• Il carro di pickipò è un’espressione nata a Napoli verso la fine della seconda guerra mondiale. Dalla stazione della città, la gente vedeva partire verso la Germania i treni dei deportati. Una scritta tedesca indicava il campo di concentramento di destinazione: un nome impronunciabile per i napoletani che provvidero, appunto, a storpiarlo in pickipò. Su quei treni gli abitanti di Napoli vedevano salire a forza centinaia di loro concittadini di ogni estrazione sociale, di cultura e religioni diverse, ammassati, pigiati, privi di tutto. Da allora in poi nel gergo napoletano l’espressione carro di pickipò si usa per indicare tante persone, con idee diverse, in partenza per un viaggio non certo agevole e la cui meta è sconosciuta, tutte con una gran voglia di tornare a casa. Il carro di pickipò è quindi la metafora moderna di un convoglio su cui si viaggia tutti insieme, senza gerarchie, con tanta voglia di vivere e di condividere un percorso che non è certo facile ma che ognuno arricchisce con le proprie diversità, uniti da quel sentimento comune che si chiama solidarietà.
  • Il secondo numero degli Annali della Fondazione Giuseppe Di Vittorio discute il rapporto tra Costituzioni nazionali, diritti sociali e ordinamento comunitario europeo, nella consapevolezza che la possibilità di una piena attuazione dei diritti e della stessa democrazia, così come delineati dalle architetture giuridiche e politiche nazionali, non possa che derivare ormai da un orizzonte costituzionale comune, europeo e internazionale. La riflessione muove dalla prospettiva della «Europa sociale», proseguendo il ragionamento sui diritti di cittadinanza avviato nell’Annale precedente con la disamina del welfare europeo e la crisi del modello di Stato sociale degli anni ottanta. Viene messo a fuoco come i diritti sociali siano stati declinati nelle Costituzioni nazionali e nel diritto comunitario e quanto essi abbiano contribuito alla costruzione di un modello di cittadinanza europea. Il nodo di fondo è la definizione di un sistema di rapporti in cui al mondo del lavoro siano riconosciute visibilità e legittimità e i diritti positivi consentano una strategia efficace di pari opportunità. Il volume si apre con i saggi di Elena Paciotti e di Bruno Veneziani riferiti alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e al rilancio del processo costituzionale dopo la bocciatura referendaria di due paesi fondatori. I saggi di Enzo Collotti, José Babiano Mora, Adolfo Pepe, Paolo Borioni, Antonello Bigini, Berdal Aral rinviano alle Costituzioni nazionali e alle modalità con cui, da quello di Weimar a quello attuale della Turchia, i diritti sociali sono stati declinati nei diversi statuti. Le altre due sezioni del volume propongono, rispettivamente, per la cura di Fabrizio Loreto due documenti sindacali di grande interesse, e tre saggi di carattere archivistico e bibliografico dovuti ad Andrea Becherucci, Lorenzo Mechi e Lucia G. Sciannella.
  • Orari e lavori

    12.00 
    Le trasformazioni in atto nelle imprese hanno conseguenze particolarmente visibili sugli orari di lavoro. L’organizzazione temporale del lavoro è diventata per le imprese uno strumento per competere sul mercato, mentre sembra appannarsi la capacità delle organizzazioni sindacali di elaborare politiche rivendicative su questo tema. Gli stessi recenti interventi legislativi, dalla direttiva europea 93/104/CE al decreto legislativo 66/03, rendono più complessa la materia, stabilendo nuovi parametri di riferimento alla contrattazione collettiva. Questo manuale vuole essere uno strumento utile per la contrattazione sindacale sui regimi d’orario: senza avere la pretesa di indicare una precisa politica rivendicativa, si propone di mettere in evidenza gli aspetti più problematici e le soluzioni individuate dai contratti nazionali e aziendali nelle aziende industriali e nei servizi paraindustriali. A questo scopo il testo è accompagnato da un CD Rom che, con aggiornamento al dicembre 2006, contiene tutte le normative a cui fa riferimento: testi contrattuali, leggi, circolari e sentenze della magistratura.
  • Le regole del mondo del lavoro, soprattutto in seguito ai recenti flussi migratori, sembrano male adattarsi alle richieste legate alla confessione religiosa del dipendente e alle aspettative del datore di lavoro. I problemi coinvolgono aspetti della contrattazione collettiva, diritti di libertà del lavoratore e tutta la legislazione di settore, profondamente mutata in seguito alle logiche della flessibilizzazione/precarizzazione dei dipendenti. L’autore dopo aver definito giuridicamente le categorie del rito, dell’atto di culto e della pratica di culto, compie una ricognizione dei possibili casi. L’esame passa dalla questione dei riposi lavorativi, diversi per le varie religioni, a quella dei capi di abbigliamento nell’ambiente lavorativo; dalla simbologia confessionale negli uffici pubblici alla questione dell’alimentazione nelle mense aziendali (rituali alimentari) e alla compressione del diritto di libertà religiosa operata con l’approvazione del d.lgs. 276/2003, che imponendo nuove forme contrattuali scarsamente tutelate lascia sempre meno spazio alla facoltà del singolo di gestire la propria fede.
  • «Privato è bello» è stato l’indiscutibile postulato che ha determinato le scelte in materia di gestione dei servizi pubblici negli ultimi quindici anni. Ancora oggi il vento delle liberalizzazioni soffia forte nel nostro paese. E tuttavia nessuno dei fautori della «mano invisibile del mercato» si è finora posto il problema di verificare i risultati raggiunti da due decenni di politiche di liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici locali. Hanno voluto farlo con questa approfondita ricerca organizzazioni diverse fra loro - Arci, Associazione Rete Nuovo Municipio, Attac Italia e Funzione Pubblica Cgil - esaminando le trasformazioni avvenute in cinque importanti regioni italiane (Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Sicilia) e conducendo un’inchiesta sociale che ha coinvolto 8.000 lavoratori dei servizi pubblici e circa 300 associazioni di rilevanza nazionale e territoriale. I risultati di questo studio evidenziano le criticità delle politiche neoliberiste e rilanciano la necessità di un ampio dibattito su cosa significhino oggi i beni comuni, sui fallimenti del mercato e sulla necessità di una rivisitazione del «pubblico», da ripensare attraverso la partecipazione diretta dei lavoratori e dei cittadini. Un lavoro che reintroduce il metodo dell’inchiesta sociale e uno strumento per chi continua a operare perché un altro mondo sia possibile.
