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Quando l’élite economica si appropria della politica
Dalla crisi del 2008, scoppiata nel cuore di famose istituzioni finanziarie, le élite economiche sono riemerse ancora più potenti. Ma proprio la crisi ha mostrato i limiti dell’egemonia giacchè il comando comporta responsabilità di governo. Ed è in un siffatto compito che le élite economiche si sono mostrate per quello che sono: uomini del business. Durante la crisi essi hanno mostrato un tale disinteresse per lo stato della società e le difficoltà della politica che mette in discussione la convenienza della loro egemonia.
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Quando l’élite economica si appropria della politica
Dalla crisi del 2008, scoppiata nel cuore di famose istituzioni finanziarie, le élite economiche sono riemerse ancora più potenti. Ma proprio la crisi ha mostrato i limiti dell’egemonia giacchè il comando comporta responsabilità di governo. Ed è in un siffatto compito che le élite economiche si sono mostrate per quello che sono: uomini del business. Durante la crisi essi hanno mostrato un tale disinteresse per lo stato della società e le difficoltà della politica che mette in discussione la convenienza della loro egemonia.
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Quando la legalità conviene. Conversazione con don Raffaele Bruno
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Quando le politiche non sono tutto. Determinanti strutturali e contrasto della povertà in Italia e in Germania
In questo articolo si analizzano i mutamenti nei profili di rischio povertà in alcuni paesi europei, con una particolare attenzione all’Italia e alla Germania, nella stretta connessione tra politiche di contrasto della povertà e i cambiamenti intervenuti nella struttura produttiva. La tesi sostenuta è che il rischio povertà non sia da mettere in relazione solo alla limitatezza o agli orientamenti delle politiche sociali, ma anche alle trasformazioni che hanno investito la struttura produttiva, a partire dal processo di terziarizzazione dell’economia. Troppo spesso il dibattito sul reddito minimo e le varie forme di sostegno del reddito trascura questi aspetti, come se il problema del rischio povertà associato al lavoro potesse essere affrontato solo dal lato delle politiche sociali. Le determinanti della domanda di lavoro rivestono invece una importanza cruciale, anche ai fini di ipotesi di riforma delle politiche di reddito minimo. L’articolo è organizzato come segue. Nella prima parte viene presentato il quadro relativo alle trasformazioni del rischio povertà in Italia e in alcuni paesi europei. Nella seconda il focus è spostato sulla Germania, esaminando i cambiamenti che hanno riguardato le politiche e la struttura del mercato del lavoro. Da qui, nell’ultima parte, il caso tedesco viene confrontato con quello italiano, presentando alcune considerazioni finali sulle politiche di reddito minimo.
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Quantità e qualità come funzioni del concetto di cittadinanza
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Quantità o qualità? Le sfide del lavoro per i giovani europei
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Quanto è locale il welfare locale? Spunti per lo studio comparato della territorializzazione del welfare italiano
L’attenzione sulla regionalizzazione del welfare, specie in Italia, ha portato alla costruzione di diverse tipologie di welfare locale, che spesso vengono lette come forme «bonsai» dei regimi di welfare à la Esping-Andersen. Tramite una contestualizzazione sulla ristrutturazione dei rapporti territoriali nel welfare e un’analisi della letteratura italiana e internazionale dell’ultimo decennio sulla regionalizzazione del welfare, questo articolo intende evidenziare le criticità emergenti nella classificazione dei welfare regionali in Italia. In particolare, si noterà come un’inadeguata considerazione del frame nazionale nello strutturare la variazione locale costituisca una carenza significativa. L’articolo si conclude proponendo un’agenda di ricerca che, considerando la dimensione scalare, congiunga comparazione intranazionale e internazionale per contestualizzare il «regime di decentramento» italiano.
