europa di Maastricht. La costituzione dell’Osservatorio socio-economico sulla criminalità del Cnel e la direzione del gruppo interdipartimentale «legalità economica» della Cgil la impegnano fino all’ultimo giorno della sua esemplare esistenza. Le analisi, le lotte e l’impegno appassionato di Donatella Turtura sono al centro delle riflessioni e delle testimonianze contenute nel volume, che si conclude con un’appendice documentaria in cui sono raccolti i suoi interventi e i contributi che ha apportato al sindacato, collaborando a ridisegnarne strategie, obiettivi e pratiche politiche.
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I metallurgici d’Italia nel loro sindacato
13.00
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Nato originariamente come relazione morale e finanziaria per il III Congresso nazionale della FIOM (Bologna, 1907), I metallurgici d’Italia nel loro sindacato costituisce - come afferma nell’ampio saggio introduttivo Maurizio Antonioli, tra i massimi esperti della storia del movimento sindacale italiano - una fonte essenziale per la conoscenza dei primi anni di vita della FIOM, nonché una efficace sintesi del pensiero del sindacalismo di matrice riformista, i cui principali esponenti, da Rinaldo Rigola ad Angiolo Cabrini, da Felice Quaglino a Fausto Pagliari, furono protagonisti della fondazione della CGdL nell’ottobre 1906. Tra questi nomi si deve annoverare, in una posizione di primo piano, anche quello di Ernesto Verzi, primo segretario della FIOM, fondata a Livorno nel 1901. I metallurgici d’Italia nel loro sindacato offre quindi una testimonianza diretta sulle origini dell’organizzazione dei lavoratori metalmeccanici, ricostruendo inoltre la vicenda sindacale in stretto rapporto con lo sviluppo dell’industria meccanica e siderurgica nei primi anni del XX secolo e ripercorrendo le vicende organizzative e contrattuali (il primo contratto collettivo nell’industria italiana fu siglato dalla FIOM con l’azienda automobilistica torinese Itala, nel 1906) di quella che è stata, fin dai suoi primi passi, una delle più importanti realtà nella storia del movimento operaio italiano. Il volume è a cura di Maurizio Antonioli.
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Spine rosse
16.00
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Il primo congresso nazionale della Cgil con due documenti contrapposti - uno della maggioranza e uno di minoranza - è stato quello del 1991. Nel corso degli anni novanta la scena si è ripetuta più volte, fino al congresso del 2002 partito con due documenti e chiuso con documento unitario. Con il XV Congresso del 2006 maggioranza e minoranza hanno stabilito un nuovo patto, ma nella Cgil le tensioni politiche tra l’area maggioritaria e le aree di minoranza sono ancora forti. Come si può definire oggi una minoranza di sinistra in un sindacato come la Cgil? Quali sono state le battaglie di opposizione nel più grande sindacato confederale italiano da parte della minoranza «programmatica» che ha preso il posto della Terza componente? E quali sono le regole valide (e praticate) della democrazia interna? Questo libro vuole essere un tentativo di fornire alcune risposte a questi interrogativi, attraverso la ricostruzione dell’esperienza della minoranza di «Democrazia consiliare» (oggi «Lavoro società - Cambiare rotta») e delle sue alleanze tattiche con altre sinistre interne, come quella che fu guidata da Fausto Bertinotti. Il racconto di quasi trent’anni di storia della minoranza della Cgil attraverso le testimonianze dei protagonisti, i documenti e le ricostruzioni giornalistiche: dalla «svolta» dell’Eur del 1978, passando per la crisi dei partiti storici della sinistra, la sconfitta alla Fiat, la fine delle componenti, il crollo del Muro di Berlino, la morte di Berlinguer, la «scesa in campo» di Berlusconi, la scomposizione del mondo del lavoro e infine i governi del centrosinistra.
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Giuseppe Di Vittorio. “Il lavoro salverà l’Italia”
15.00
€
Giuseppe Di Vittorio è stato il più importante e influente sindacalista del Novecento italiano. Nato a Cerignola (FG) nel 1892, cresciuto nella miseria accanto ai suoi «fratelli» braccianti, divenuto fin da ragazzo il leader del movimento sindacale pugliese, fu deputato dal 1921 al 1924 e convinto antifascista. Costretto all’esilio dalla dittatura, entrato nelle file del PCd’I egli divenne dal 1930 il Segretario della CGL clandestina. Dopo la caduta di Mussolini fu, insieme al socialista Bruno Buozzi e al democristiano Achille Grandi, il principale artefice della rinascita della CGIL unitaria. Deputato nell’Assemblea Costituente, Di Vittorio lottò con tutte le sue forze, contro l’involuzione del quadro politico nazionale e internazionale della «guerra fredda», per evitare fratture nel sindacato. Purtroppo, il suo sogno unitario si infranse nel momento delle scissioni del 1948-49. Ma egli continuò a difendere strenuamente gli interessi e i diritti delle classi più povere e umili, dando vita a una forma inedita e originale di «sindacalismo del popolo», che ebbe nel Piano del lavoro del 1949 il suo momento più alto. La presente antologia raccoglie una selezione di suoi articoli sulla stampa quotidiana e periodica dal 1944 al 1950. Si tratta di scritti mai pubblicati in volume, che permetteranno di sviluppare una analisi più puntuale del linguaggio e del pensiero di Giuseppe Di Vittorio.
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Giuseppe Di Vittorio. “In difesa della Repubblica e della democrazia”
15.00
€
Giuseppe Di Vittorio è stato il più importante e influente sindacalista del Novecento italiano. Nato a Cerignola (FG) nel 1892, cresciuto nella miseria accanto ai suoi «fratelli» braccianti, divenuto fin da ragazzo il leader del movimento sindacale pugliese, fu deputato dal 1921 al 1924 e convinto antifascista. Costretto all’esilio dalla dittatura, entrato nelle file del PCd’I egli divenne dal 1930 il segretario della CGL clandestina. Dopo la caduta di Mussolini fu, insieme al socialista Bruno Buozzi e al democristiano Achille Grandi, il principale artefice della rinascita della CGIL unitaria. Deputato nell’Assemblea Costituente, Di Vittorio lottò con tutte le sue forze contro l’invo luzione del quadro politico nazionale e internazionale della «guer ra fredda», per evitare fratture nel sindacato. Purtroppo, il suo sogno unitario si infranse nel momento delle scissioni del 1948-49. Ma anche nei «duri» anni cinquanta egli continuò a difendere strenuamente gli interessi delle classi più povere, avanzando nel 1952 la proposta di uno Statuto dei diritti dei lavoratori e avviando, con l’autocritica del 1955, il rinnovamento del gruppo dirigente e della strategia sindacale. Celebre fu, nel 1956, la sua denuncia dell’invasione sovietica dell’Ungheria. La presente antologia raccoglie una selezione di suoi articoli sulla stampa quotidiana e periodica dal 1951 al 1957. Si tratta di scritti mai pubblicati in volume, che permetteranno di sviluppare un’analisi più puntuale del linguaggio e del pensiero di Giuseppe Di Vittorio.
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