  • Può un dizionario del pensiero organizzativo essere utile, suscitare un qualche interesse, non solo tra le schiere di studenti che una riforma universitaria ricca soprattutto di incongruenze sta trasformando in veri e propri credit hunter, ma anche tra le file di tutti coloro, sindacalisti, imprenditori, dirigenti, formatori, professionisti, knowledge worker, che con i sistemi organizzativi e l’innovazione si ritrovano, in maniera più o meno consapevole, a fare i conti ogni giorno? -La risposta è in questo testo di introduzione e di divulgazione, che si propone di essere agile senza essere superficiale, semplice senza essere banale, un prodotto di qualità utile tanto a coloro che hanno bisogno di consultare quanto a quelli che hanno l’esigenza di imparare. Con due idee di fondo. -La prima dice che sono le connessioni, le interdipendenze, le relazioni, la chiave di accesso per scrutare i segni del tempo, leggere e interpretare i molti volti del cambiamento, individuare nodi di intersezione e spazi di condivisione per l’agire sociale, trasferire conoscenze e saperi all’interno delle organizzazioni. -La seconda che, in una società meno inflazionata di informazioni e deflazionata di senso, la qualità della vita familiare, aziendale, sociale, e dunque la qualità della democrazia e della cittadinanza, dipendono dalla consapevolezza, la determinazione, la capacità di stabilire connessioni, da parte delle singole persone, almeno tanto quanto dall’efficienza e dalla credibilità delle strutture.
  • L’esito delle consultazioni referendarie di Francia e Olanda per la ratifica del Trattato costituzionale dell’Unione Europea ha creato serie preoccupazioni per il futuro dell’integrazione. La Fondazione Basso - che da anni ha dedicato attenzione e studio al processo di costituzionalizzazione dell’Unione Europea - intende fornire con questo volume un ulteriore contributo all’esame dei problemi posti dalla battuta d’arresto subita dal processo di ratifica del Trattato costituzionale. La riflessione è rivolta, in particolare, ai rischi che si prospettano per la democrazia e per i diritti fondamentali delle persone. Se il Trattato costituzionale non dovesse entrare in vigore, le fondamentali garanzie che esso introduce, appunto in tema di democrazia e di rispetto dei diritti delle persone, non vedrebbero la luce e il processo di integrazione europea andrebbe avanti attraverso accordi sempre più faticosi fra i governi, in violazione dei principi costituzionali comuni ai paesi dell’Unione. Le due sezioni del volume, dedicate rispettivamente a «I diritti» e «La democrazia», sono destinate ad approfondire i problemi accennati e le prospettive future. Contributi di: Baron Crespo, Bronzini, De Capitani, Denninger, Ferrajoli, Fioravanti, Galli, Luciani, Manzella, Marramao, Paciotti, Rescigno, Resta.
  • Nel quadro delle grandi trasformazioni di inizio Novecento, quali l’avvento della società di massa e l’avvio dell’industrializzazione, i contadini e gli operai sono al centro di quella grande stagione di scioperi che, all’alba del nuovo secolo, rivelò la molteplicità delle istanze «di base» e la frammentazione del proletariato italiano. Pari importanza assumono le vicende dei quadri attivi nel periodo immediatamente successivo, quando furono compiute scelte importanti, compendiate nel progetto di fondare un nuovo organismo, la Confederazione Generale del Lavoro. Obiettivo del volume è dunque tracciare le linee di una «storia sociale dell’organizzazione», volta a ricostruire i concreti meccanismi di funzionamento della CGdL. Ne emerge uno scenario appassionante, fatto non solo di mozioni congressuali e piattaforme politiche (finora del resto esaurientemente illustrate), quanto di donne e uomini animati da passioni ideali e interessi materiali, capaci di forti slanci unitari, ma anche di aspri scontri: una storia di grandi scioperi e di quotidianità minuta, sullo sfondo del conflitto sociale e del rapporto fortemente dialettico tra sindacato e partito socialista. Un intreccio complesso, capace comunque di produrre effetti profondi nella società italiana.
  • Con questo suo terzo rapporto sui temi dei redditi da lavoro, della contrattazione e della produttività in Italia e in Europa, l’Ires continua il monitoraggio sugli effetti delle politiche contrattuali avviato con i rapporti precedenti (A. Megale, G. D’Aloia, L. Birindelli, La politica dei redditi negli anni ’90, Ediesse, 2003; A. Megale, G. D’Aloia, L. Birindelli, I salari nei primi anni 2000, Ediesse, 2005). Il rapporto attuale analizza l’impatto delle politiche economiche del periodo di governo del centrodestra sui redditi, sia sul versante dei rinnovi contrattuali che su quello delle politiche fiscali, raffrontando i risultati dell’esame con gli effetti delle misure economiche varate dal governo di centrosinistra nella Finanziaria 2007. L’analisi svolta mette in luce l’esigenza di una nuova politica dei redditi capace di tenere insieme: la difesa e la crescita dei redditi netti mediante l’azione contrattuale e fiscale, il controllo dei prezzi e delle tariffe, la ridefinizione degli strumenti di welfare a partire dal livello locale, il rilancio della competitività e la crescita della produttività. In tal senso si richiama l’attenzione della politica sul fatto che agire sui redditi significa coordinare tutti gli interventi che concorrono a far crescere i redditi individuali e familiari, al fine di ripristinare nella distribuzione della ricchezza un criterio di equità che appare condizione indispensabile per sconfiggere le nuove disuguaglianze sociali. Nello scenario politico attuale, anche il confronto con le dinamiche salariali e con le esperienze di contrattazione in Europa conferma l’esigenza di rilanciare un’ipotesi di concertazione «rafforzata» per realizzare una buona politica dei redditi in questa legislatura.
