RPS N. 3/2023
Settembre-Dicembre 2023
ISBN: 978882302523
Descrizione
Innovazione sociale, intelligenza artificiale, bisogni sociali insoddisfatti  
  • Il ruolo del sindacato nella regolazione delle Big Tech
  • Lotta alla povertà. La necessità di cambiare paradigma
  • Tra grandi dimissioni e lotta allo sfruttamento
  • La secessione dei ricchi: un progetto contro l’Italia
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TEMA: Innovazione sociale, intelligenza artificiale, bisogni sociali insoddisfatti
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Introduzione
Rossana Dettori, Laura Pennacchi

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Economia pubblica e contrattazione per la transizione digitale
Riccardo Sanna

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Al di qua e al di là dell’Intelligenza artificiale: «dirigere» l’innovazione verso il lavoro e i bisogni sociali
On this side and beyond Artificial Intelligence: «addressing» innovation to work and social needs
Laura Pennacchi

Il contributo riflette sulla necessità di porre su basi analitiche serie la considerazione dell’In-telligenza artificiale, analizzandone lo sviluppo entro la valutazione di una sfera globale in grande sommovimento. Ciò anche al fine di tenere il lavoro al centro dell’attenzione. L’obiet-tivo della «piena e buona occupazione» va rilanciato proprio quando così tanta incertezza grava sulle conseguenze di una rivoluzione tecnologica in atto. Da questo punto di vista ci si chiede se l’innovazione, invece di essere lasciata alle forze di mercato, non possa essere diretta «a monte», diretta per esempio verso finalità più nobili che non il risparmio di lavoro, quali la creazione di lavoro e la soddisfazione di bisogni sociali insoddisfatti.

ENGLISH - The article reflects on the need to seriously analyze Artificial Intelli-gence, studying its development in a global and highly dynamic envi-ronment. In this way, the issue will be the focus of attention. The goal of «full and good employment» needs to be enhanced precisely now that the current technological revolution is causing uncertain conse-quences. From this point of view, the question arises whether innova-tion, instead of being delegated to market players, cannot be addressed from the outset toward purposes nobler than labour-saving, such as job creation and the satisfaction of social needs being still unmet.

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Una strategia per rafforzare il coinvolgimento dei lavoratori e consentire loro di creare un uso sostenibile dell’Intelligenza artificiale
A strategy to reinforce workers’ involvement and empower them to create sustainable use of Artificial Intelligence
Beniamino Lapadula

Solo una capacità fiscale centrale può fornire beni pubblici europei e mirare a colmare i ritardi nell’Ia (Intelligenza artificiale) rispetto agli Usa e alla Cina. L’Ia potrebbe aumentare la disuguaglianza di reddito e ricchezza perché è ad alta intensità di capitale e fa risparmiare lavoro. Possiamo rendere l’Ia più inclusiva ex ante. L’Ue sta preparando la prima normativa organica al mondo per gestire le opportunità e le minacce dell’Ia. Questo ambizioso quadro normativo dovrebbe garantire ai lavoratori il diritto alla governance dei dati a livello aziendale per rafforzare il loro coinvolgimento nella progetta-zione e nell’uso di questa tecnologia. Le applicazioni Ia potrebbero essere implementate per ristrutturare i compiti e creare nuove attività dove il lavoro umano può essere reintegrato. Il problema è che il mercato tecnologico è dominato da poche grandi aziende con un modello di business in cui l’eliminazione dell’uomo dai processi produttivi è considerata un imperativo. Queste imprese rappresentano la maggior parte degli investimenti in ricerca sull’Ia nel mondo. Per questi motivi l’Ue deve darsi una specifica politica industriale e creare una propria infrastruttura di ricerca per implementare un modello europeo di sviluppo dell’Ia.

