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Formazione continua in Italia e in Europa
10.00
€
I Fondi Interprofessionali svolgono un ruolo fondamentale nella governance della formazione continua, nel favorire la crescita della domanda di formazione non solo in termini quantitativi ma soprattutto qualitativi. Il testo ripercorre i principali snodi che, in alcuni Paesi europei (Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito), hanno costituito la base per la costruzione di un sistema di formazione continua, differenziandosi a seconda di vari fattori, quali: l’assetto istituzionale e la struttura del sistema di istruzione e formazione; l’approccio al mercato, all’organizzazione del lavoro e alle risorse umane; il ruolo e la forza delle organizzazioni di rappresentanza, evidenziando il ruolo delle parti sociali. A partire dai dati riportati nel XIII Rapporto ISFOL sulla formazione continua vengono evidenziati alcuni punti utili per orientare l’attività di contrattazione della formazione, in termini di accesso alla stessa, di definizione dell’idea di sviluppo economico, sociale e professionale che intende contribuire a generare, di superamento delle disuguaglianze sociali. Viene inoltre ripercorso il lavoro svolto dall’Unione Europea nell’incentivare l’impulso alla formazione continua e quello svolto dai sindacati italiani, in particolare la CGIL, nel promuovere progetti tesi a diffondere una cultura della formazione, anche attraverso gli accordi che hanno condotto alla costituzione dei Fondi Interprofessionali. Dal quadro presentato emergono delle linee di indirizzo utili per pianificare interventi volti allo sviluppo dei saperi professionali. Emerge, inoltre, l’urgenza di una riflessione su come, nel riconoscimento degli apprendimenti in esito da percorsi di formazione finanziata, i Fondi Interprofessionali si raccorderanno coi sistemi di certificazione regionali, nazionali ed europei.
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Se otto ore vi sembran poche…
20.00
€
Non tutti sanno che l’Italia detiene un primato internazionale nell’ambito della leadership femminile: dal 1904 al 1922 Argentina Altobelli ha guidato la prima e più importante organizzazione di massa presente nel nostro Paese, la Federazione nazionale dei lavoratori della terra. Nel volume viene così ripercorsa la storia della presenza femminile nel Sindacato agricolo. Quattro periodi storici differenti, quattro donne simbolo. Argentina Altobelli per i primi decenni del Novecento, Regina Terruzzi per gli anni del fascismo, Mina Biagini per gli anni dell’emergenza bellica, della Resistenza e della ricostruzione ed infine Donatella Turtura per il periodo del sindacato unitario, della liberazione sessuale e dell’emancipazione femminile degli anni Sessanta e Settanta. Per la prima volta carteggi privati, diari e articoli di giornali vengono messi a confronto con gli atti congressuali, i verbali delle riunioni e le circolari interne, ponendo l’accento sui meccanismi che hanno consentito alle protagoniste della ricerca di arrivare alla guida di una categoria di tradizionale appannaggio maschile. Il titolo del volume rappresenta il cerchio che lega insieme queste donne: fa riferimento ad uno dei più noti canti di classe nato durante le grandi proteste del 1906, che avevano l’obiettivo di ridurre la giornata lavorativa delle mondine e degli altri lavoratori delle risaie ad otto ore. La battaglia per l’orario di lavoro è iniziata sotto la guida di Argentina Altobelli e si è conclusa alla fine degli anni Settanta, con la conquista da parte dei braccianti della giornata lavorativa di 6 ore e 40 minuti, sotto la guida di Donatella Turtura.
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La lettera blu
12.00
€
La morte di Moro è sempre stata rievocata entro uno schema cromatico che poneva in conflitto il rosso delle brigate e il nero delle stragi e dei servizi deviati. Era come se non si potesse prescindere dai termini di una lunga guerra civile nazionale, mai completamente risoltasi. Questo libro, invece, ci parla di quel la guerra con una lingua compiutamente post-bellica. Il Moro di Mastrogregori – certo, nelle condizioni disperate nelle quali si trovò costretto negli ultimi giorni della sua esistenza – restò politicamente lucido, combattivo nei confronti dei suoi nemici, impegnato a costruire il terreno di un dialogo tra tutte le parti. Anzi, l’analisi filologica delle lettere – dove questa volta è il blu dell’inchiostro a guidare l’attenzione del ricercatore – sembra suggerire una chiave di lettura assolutamente originale. Insomma, il leader cattolico non si arrendeva affatto ai carcerieri, non ne propugnava il riconoscimento politico, ma recitava una parte, metteva in scena un personaggio, collaborava alla costruzione di se stesso come ostaggio, «accettando di pagare un prezzo per questo (dare corpo alla propaganda terroristica)». Sicché, se il rosso e il nero erano i colori con i quali poteva essere descritta la vittima-martire, il blu della lettera di Moro sembra raccontare la vicenda di un politico che non si arrese mai a un destino già scritto, perché voleva «assolutamente tornare libero […] perché non sopportava di non poter camminare».