  • Il presente volume è frutto di un progetto del Segretariato Europa della Cgil, denominato «Più Cae, più diritti. Ridurre il deficit di accordi sui Cae in Italia», cofinanziato dalla Commissione Europea. Obiettivo del progetto è stato quello di favorire, attraverso più attivi scambi di conoscenze tra rappresentanti di federazioni sindacali italiane ed europee e il contributo di esperti, la crescita di una cultura negoziale, per la stipulazione di buoni accordi nelle imprese italiane ancora inadempienti agli obblighi di legge, e la diffusione delle prassi migliori in materia di diritti di informazione e consultazione.
  • È il 27 ottobre del 1956. Di fronte alla decisione dei sovietici di intervenire militarmente in Ungheria, la Segreteria della Cgil assume una posizione di radicale condanna dell’invasione destinata a stroncare nel sangue la domanda di democrazia e di partecipazione reclamata dalla rivolta operaia e popolare ungherese e sostenuta dal governo legittimo di Imre Nagy. La condanna non è soltanto dell’intervento militare: il giudizio è netto e investe tanto i metodi antidemocratici di governo di quelle società, quanto l’insufficienza grave dello stesso movimento sindacale di quei paesi. Due ore di sciopero nazionale vengono indette dalla Cgil in solidarietà con le vittime della repressione. Queste posizioni saranno difese con coerenza e determinazione da Giuseppe Di Vittorio nello scontro durissimo che, partendo da quei fatti, si aprì nel Pci e che oppose il segretario generale della Cgil a Togliatti. Si misuravano in effetti in quella vicenda concezioni assai diverse sullo stesso significato della democrazia, sul ruolo del sindacato nella società e, soprattutto, sull’affermazione della sua autonomia nei confronti del partito. Quelle appartenute a Di Vittorio si affermeranno negli anni segnando la cultura e la storia del movimento sindacale italiano.
  • Una valutazione sui possibili percorsi per rinnovare e riaffermare il ruolo e il valore del lavoro nell’epoca della globalizzazione, attraverso l’assunzione di alcuni paradigmi di riferimento - lo sviluppo locale e i beni comuni - coniugati con i temi della sostenibilità, della democrazia partecipata e della contrattazione. «I temi di questa riflessione, l’agenda da seguire per un percorso di ricostruzione sindacale e del movimento operaio, sono scrupolosamente descritti e analizzati [...] Il primo anello da ricostruire è la ricongiunzione tra movimento operaio e società civile, sulla base di un progetto di società fuori della globalizzazione e diverso da quello del capitalismo di mercato [...] Di rado si incontrano testi capaci di riunire gli argomenti e le proposte del movimento sindacale e dei movimenti della società civile in un comune filo conduttore. Il lavoro di Antonio Castronovi, non solo nelle intenzioni ma nei risultati raggiunti, è già un importante risultato verso la ricomposizione del mondo del lavoro con la società, valutati mediante le esperienze e le proposte espresse dalle organizzazioni che li attraversano». (Dalla prefazione di Bruno Amoroso)
  • Nel volume vengono ricostruite le articolate vicende dell’atteggiamento delle due maggiori confederazioni sindacali d’Italia e di Francia verso i processi di integrazione europea, prendendo in esame il lasso temporale che dal 1957 - anno dei Trattati di Roma istitutivi del MEC - giunge al 1973 - anno in cui la CGIL in concomitanza con la costituzione della CES decide di mutare la propria collocazione internazionale cambiando il proprio status all'interno della FSM da «affiliata» ad «associata». Al centro del volume si situano le complesse e non sempre congruenti relazioni fra la CGIL e la CGT, dalla presenza nella maison comune, la Federazione Sindacale Mondiale, al fallimento del Comitato Permanente CGIL/CGT. Dopo un'iniziale convergenza di posizioni rispetto al processo di integrazione, si assiste, negli anni cinquanta e sessanta, a un progressivo accumulo di dissintonie dovuto alle differenti risposte date ai mutamenti intervenuti negli ambienti politici, in particolare in relazione al rapporto con i rispettivi partiti di riferimento e con le altre organizzazioni sindacali, e alle congiunture economiche critiche che avevano posto alle rappresentanze del movimento operaio l'esigenza di un riesame delle proprie concezioni teoriche, strategiche e organizzative. L’intera vicenda si inserisce, infatti, in uno dei periodi più ricchi e intricati della storia politica ed economica europea che va dalla rivolta ungherese agli avvenimenti del 1968, e che investe tutta la parabola del boom proprio fino al 1973, anno in cui il lungo ciclo di sviluppo delle economie europee giunge al suo termine simbolicamente e materialmente rappresentato dal primo shock petrolifero.
  • Perché il lavoro è spesso dolore e sofferenza? A cosa servono i sindacati? Quando, come e perché sono nati? Quali compiti hanno ancora oggi? Grandi domande con risposte semplici e divertenti: un libro a colori, di immagini e versi, ideato, scritto e disegnato da Sergio Staino per i bambini di Bobo e per i bambini di tutto il mondo. Una favola moderna che parte da un pallone dietro il quale si nascondono la cruda realtà del lavoro minorile e i volti anonimi di tanti bambini che lavorano in altre parti del mondo in condizioni talmente inumane da risultare addirittura impensabili. Nasce da qui la riflessione che Dodo, il piccolo protagonista della storia, svilupperà e che lo porterà alla fine, raccolte tante risposte a prima vista ovvie ma in realtà sbagliate, a capire che dietro un oggetto c’è sempre qualcuno che lavora, a volte anche con sofferenza. Il ricavato delle vendite del volume sarà devoluto per l’affidamento a distanza e la scolarizzazione quadriennale di 1.000 bambini in Libano, attualmente costretti a lavorare.