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Quanto mobile? I percorsi lavorativi di due coorti di ultracinquantenni beneficiari dell’indennità di mobilità
L’articolo si focalizza sui percorsi professionali a fine carriera, in relazione alle diverse esperienze di protezione sociale, occupazione, disoccupazione, inattività e pensionamento a partire dai risultati di un’analisi condotta su dati statistici di fonte Inps relativi all’evoluzione annuale della condizione lavorativa di due «generazioni» di lavoratori over 50 beneficiari dell’indennità di mobilità all’anno 2000 e all’anno 2005. Lo studio descrive e analizza comparativamente i percorsi professionali osservati negli otto anni seguenti l’evento che ha portato all’accesso all’indennità di mobilità, focalizzandosi sulla differente evoluzione della condizione lavorativa per coorte, per classe d’età. I risultati di questa analisi sono poi inquadrati all’interno di una più ampia interpretazione di Political Economy of Ageing che tiene conto delle trasformazioni del contesto di regolazione istituzionale.
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Quarant’anni di sfide e di trasformazioni. Nota introduttiva
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Rps dedica il numero 2 del 2018 a tre grandi leggi che hanno mutato profondamente le condizioni di vita degli italiani e delle italiane: la legge 180 (13 maggio 1978) che ha stabilito la chiusura degli ospedali psichiatrici (Op) e ridefinito il trattamento psichiatrico volontario e obbligatorio; la legge 194 (22 maggio 1978) che ha disciplinato l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) e potenziato i consultori; la legge 833 (23 dicembre 1978) che ha istituito il Servizio sanitario nazionale (Ssn) a base universalistica e solidale.[...]
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Quasi un esperimento: pandemia e cambiamenti del lavoro
L’articolo presenta i risultati di un’indagine rivolta ad un campione di occupati svolta a conclusione della prima fa-se emergenziale della pandemia di Covid-19 (luglio 2020). L’Indagine è stata condotta su tutto il territorio nazio-nale, tramite questionario online, con un campione di 1546 questionari validi. L’analisi a pprofondisce gli effetti sulle condizioni di lavoro conseguenti all’adozione dei provvedimenti per il contra-sto della pandemia. I risultati mostrano una eterogeneità di condizioni con significative differenze tra gli occupati. L’indagine è stata promossa da Laboratorio Lo-Lavoro e organizzazioni del Dipartimento di Scienze sociali ed economiche dell’Università degli studi di Roma «La Sapienza» e supportata da Associazione Lavoro&Welfare, Assolavoro e Uil.
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Quattro ragioni per discutere su mercato e valori
Partendo dal peana avvincente e accalorato alla necessità di riportare i valori e la discussione pubblica su di essi al centro della vita umana sviluppato da Pennacchi, il contributo porta l’attenzione sulla sottovalutazione dei valori insita nella visione del mercato quale luogo naturale di libertà. La tesi presentata è che, contro tale visione, il mercato sostiene solo un sotto-insieme di libertà e le libertà di mercato contengono una dimensione inevitabile di potere. Riconoscere questa realtà è fondamentale per contrastare la riduzione delle libertà alle libertà di mercato e la legittimazione di diritti di proprietà iniqui. In ogni caso, qualsiasi riflessione seria su mercato e valori deve abbandonare la metafora astratta e atemporale del mercato per tenere conto della realtà del capitalismo finanziario odierno.
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Quattro uomini liberi
15.00
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Una sera di maggio del 2002, al Piccolo Teatro Paolo Grassi di Milano, è stata messa in scena una serata di memoria: la vita dei quattro fratelli Venegoni, che hanno rappresentato l’anima del movimento operaio e della Resistenza nell’intera Valle Olona. Nati a Legnano da famiglia proletaria ai primi del Novecento, operai in giovanissima età, impegnati nella costruzione del Partito comunista e della Confederazione generale del lavoro, perseguitati dai fascisti, partigiani, nella loro esistenza si riassume mezzo secolo di storia italiana nel periodo più tumultuoso e ricco di rivolgimenti, a cui Carlo, Mauro, Piero e Guido parteciparono sempre in prima linea. La loro vicenda esemplare è stata adattata per il teatro da Paola Cereda, con le musiche di Giampiero Marazza, e narrata da due interpreti d’eccezione: Moni Ovadia e Sergio Cofferati. La cassetta con la registrazione della serata è accompagnata dal testo della sceneggiatura, arricchita da immagini e foto d’epoca e introdotta da Moni Ovadia.
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