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Processo al sindacato
12.00
€
«Di buon mattino, il 9 ottobre 1979, cominciano a giungere, inattese ai loro destinatari, le 61 raccomandate» con cui la FIAT licenzia altrettanti lavoratori, accusandoli di aver fatto ricorso alla violenza durante un aspro decennio di conflitto industriale. Appare subito chiaro che, accanto ai 61 operai, offerti all’opinione pubblica come quinta colonna del terrorismo in fabbrica, sul banco degli imputati siede il conflitto collettivo e l’intero sindacato, oltre alle norme che limitano il potere dei datori nei luoghi di lavoro. La vicenda dei 61, il cui estenuante processo in questo libro scritto nel 1981 è raccontato con maestria da Giorgio Ghezzi, già membro del collegio di difesa del sindacato, costituisce, in realtà, «una lucida introduzione» alla sconfitta operaia dell’autunno 1980: una «svolta nel corso delle relazioni industriali» e, con essa, l’inizio di un lungo trentennio di restaurazione italiana che, a giudicare dai più recenti sviluppi del «caso FIAT», non è ancora concluso. Le lucide premonizioni, disseminate nel testo che oggi viene ripubblicato, rappresentano una ragione in più per frequentare, trent’anni dopo, un cruciale tornante di storia sindacale del nostro Paese.
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Specchio delle sue brame
14.00
€
Questo libro ironico e sovversivo guarda al corpo – della donna ma non solo – come protagonista del luccicante mondo delle pubblicità commerciali, con una nuova angolazione, quella intersezionale, incrociando diverse prospettive analitiche. Perché le icone delle pubblicità sono prevalentemente belle, alte, magre, ricche, eleganti, giovani e desiderabili allo sguardo maschile? Altrimenti, come vengono rappresentate? È vero che molte pubblicità sono razziste? Cosa c’entrano le réclame con la nostra vita quotidiana, con i nostri comportamenti? Il bombardamento incessante di immagini commerciali non ci impone solo di comprare: esso agisce anche in funzione normativa nei confronti del corpo sociale stesso. La prospettiva di decostruzione politica è duplice: induce la comprensione dei rapporti di potere sottesi alla costruzione sociale di tali immagini e svela che il mercato ha una funzione attiva nel rafforzamento delle ideologie dominanti. Così viene sancita la supremazia del maschio adulto, bianco, occidentale, «che ama le donne» – e dello stile di vita delle classi alte come modello a cui conformarsi, o aspirare, come valori da condividere o perlomeno da copiare. Nonostante si spenda moltissimo per le pubblicità, oggi la crisi rende possibile una nuova consapevolezza per le donne, le classi svantaggiate, le persone di colore, le minoranze sessuali, per tutti coloro che si trovano al
margine
e che rappresentano una maggioranza emergente. Così diventa possibile giocare una partita fuori dallo specchio e lungi dalle sue brame, elaborando una microfisica del contropotere, forme autonome di agentività, solidarietà e resistenza. Codici altri al cui interno il tutto dell’utopia si esprime in ogni gesto opposizionale: nella guerriglia semiotica, nel rovesciamento dei significanti dispotici, negli atti di riappropriazione consapevole della vita, fuori dalla forma merce, lontano da rapporti di potere. Abbiamo diritto di riprendere il controllo sul nostro immaginario: la liberazione dei corpi non ha nulla a che vedere con il liberismo commerciale delle
réclame
.
Con il contributo di Marta Baldocchi, Emanuela Chiodo, Vincenza Perilli, Angela Tiano.