  • «È per rendere onore alla figura di Franco Pintus, assassinato il 13 aprile 1997, la sera di una domenica, mentre rientrava a casa con la famiglia dopo una cena in pizzeria, che abbiamo deciso di pubblicare questo volume. [...] Carlo Ghezzi ricostruisce le vicende di quegli anni, di quella "battaglia politico-sindacale che con il passar del tempo è degenerata in una lotta senza esclusione di colpi", sulla base dei ricordi propri e dei protagonisti della vicenda, oltre che sulle carte processuali, che hanno poi posto un punto fermo sulle responsabilità di Maria Ausilia Piroddi e dei suoi complici nell’assassinio di Pintus (ma nella storia purtroppo non mancano altre vittime), condannandoli nel 2000 all’ergastolo. E non tace nessuno dei ritardi che ci furono, a tutti i livelli dell’organizzazione, nel capire la portata dello scontro e nel prendere provvedimenti adeguati». (Dalla prefazione di Guglielmo Epifani)
  • Girolamo Li Causi è stato per lungo tempo il leader dei comunisti siciliani e uno tra i più autorevoli dirigenti nazionali del PCI. A partire dal secondo dopoguerra lavorò alacremente nella sua terra per ricostituire le organizzazioni politiche e sindacali del movimento contadino e per guidare le lotte bracciantili contro il latifondo. Segretario regionale del partito, deputato nell’Assemblea Costituente, senatore, fu vicepresidente della prima Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno mafioso. La lotta alla mafia fu il tratto distintivo del suo impegno politico e istituzionale. La vicenda della strage di Portella della Ginestra, avvenuta il 1° maggio 1947 per opera della banda di Salvatore Giuliano, è da questo punto di vista emblematica. Nel libro sono raccolti gli interventi pubblici di Li Causi sul drammatico episodio: interventi nell’Assemblea Costituente, nell’Assemblea regionale siciliana, in Parlamento e articoli sulla stampa locale e nazionale. Il volume è introdotto da un saggio dello storico Francesco Renda, all’epoca giovane dirigente del movimento sindacale siciliano, che avrebbe dovuto tenere il comizio a Portella quel 1° maggio del ’47. Renda, ripercorrendo la parabola biografica di Li Causi, caratterizzata dalla passione civile e dal coraggio col quale egli sfidò i soprusi dei grandi proprietari terrieri e la violenza della criminalità organizzata, evidenzia come, nell’intreccio perverso tra politica, mafia e banditismo, impegnati insieme nella difesa degli interessi economici e politici degli agrari, si inserisca anche l’esigenza imprescindibile degli Stati Uniti di esautorare le sinistre dai governi nazionali e regionali delle aree strategicamente rilevanti.
  • Il volume nasce come omaggio a Federico Caffè a vent’anni dalla sua misteriosa scomparsa il 15 aprile del 1987. Grande economista e maestro di intere generazioni, impegnato nella Resistenza, cittadino esemplare negli importanti compiti svolti in Banca d’Italia, come capo gabinetto del ministro Meuccio Ruini nei governi Bonomi e Parri, e nell’università, Caffè è stato anche un vero amico, spesso critico severo, ma sempre costruttivo, delle forze progressiste e del movimento sindacale. Le sue proposte erano rivolte alla soluzione delle pressanti esigenze degli uomini comuni, in particolare di quelli più svantaggiati. Per alcuni anni si impegnò direttamente nella formazione sindacale con lezioni di cui è ancora vivo il ricordo. Il volume raccoglie un’ampia scelta di scritti di Federico Caffè su varie tematiche, dall’epistemologia alla storia del pensiero economico, alla finanza, alla cooperazione internazionale, all’economia italiana con particolare riferimento al lavoro e all’occupazione. Il testo è arricchito da contributi e testimonianze di economisti e amici, da documenti, manoscritti, lettere e fotografie anche inediti. Sono allegati due Dvd sulla vita e sul pensiero di Caffè, con interventi di personalità delle istituzioni e dell’economia, di familiari e di quanti hanno potuto apprezzarne le doti intellettuali e umane. NEL VOLUME A CURA DI GIUSEPPE AMARI E NICOLETTA ROCCHI: - Saggi, articoli e scritti di Federico Caffè su alcune delle principali tematiche da lui approfondite come quelle epistemologiche, della storia del pensiero economico, della finanza, della cooperazione internazionale, dell’economia italiana, del lavoro e del sindacato, del welfare. - Interventi e testimonianze di: N. Acocella, G. Amari, B. Amoroso, L. Angeletti, F. Archibugi, M. Benetti, A. Bixio, R. Bonanni, G. Becattini, S. Cardarelli, C.A. Ciampi, C. D’Apice, G. Epifani, B. Franzese, M. Franzini, A. Galloni, G. Gilardi, C. Giustiniani, A. Graziani, L. Guardati, G. La Barbera, R. Lama, A. Lettieri, E. Loche, S. Lombardini, P. Lupi, M.P. Montemurro, G. Morelli, R. Orioli, B. Picker, F. Pierelli, P. Pombeni, G.M. Rey, N. Rocchi, M. Soldini, S. Steve, N. Tarantini, R. Tesi (Galapagos), M. Tiberi. - Un album fotografico e documentario con riprodotti numerosi documenti, manoscritti, lettere e foto dell’economista e di luoghi e persone a lui riconducibili. NEL PRIMO DVD IL DOCUMENTARIO "QUEL SILENZIO CHE ANCORA CI PARLA" DI MARCO MAIELLO, CON: - la lezione conclusiva di Federico Caffè ad un corso di Politica economica tenuto agli inizi degli anni Ottanta nella Facoltà di Economia e Commercio dell’Università La Sapienza di Roma; un dibattito radiofonico con Ezio Tarantelli; interventi e interviste televisive di Federico Caffè. NEL SECONDO DVD UNA RACCOLTA DI TESTIMONIANZE A CURA DI GIUSEPPE AMARI CON INTERVISTE A: - F. Bertinotti, N. Acocella, B. Amoroso, A. Antonelli, P.L. Ciocca, G. D’Angelo, C. D’Apice, L. Del Proposto, P. Firmani, M. Franzini, L. Guardati, R. Herlitzka, G. Lauri, P. Laurito, P. Leon, E. Leone, G. Leone, G. Palmerio, B. Picker, S. Profico, E. Rea, G.M. Rey, F. Rosi, G. Ruffolo, M. Sarcinelli, N. Tarantini, M. Tiberi, G. Torlontano.