ENGLISH - Only a Central fiscal capacity can deliver European Public Goods and aim at addressing European gaps in AI (artificial intelligence) vis-à-vis the US and China. AI could increase income and wealth inequality because it is capital in-tensive and labour saving. We can make AI more inclusive ex ante. The EU is currently preparing the world’s first set of comprehensive rules to manage AI’s opportunities and threats. This ambitious regulatory framework should grant workers the right to data governance at com-pany level for strengthening their involvement in the design and use of this technology. AI applications could be deployed to restructure tasks and create new activities where labor can be reinstated. The problem is that technology market is dominated by few big tech companies with business models in which the removal of humans from production processes is regarded as an imperative. These companies account for the majority of AI research investments in the world. For these reasons, the EU must have a specific industrial policy and create its own research infrastructure to implement a European model for the AI’s de-velopment.

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Che vuol dire fidarci oggi dell’Intelligenza artificiale
What it means to trust Artificial Intelligence today
Rino Falcone

L’Intelligenza artificiale ha rappresentato per lungo tempo un’ambizione di straordinaria portata, evocata dalla sua stessa denominazione e dalle esplicite dichiarate intenzioni di molti dei suoi studiosi. Di fianco a significativi risultati pratici, il sogno della macchina intelligente per antonomasia, quella confondibile col pensiero umano nei più svariati ambiti, è rimasto nel cassetto. Gli ultimi sviluppi dell’Ia, quella cosiddetta «generativa», sta ripro-ponendo l’attualità della sfida originaria. Le capacità di dialogo di sistemi come ChatGpt stupiscono nelle loro prestazioni persino i loro stessi realizzatori e aprono un dibattito par-ticolarmente intenso sulle prospettive future e sugli impatti di questi sistemi. È davvero così? Sono questi nuovi sistemi in grado di «intendere» i significati che elaborano e che sviluppano nelle loro interazioni? E quale atteggiamento di fiducia possono adottare gli umani nei confronti di questi sistemi? Quale sarà l’impatto reale sulle nostre vite individuali e sociali? Il dibattito è aperto. Esso coinvolge non solo gli esperti e le intellettualità. Le opinioni sono varie e non convergenti. Le opportunità sono certamente rilevanti. I problemi e i rischi pos-sono già essere delineati. Una consapevolezza diffusa e una maggiore capacità di governance di questo fenomeno incombente e pervasivo è richiesta con urgenza.

ENGLISH - Artificial Intelligence has long represented an ambition of extraordi-nary value, evoked by its very name and the explicit declared intentions of many of its scientists. Alongside significant practical results, the dream of the intelligent machine par excellence, the one that can be con-fused with human thought in the most varied fields, has remained on the back burner. The latest developments in AI, the so-called «genera-tive» one, are bringing back the relevance of the original challenge. The dialogue capabilities of systems like ChatGPT amaze even their crea-tors in their performance and open up a particularly intense debate on the future prospects and impacts of these systems. It’s really like this? Are these new systems capable of «understanding» the meanings they process and develop in their interactions? And what attitude of trust can humans adopt towards these systems? What will the real impact be on our individual and social lives? The debate is open. It involves not only experts and intellectuals. Opinions are varied and not convergent. The opportunities are certainly significant. The problems and risks can already be identified. Widespread awareness and greater governance ca-pacity of this looming and pervasive phenomenon is urgently required.

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L’Intelligenza artificiale è politica: quale ruolo per il sindacato nella regolazione delle Big Tech?
Artificial Intelligence is political: what role for unions in Big Tech regulation?
Teresa Numerico

L’articolo discute della natura politica della tecnologia, con particolare riguardo all’Intelli-genza artificiale, e del ruolo centrale rivestito dai corpi intermedi, come il sindacato, nel contrattare le funzionalità e le caratteristiche dei sistemi tecnici adottati nella gestione del lavoro, ma più in generale nella gestione delle relazioni sociali e in quelle tra società e risorse naturali. Si ritiene che il sindacato possa rappresentare un attore essenziale nel contenere gli effetti perversi di alcune tecnologie sulla società, attivando le pratiche necessarie per usare gli strumenti tecnici, in particolare quelli digitali, a favore della tutela dei diritti di lavoratori e cittadini.