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La rivolta impossibile
10.00
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La prima biografia di Mastronardi nel cinquantenario de Il maestro di Vigevano. Riccardo De Gennaro colma una vasta lacuna, restituendoci il ritratto vivido di uno scrittore ancora troppo poco conosciuto, autore dello straordinario romanzo “Il maestro di Vigevano”. Un grande intellettuale che, insieme a Bianciardi e Pasolini, ha saputo raccontare meglio di chiunque altro gli sconvolgimenti degli anni del boom economico, quando la frenesia e la furia della corsa al denaro travolsero quasi tutta la nostra società. In tutti i suoi romanzi Mastronardi ha saputo cogliere lo spirito del tempo, parlando di quella grande provincia padana che, come scrive Fofi nella prefazione, «era - ed è forse ancora - la zona più fragile, succube e ricettiva della frenesia collettiva». Ma De Gennaro ci parla anche dei dilemmi insolubili di oggi, rivelando un mondo della cultura e dei media mai stato così conformista e totalmente privo di osservatori geniali ed acuti, come lo furono ieri Mastronardi e Bianciardi.
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L’esperimento profano
10.00
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Per tre quarti del Novecento il mondo ha ruotato intorno all’esperimento sovietico: a favore o contro l’idea di contrastare l’avanzata del capitalismo e affermare l’utopia del comunismo. Col crollo repentino dell’Urss, è subentrato il silenzio. Quell’esperienza è stata rimossa, diventando un tabù per i suoi protagonisti, i suoi orfani, i suoi nemici. Frutto di quarant’anni di ricerche di una studiosa tra i più accreditati, questo libro mette a nudo le idee guida e gli ingranaggi di potere che hanno scandito l’ascesa e il declino di quell’esperimento: l’incontro-scontro tra le élite intellettuali e gli uomini della gestione popolare, sfociato nella progressiva affermazione dei meccanismi di mercato e nella sconfitta della politica-progetto. Con un linguaggio rigoroso e tagliente, tornano sul tappeto nodi irrinunciabili della cultura occidentale.
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Bruno Trentin. La sinistra e la sfida dell’Europa politica
20.00
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La costruzione dell’Europa politica ha scandito l’impegno di Bruno Trentin di fronte alla terza rivoluzione industriale e al panorama internazionale degli anni novanta. Prendendo le mosse dall’elezione al Parlamento europeo nella legislatura 1999-2004, il volume ricostruisce l’attività politica e intellettuale di Trentin nell’ultimo decennio della sua vita. Aperto dalle testimonianze del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di personalità della sinistra politica e sindacale come Martin Schulz, Sergio Cofferati, Guglielmo Epifani e Susanna Camusso, il libro propone una selezione degli interventi di Trentin al Parlamento europeo e un’ampia raccolta dei suoi scritti del decennio (1997-2006). Come attesta l’esperienza del «Gruppo Spinelli» al Parlamento europeo, emerge una forte battaglia per una Europa federale, capace di promuovere un nuovo modello di sviluppo fondato sul lavoro e sulla conoscenza e di esercitare un ruolo di primo piano sulla scena internazionale. Cogliendo le contraddizioni della sinistra nella storia del processo di integrazione, l’elaborazione intellettuale e politica di Trentin si rivela di grande attualità per le sfide del tempo presente.
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Due pacifisti e un generale
3.99
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10.00
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Fascia di prezzo: da 3.99 € a 10.00 €
Nelle Forze armate italiane c’è stata una rivoluzione. Non più soldati di leva, ma professionisti della sicurezza, non più solo uomini, ma anche donne, non più militari ignoranti e inconsapevoli, ma ragazze e ragazzi addestrati, colti e curiosi, esperti di tecnologie, desiderosi di girare il mondo e di capirlo. Vincenzo Camporini, capo di stato maggiore della Difesa, racconta a due giornalisti, che non hanno mai nascosto la propria adesione ai valori del pacifismo, tutte le tappe di questo percorso che non è solo organizzativo, ma culturale e ideologico. In questa lunga intervista si affrontano i grandi temi del nostro presente, dal dibattito su guerrieri o «soldati di pace», alla stessa idea di pace, di guerra, di disciplina, di gerarchia, di comando. Ci sono molte domande scomode, ma anche molte verità finora mai svelate. Per la prima volta un militare a capo dello stato maggiore della Difesa affronta senza reticenze i problemi delle nostre missioni internazionali, gli interventi in Iraq e Afghanistan, la relazione non sempre facile con il Palazzo e con i media, la guerra e la pace, le vittime civili, i rapporti col mondo umanitario e gli altri Paesi, l’esercito europeo e il cosiddetto «approccio italiano» fuori dai patrii confini. Ne esce il racconto inedito di un mondo in gran parte sconosciuto e anche una sorprendente predisposizione al dialogo che prefigura un nuovo ruolo delle Forze armate nella società italiana. Di cui solo gli addetti ai lavori si erano finora, e solo in parte, accorti.