  • Nel programmare le iniziative per la celebrazione del Centenario della Cgil è stato naturale per la Confederazione e la Fondazione Di Vittorio porsi il problema di rispondere al bisogno di conoscenza del processo di evoluzione dei gruppi dirigenti del sindacato. A questo scopo, aggiornandola a tutto il 2006, è stata composta la raccolta dei nomi delle compagne e dei compagni che hanno formato le Segreterie della Confederazione, delle Federazioni nazionali di categoria, delle Cgil regionali e delle Camere del Lavoro, oltre che delle organizzazioni associate e degli enti promossi. Questo volume ne fornisce il quadro completo. Si è trattato di un duro lavoro di ricerca dei dati e anche di verifiche incrociate, rese necessarie dal fatto che molte strutture non hanno ancora un archivio ordinato di raccolta dei materiali e dei dati, cosicché diverse lacune sono state colmate attraverso il contributo di moltissimi compagni testimoni delle varie fasi delle organizzazioni. Il risultato così ottenuto è molto buono. Il volume rappresenta infatti uno strumento utile di lavoro che consente, alla Cgil e a chi vuole approfondire le proprie conoscenze, di impostare ricerche serie sull’imponente massa di dati riguardanti i quadri, cioè gli uomini e le donne che hanno operato nel sindacato, ai diversi livelli di direzione, in un significativo processo di formazione, mobilità e promozione di capacità e di impegno.
  • Una storia rivolta ai soli grandi eventi e alle élites perde di vista la «memoria collettiva della quotidianità», mentre le storie di vita delle persone restituiscono agli avvenimenti quel significato di impresa umana che li rende irriducibili, proprio perché azioni consapevoli degli uomini e delle donne. E la differenza non è da poco. Non c'è, dunque, soltanto la grande storia; c'è anche la storia minuta e diffusa delle persone che si sono impegnate nel proprio territorio, una storia da raccogliere e scrivere per dare conto di una grande esperienza umana collettiva che ha permesso il progresso sociale e civile delle comunità. È questo ciò che bene si comprende scorrendo i ricordi di lotte raccolti nel volume: da Savino Di Bari - vero costruttore di tutte le conquiste sindacali della Basilicata nonché loro memoria storica - ad Antonio Sileo, Eleonora Miceli Covelli e tanti altri testimoni, fino al più anziano degli intervistati, Antonio Tudisco, di 92 anni, che con grande precisione ci descrive lo svolgersi degli avvenimenti vissuti tra la fine degli anni quaranta e quella degli anni sessanta. Testimoni e protagonisti, tutti, pronti a ricordare e raccontare per trasmettere alle giovani generazioni, con la propria storia vissuta, la passione per il sindacato e l’orgoglio di chi, tra povertà e miseria, ha lottato per i propri ideali e per la difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
  • La legge finanziaria per il 2007 (n. 296 del 27 dicembre 2006), pur nella complessità del testo normativo, si caratterizza per la rilevante presenza di disposizioni a tutela dei lavoratori. Con numerosi commi, infatti, è stata confermata una linea del governo tesa ad arginare la precarietà esplosa negli ultimi anni e a promuovere il lavoro stabile e sicuro. In tale direzione si era peraltro già mossa l’azione del ministro del Lavoro e della Previdenza sociale con gli interventi del 2006 e, in particolare, con quelli relativi ai lavoratori dei call center e alla sicurezza nei cantieri. Ed è in questo tracciato che si inseriscono le disposizioni contenute nella legge n. 296, aprendo così la prospettiva di un ravvicinato percorso riformatore. Il volume è il frutto della prima elaborazione di un gruppo prestigioso di giuslavoristi ed economisti, che, ciascuno per la propria specializzazione, descrivono e commentano in modo chiaro e completo i contenuti delle norme al fine di farle conoscere e renderle chiare a chiunque sia interessato ai problemi del lavoro. In appendice il testo delle principali disposizioni della finanziaria in materia.
  • Durante gli anni difficili della sua giovinezza, in un entroterra siciliano devastato e depresso, l’autrice, donna del popolo lavoratore, affida alla carta avvenimenti, emozioni e riflessioni: la guerra, l’amore, l’impegno sociale e politico, le prime rivendicazioni femminili. Presto responsabile di diverse associazioni di donne comuniste e di sinistra, è compagna di un dirigente politico e sindacale, Luigi Infuso, con cui condivide la passione e la tenacia di un’esistenza di lotte. I diari, più volte ripresi e rimaneggiati, sono stati ora definitivamente ordinati per non disperdere un importante patrimonio fatto di vita vissuta, di battaglie, conquiste sociali e testimonianze minute, che si snodano dal secondo dopoguerra fino agli anni sessanta, nella provincia di Caltanissetta. Ed è grazie all’intreccio costante della dimensione personale con quella storico-politica, andando anche oltre il mondo comunista nisseno, che il testo di Enrichetta Angela Casanova Infuso allarga il fuoco, facendosi autobiografia e storia insieme.
  • A sei anni dalla approvazione della legge quadro di riforma dei servizi sociale il giudizio sul suo stato di attuazione è insoddisfacente. Il governo di centrodestra, infatti, in questi anni ha ridotto in modo consistente i finanziamenti, in particolare la dotazione del Fondo nazionale per le politiche sociali, non ha emanato i provvedimenti di attuazione, ma soprattutto non ha definito i Livelli essenziali delle prestazioni sociali che debbono garantire l’esigibilità dei diritti per le persone e le famiglie in tutto il territorio nazionale. Ha così impedito di affrontare le più importanti emergenze sociali come l’assistenza alle persone non autosufficienti, la lotta alla povertà, la strutturazione di una rete di sostegno alle famiglie. - Anche a livello regionale e locale, pur emergendo esperienze positive, vi sono ritardi nel recepimento dei principi innovatori della Legge 328/2000 e nella organizzazione di una rete integrata di servizi. Cgil, Cisl e Uil, che sono state tra i promotori di questa importante legge, fanno il punto della situazione, nel Convegno di Roma, con i massimi rappresentanti delle Istituzioni nazionali, regionali, locali e del Terzo settore, e con esponenti del mondo scientifico.
  • Il volume raccoglie i documenti e il dibattito del XV Congresso nazionale della Cgil, tenutosi a Rimini dal 1° al 4 marzo 2006: 90 interventi che in quattro giornate di intenso lavoro si sono svolti di fronte ad una platea di 1.222 delegate e delegati e di migliaia di invitati provenienti da tutto il paese e da centinaia di luoghi di lavoro. -Sulla relazione svolta da Guglielmo Epifani, insieme ai delegati al Congresso intervenuti, si sono anche confrontati Luigi Angeletti e Savino Pezzotta, segretari generali di Uil e Cisl, Guy Ryder, segretario generale della Cisl internazionale, Eduardo Estevez, segretario generale aggiunto della Cmt e John Monks, segretario generale della Ces. -Nel volume trovano altresì collocazione gli interventi di ospiti prestigiosi del Congresso, come Romano Prodi e Oscar Luigi Scalfaro, insieme a quelli svolti nell'ambito dell'iniziativa congressuale "Il sindacato, la democrazia, la Costituzione", a cui hanno partecipato Giorgio Napolitano, Giuliano Amato, Luciana Castellina, Domenico Fisichella e Mino Martinazzoli. -L’intervento conclusivo di Guglielmo Epifani completa la discussione nazionale raccolta nel volume, che contiene anche il testo finale emendato dal congresso delle Tesi su cui si è svolto l'intero dibattito congressuale, articolatosi poi in oltre 50.000 assemblee congressuali a cui hanno partecipato circa 1 milione e 500 mila iscritte ed iscritti alla Cgil – degli ordini del giorno e del documento conclusivo approvati, dello Statuto della Cgil e degli organismi eletti dal XV Congresso.
  • Il tema dei licenziamenti per motivi economici - comprensivo dei licenziamenti individuali per giustificato motivo oggettivo e dei licenziamenti collettivi - è affrontato già da diverso tempo secondo ottiche alternative. Da un lato, c’è chi tende a valorizzare la responsabilità sociale dell’impresa datrice di lavoro - e del gruppo societario cui questa appartiene - nella ricollocazione dei lavoratori eccedenti. In questa ottica si colloca la proposta di legge di iniziativa popolare avanzata dalla Cgil nel 2002: il licenziamento viene infatti concepito come ultima ratio - dopo aver utilizzato tutti gli ammortizzatori sociali conservativi (contratti di solidarietà e poi Cigs) - con obbligo di ricollocazione in posti disponibili nelle società del gruppo o, in mancanza, con obbligo di «accompagnamento» (corsi di riqualificazione, oneri di ricollocazione «esterna», bonus economico). Dall’altro lato, si sostiene che occorre liberalizzare la disciplina o tutt’al più mantenere l’attuale assetto, salvo irrobustire e generalizzare i trattamenti di disoccupazione; peraltro con un importante problema di copertura economica di oneri cospicui. Le relazioni e gli interventi sul tema che qui vengono riuniti illustrano e approfondiscono le due diverse posizioni. L’importanza degli argomenti è resa evidente dall’agenda dei lavori del Governo Prodi e dalle iniziative intraprese dall’Associazione italiana di diritto del lavoro. Contributi di: Alleva, Amato, Amoroso, Andreoni, Balletti, Mascarello, Mattone, Mazzotta, Perulli.
  • L’economia, le politiche sui redditi e quelle sociali, le trasformazioni del mercato del lavoro e la precarietà diffusa, la sicurezza sui luoghi di lavoro, il welfare e il diritto alla salute, lo sfruttamento minorile, il lavoro e il sindacato nel mondo, le nuove e vecchie povertà, il carcere e la giustizia, il volontariato, il Terzo settore e l’economia solidale, le libertà e i nuovi diritti, le migrazioni e i rifugiati, i nuovi movimenti e la globalizzazione, gli armamenti e le geopolitiche, le guerre infinite e i terrorismi globali, i diritti umani e le discriminazioni, le turboeconomie e le violazioni, l’Europa politica e quella sociale, lo stato del pianeta, lo sviluppo e le diseguaglianze, le politiche ambientali nel mondo e in Italia: sono alcuni dei tanti temi trattati nel Rapporto sui diritti globali 2007, giunto alla sua quinta edizione. * Prefazione di Guglielmo Epifani, introduzione di Sergio Segio, interventi di Paola Agnello Modica, Lucio Babolin, Paolo Beni, Carla Cantone, Luigi Ciotti, Roberto Della Seta, Luca De Fraia, Marco De Ponte, Fulvio Fammoni, Patrizio Gonnella, Maurizio Gubbiotti, Marigia Maulucci, Claudio Messina, Raffaele Minelli, Paolo Nerozzi, Nicola Nicolosi, Mauro Palma, Achille Passoni, Ciro Pesacane, Morena Piccinini, Francisco Sarmento, Maria Gigliola Toniollo.
  • Il Regolamento sull’autonomia didattica degli Atenei del 1999, che ha introdotto la formula del cosiddetto "tre + due", e i molteplici ulteriori provvedimenti varati dai ministri Ortensio Zecchino e Letizia Moratti avrebbero dovuto elevare il livello del nostro sistema universitario e, insieme, metterlo in condizione di operare in modo più razionale, efficace ed efficiente rispetto al passato. La pseudoriforma non sembra però aver centrato tali obiettivi, poiché il sistema universitario italiano versa in una crisi profonda, aggravata da elementi grotteschi e, talvolta, addirittura comici. Le 81 strutture universitarie, pubbliche e private, con le loro 545 Facoltà e i 3.076 Corsi di Studio, tenuti da 60.728 docenti di ruolo e 30.638 professori a contratto, sono passate al setaccio di un paziente e rigoroso lavoro di ricerca e di documentazione, che mette a nudo i tratti più salienti della condizione dell’Università italiana al termine del primo ciclo di applicazione della "riforma", portando alla luce incongruenze, errori, furbizie, favoritismi e perversioni, ma offre anche elementi utili per porre rimedio a situazioni di vera e propria patologia e per individuare linee e regole serie, il più possibile condivise, di riprogettazione sia dell’assetto complessivo degli studi universitari nel nostro Paese sia delle prospettive del loro sviluppo.