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La Bella, la Bestia e l’Umano
4.99
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12.00
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Fascia di prezzo: da 4.99 € a 12.00 €
Questo volume inaugura la collana sessismoerazzismo, edita in collaborazione con l’Associazione Crs e curata da Lea Melandri, Isabella Peretti, Ambra Pirri e Stefania Vulterini.
Ad assimilare specismo, sessismo e razzismo – sostiene l’autrice sulla scia di una linea di pensiero che va dalla Scuola di Francoforte a studiosi/e quale Colette Guillaumin – è l’attribuzione agli «altri», alle donne, ai non umani di una natura diversa, inferiore o mostruosamente superiore, da controllare e soggiogare. Dei tre sistemi di dominio, Rivera analizza analogie e intrecci, peculiarità e divergenze. Ed esemplifica l’analisi dei processi di alterizzazione e reificazione attraverso alcuni temi: la dialettica fra razzismo istituzionale e xenofobia popolare; il trattamento dei corpi altrui, fino agli stupri «etnici»; le controversie sul «velo islamico» e sulle modificazioni dei genitali femminili; la vicenda italiana delle donne-tangenti. Infine, accogliendo la critica dei femminismi «non bianchi», suggerisce di adottare una postura critica e relativista, per evitare l’etnocentrismo, trascendere l’universalismo particolare, immaginare un modello di universalità relazionale, concreto, situato, sessuato.
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La strage e i depistaggi
12.00
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Per le verità allora nascoste e i depistaggi che ne seguirono, la strage di Portella della Ginestra del Primo maggio 1947 continua ad essere ancora oggi oggetto di dibattito storiografico. Il volume di Francesco Petrotta, frutto di un’attenta e minuziosa ricerca archivistica animata da una profonda passione civile, colloca la drammatica vicenda nel contesto locale in cui ebbe a maturare, facendo una volta per sempre piazza pulita di tutte le fantasiose congetture che periodicamente, anche in buona fede, vengono offerte al giudizio dei lettori. In particolare, viene definitivamente smentito il coinvolgimento del governo americano nella pretesa lotta antibolscevica portata avanti dal bandito Giuliano, e in pari tempo acquista maggiore risalto il ruolo svolto dalla mafia di Piana degli Albanesi, guidata dal boss Ciccio Cuccia, come uno dei principali mandanti dell’azione delittuosa che terrorizzò per lungo tempo quella parte del territorio palermitano epicentro delle gesta del cosiddetto «re di Montelepre».
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Buen vivir
3.99
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10.00
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Fascia di prezzo: da 3.99 € a 10.00 €
La crisi attuale mette in luce l’insostenibilità politica e sociale di un modello di sviluppo che ha dimostrato la sua inadeguatezza e che pone domande forti, legate alla sopravvivenza stessa dell’uomo sul pianeta. Domande come: esiste un’alternativa al modello capitalista? è realizzabile migliorare la vita di miliardi di persone tenute ai margini? si può coniugare l’economia con la difesa dell’ambiente? è possibile sperimentare un nuovo patto sociale e ripensare le forme della rappresentanza? Dall’America latina all’Asia, all’Africa, a molte comunità e territori del Nord del mondo i conflitti ambientali e sociali hanno creato le condizioni per la formazione di una risposta nuova che, a partire dalla democrazia deliberativa e dalla responsabilizzazione collettiva, lavora alla costruzione di un nuovo paradigma di civiltà, fondato sul buen vivir – cioè su una vita in armonia con la natura, della quale tutta la comunità è parte – che è oggi tra i principi fondanti delle Costituzioni della Bolivia e dell’Ecuador. Educazione popolare, autogoverno, orizzontalità, giustizia sociale, mutualismo, creatività e decolonizzazione del potere sono gli strumenti e le pratiche che l’ecologismo dei poveri utilizza per costruire una democrazia della Terra. Oltre alla postfazione di Gianni Minà, giornalista, direttore della rivista Latinoamerica e tutti i sud del mondo, il libro si fregia della prefazione di Adolfo Pérez Esquivel, intellettuale argentino, Premio Nobel per la Pace nel 1980 per l’attività di denuncia contro la dittatura militare svolta negli anni Settanta.
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