  • Questo libro nasce per celebrare i 100 anni del Sindacato ferrovieri italiani (Sfi), che venne fondato al congresso di Roma tenuto dal 26 aprile al 1° maggio 1907, unificando le precedenti organizzazioni della categoria. Dipendenti prima da poche grandi compagnie, poi, dopo il 1905, dall’azienda autonoma delle Ferrovie dello Stato, i ferrovieri erano lavoratori nuovi, addetti al progresso tecnologico e inquadrati in un ambiente «paramilitare» rigidamente gerarchico, rimasto quasi immutato negli anni e ben percepibile dai berretti gallonati in uso fino a poco tempo fa. Tutti questi aspetti contribuirono a sviluppare un forte sentimento di corpo e a legare i lavoratori alla loro organizzazione sindacale, caratterizzata da una gelosa autonomia dai partiti, ma al tempo stesso espressione di un settore molto politicizzato. Confluito nel 1980 in una più ampia Federazione lavoratori dei trasporti (Filt), lo Sfi nel corso della sua storia è stato sempre contrassegnato dal collegamento tra l’azione sindacale e l’identità professionale della categoria, divisa in un centinaio di qualifiche ma unita dalla comune appartenenza a una «grande famiglia». Il rapporto stretto tra la consapevolezza del valore del lavoro, l’identità del mestiere e le più vaste lotte del movimento operaio ha rappresentato una costante nei lunghi e vivaci decenni di vita sindacale dei ferrovieri, analizzati nei saggi del volume dagli antefatti ottocenteschi fino ai giorni nostri.
  • Società di mutuo soccorso, Case del popolo, circoli cooperativi o aziendali: il mondo dell’associazionismo di base risorge libero nell’Italia del 1945, rivendicando il diritto di esercitare le sue funzioni senza impedimenti e senza subire vessazioni. Questa richiesta di democrazia, tuttavia, è destinata a fare presto i conti con un sistematico e stringente controllo degli apparati burocratici e di governo, e con pesanti logiche clericali le cui pratiche censorie condizionano pesantemente e limitano l’aperto dispiegarsi delle idee. Gli anni che seguiranno saranno costellati di tentativi di intimidazione, sfratti, soprusi, violenze, eppure ciò non impedirà a questo movimento di crescere e svilupparsi in un nuovo soggetto che sarà protagonista e costruttore di una nuova cultura nazionale: l’Associazione ricreativa culturale italiana (Arci), ultima delle organizzazioni nate nel solco delle culture ideologiche dell’Otto-Novecento, che reca nel suo DNA le ragioni della modernità contemporanea. Una ricostruzione minuziosa e accurata effettuata da un punto di vista inusuale, per comprendere il periodo della nostra storia nazionale che portò l’Italia fino al boom economico e alla soglie della società dei consumi, ma che fu anche teatro di forti contrapposizioni e tragici episodi di repressione e ingiustizia.
  • Analizzando il «nuovo» capitalismo attraverso la filosofia del lavoro, emerge con chiarezza come l’ideale lavoristico che aveva dominato il mondo occidentale sia ormai in declino: il lavoro vocato, con la sua aura di sacralità, nasce all’interno della tradizione cristiana e viene successivamente assorbito dal pensiero liberale, che ne ha fatto il pilastro ideologico del modo di produzione capitalistico fino al fordismo. Il «nuovo» capitalismo, che sta sorgendo come reazione alla grave crisi in cui il capitalismo stesso è caduto a partire dagli anni ’70, ha dato vita ad un nuovo paradigma imprenditoriale, il post-fordismo, che si alimenta della traduzione occidentalizzata di quella forma orientale di organizzazione del lavoro detta toyotismo ed è incompatibile con il principio del lavoro vocato. Il nuovo capitalismo post-fordista sta sostituendo il lavoro vocato con un nuovo ideale lavoristico che può essere definito lavoro flessibile e che si sta già manifestando come un potentissimo strumento di asservimento dell’uomo alle necessità del capitale.
  • Che rapporto si configura attualmente tra il film documentario - quella parte di immagini in movimento che ha come punto di riferimento uno dei «padri» del cinema, Louis Lumière - e il «dominio digitale»? Quali sono le modifiche strutturali che stanno emergendo? Nella prima sezione del volume si analizzano quali novità tecnico-linguistiche, quali modifiche espressive e quali permanenze caratterizzino il film documentario dopo alcuni anni di diffusione delle tecnologie digitali. Nella seconda sezione si affrontano le mutazioni nel processo produttivo: la regia, la raccolta delle immagini, il montaggio, la produzione, la diffusione. In coda ai saggi, un aggiornato glossario tecnico. Il volume contiene scritti di F. Birri, A. Cicconi, V. De Seta, L. Faccini, F. Ferraro, A. Forgione, A. Giannarelli, F. Grosoli, V. Mancuso, R. Mazzantini, A. Medici, M. Mete, S. Muti, R. Perpignani, G. Petitto, L. Ricciardi, S. Savorelli, P. Scarnati, P. Simoni, L. Verga. Le foto sono di N. Guiducci.
  • Emozioni storiche in musica per la Cgil, un sindacato che ha cento anni di vita, ma che vuole anche essere protagonista e punto di riferimento per il futuro. Al centro della Cantata dei cent’anni i valori del lavoro, della solidarietà, nati con l’umanità e che gli uomini e le donne hanno sempre dovuto difendere. Nel libro il testo della cantata e un’intervista ai due autori. Un atto d’amore e d’omaggio verso la Confederazione Generale Italiana del Lavoro. Musica di Nicola Piovani Versi di Vincenzo Cerami Cantanti: Pino Ingrosso, Alessandro Quarta, Raffaela Siniscalchi, Gabriella Zanchi Voce recitante: Massimo Wertmuller Orchestra Roma Sinfonietta diretta da Nicola Piovani
  • Il secondo Rapporto sulla società e l’economia del Lazio, fuori da ogni retorica autocelebrativa, vuole essere un tassello essenziale del difficile puzzle di risanamento e riqualificazione dell’economia laziale. Il suo obiettivo è di offrire elementi di conoscenza utili per una composizione sicura di quel puzzle. L’auspicio di chi lo ha promosso è che l’utilizzazione che verrà fatta dei materiali, dei documenti e delle analisi contenuti nel Rapporto risulti almeno proporzionale alle energie investite per realizzarlo. Viviamo una fase della vicenda del Paese in cui al centro dell’attenzione mediatica e pubblica vi è la politica, letta e interpretata nei suoi aspetti più deteriori. Nel micro o macro cosmo (a seconda degli angoli visuali) della società e dell’economia regionale abbiamo invece inteso lo sguardo politico come uno sguardo profondo, multidisciplinare, analitico. Con la globalizzazione è cambiato il rapporto tra la dimensione temporale e quella spaziale. Così può accadere che la persona, uomo e donna, perda la propria visibilità, fatta di storie, esperienze, valori, idee. È proprio questa visibilità che il Rapporto intende restituire.
  • Il volume raccoglie una serie di interventi svolti da personalità del mondo giuridico, sindacale e politico sui temi cruciali e le prospettive di riforma del processo del lavoro e previdenziale. La riforma del processo del lavoro, già articolata nella precedente legislatura da una Commissione ministeriale di studio, è stata ulteriormente messa a punto in quella attuale dalla ricostituita Commissione che, coordinata da Raffaele Foglia, ha terminato i suoi lavori nel maggio del 2007 predisponendo un progetto di legge, che il lettore troverà in questo volume. Il processo del lavoro italiano, pur presentando tratti caratteristici positivi e per più versi eccellenti nel panorama internazionale, è però uno strumento indifferenziato, agito per la soluzione di ogni controversia di lavoro a prescindere dalla sua rilevanza individuale e sociale. L’iter procedimentale è oggi il medesimo sia per una importante - e, per il lavoratore, vitale - controversia in tema di licenziamento o impugnazione di contratto di lavoro a termine, sia per una semplice rivendicazione retributiva o di qualifica. Di conseguenza, più o meno uguali sono anche i tempi del processo, negli ultimi anni spaventosamente allungatisi. Con la proposta di riforma discussa in questo volume, oltre ad importanti novità in tema di conciliazione e di processo previdenziale, si prevede che controversie più importanti (licenziamenti, trasferimenti, impugnazioni di rapporti di lavoro precari) possano invece venire instradate su corsie processuali preferenziali. Contributi di: Alleva, Andreoni, Assennato, Baratta, F. Coccia, Costantino, Curzio, Epifani, Fabbri, Fezzi, Foccillo, Foglia, Ianniruberto, Mastella, S. Mattone, Musella, Naccari, Nerozzi, Proto Pisani, Raffone, Rossi, Sirianni, Smuraglia, Todaro, Treu, Vietti.
  • Il 17 luglio 1960 muoiono sotto i colpi della polizia cinque cittadini di Reggio Emilia che stavano prendendo parte ad una manifestazione di protesta contro il Governo Tambroni, retto dai voti del Movimento sociale italiano, formazione neofascista. Nei mesi precedenti, violenti scontri avevano segnato le piazze di molte città d’Italia, da Nord a Sud. Da Genova a Palermo, scioperi e manifestazioni con altri morti e feriti. Si arriva a Reggio Emilia al culmine di una stagione repressiva senza uguali. La città è presidiata, ai cittadini viene impedito di manifestare. In questo clima si svolge questa storia di quartiere, fra ragazzi «ribelli», nell’inevitabile scontro generazionale, in una Reggio ancora profondamente agricola. La modernità avanza e, all’impegno politico, si accompagnano le Vespa e il mito della Giulietta, il festival di Sanremo e le balere per ritrovarsi. Tutto a scandire una quotidianità che nasce da profonde radici e si proietta fino a noi. Nel volume una dettagliata cronologia degli avvenimenti curata da Fabrizio Loreto.
  • In tutti i paesi dell’Unione Europea cresce l’occupazione precaria, fatta di lavori a termine o part-time, con tipologie contrattuali e statuti professionali fortemente differenziati. Poiché per il futuro non si prevede un’inversione di tendenza, anche i sistemi di protezione sociale, realizzati nei diversi paesi europei intorno alla figura del lavoratore stabile e a tempo pieno, dovranno subire forti cambiamenti se vorranno mantenere i livelli di coesione sociale raggiunti in passato. La ricerca qui pubblicata ha analizzato il fenomeno del lavoro precario negli altri paesi europei e le politiche messe in atto per tutelarlo. Particolare attenzione è stata posta alla tutela per la mancanza di lavoro e ai sistemi di controllo della disoccupazione realizzati nelle realtà con esperienze più consolidate nell’applicazione di politiche attive per l’impiego con l’auspicio di ricavarne utili indicazioni per il nostro paese. L’indagine ha riguardato cinque paesi (Belgio, Francia, Germania, Inghilterra e Spagna), assortiti in modo da poter ben rappresentare l’intero panorama europeo sia per la loro consistenza economica e demografica sia per la varietà di modelli di tutela sociale. Contributi di: Dispersyn, Fuchs, Gorelli Hernandez, King, Laborde.
  • Viviamo in un’epoca in cui la progressiva e drammatica scomparsa della «città» va di pari passo con il sorgere di un aggregato urbano in continua e inarrestabile espansione. Un «mostro» che divora il territorio, i suoi paesaggi e la sua storia. Restituire la città alla società, ridurre l’edificazione allo stretto indispensabile per allargare lo spazio alla fruizione di tutti i cittadini: ecco l’obiettivo della CGIL vicentina. Comune agli autori di questo libro - e in particolare agli urbanisti Edoardo Salzano, Anna Marson, Marco Guerzoni e Giampaolo Bassetti - è la critica argomentata dello sprawl, ovvero di un modello insediativo disperso che non solo aggredisce la bellezza del paesaggio, ma produce anche uno sviluppo insostenibile, esasperando i fenomeni di separazione sociale e indebolendo il senso di appartenenza a una comunità civile. Di sicuro non sono solo «urbanistiche» - come ha detto il presidente del Consiglio Romano Prodi - le ragioni per cui è profondamente sbagliato ospitare in Italia altre basi USA. Ma le analisi contenute in questo libro sulla vicenda «No Dal Molin» dimostrano che la militarizzazione del territorio porta al suo grave e forse «incurabile» decadimento ambientale. Ecco perché la protesta è divampata così forte a Vicenza e nel Veneto. Qui se ne dà conto anche attraverso le testimonianze di autori come Mario Rigoni Stern, Noam Chomsky, Dario Fo, Moni Ovadia.