ENGLISH - In this paper, I will address the political nature of technology, with special regards to Artificial Intelligence, and the central role played by intermediate bodies, such as trade unions, in bargaining the features and characteristics of the technical systems we adopt in managing labour, social relationships and the connections between society and natural resources. I believe that unions can be among the relevant players capable of containing the perverse effects of AI technologies on society by activating the necessary practices and the relevant regulations needed to use technical tools, particularly digital ones, in favour of workers and citizens, while preventing their most dangerous effects for human and social rights. Those practices and regulations are a crucial objective if we want to display an effective protection for the social rights of the most marginal, weakest groups of the population.

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Un’alternativa pubblica alle Tech Giants
A public alternative to the Tech Giants
Massimo Florio

Nel contributo si propone di creare un’alternativa pubblica e sovranazionale all’oligopolio delle grandi imprese di tecnologia dell’informazione, le cosiddette Tech Giants. Dopo questa premessa, ci si sofferma dapprima su una breve analisi sulla scala dei problemi che si hanno di fronte, per poi presentare una proposta per l’economia digitale che trae origine dall’elabo-razione, sin dal 2019, del concetto di impresa pubblica europea ad alta intensità di cono-scenza.

ENGLISH - The article proposes a public, supranational alternative to the oligopoly of large information technology companies, the so-called Tech Giants. After this introduction, the Author first takes a brief look at the scale of the current problems, then presents a proposal for the digital economy that originates from the development, as early as 2019, of the concept of «Knowledge-intensive European public enterprise».

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La privatizzazione della conoscenza e i beni pubblici
The privatization of knowledge and public goods
Gianna Fracassi

Il contributo esprime la posizione del sindacato e nello specifico della Cgil sulle questioni relative alla privatizzazione della conoscenza e più in generale del restringimento del peri-metro pubblico. A fronte è di un complessivo impoverimento del paese e di un approfondimento delle dise-guaglianze, occorre un’azione politica in difesa dei beni pubblici, dei beni collettivi, a partire dalle infrastrutture della conoscenza. Perché oggi, sia che si parli di transizione verde o di transizione digitale, si tratta di aspetti centrali per poter affrontare una trasformazione del lavoro e della società in maniera trasversale.

ENGLISH - The article expresses the position of trade union, and specifically the Cgil on issues related to the privatization of knowledge and more gene-rally the narrowing of the public sphere. Facing an overall impoverish-ment of the country and an increase in inequality, political action is needed in defense of public goods, collective goods, starting with knowledge infrastructure. Because today, whether we are talking about green transition or digital transition, these are central aspects in order to be able to address a multilateral transformation of work and society.

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L’Intelligenza artificiale nel capitalismo della conoscenza: una lettura schumpeteriana*
Artificial Intelligence in the knowledge capitalism: a Schumpeterian framework
Cristiano Antonelli

Il contributo utilizza gli strumenti interpretativi della tradizione schumpeteriana per ana-lizzare la situazione economica dei primi lustri del XXI secolo come una fase di transizione dal declino del capitalismo fordista che caratterizzò il XX secolo alla formazione del nuovo capitalismo della conoscenza in cui la produzione di ricchezza è basata sulla generazione, valorizzazione e sfruttamento della conoscenza come bene economico.

ENGLISH - The work implements the interpretative tools of the Schumpeterian tradition to analyze the economic situation of the first decades of the 21st century as a transition phase from the decline of Fordist capitalism that characterized the 20th century to the formation and emergence of the new knowledge capitalism in which the production of wealth is based on the generation, valorization and exploitation of knowledge as an economic asset.

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La tecnologia, le sue ambiguità e lo spazio e il ruolo del sindacato
Technology, its ambiguities and the space and role of trade unions
Maurizio Landini

Il contributo evidenzia come la rivoluzione tecnologica in atto non sia solo una rivoluzione industriale, non riguarda solo l’impresa, ma la società nel suo complesso. Incide sul lavoro, sugli stili di vita, sulla cultura, sulla comunicazione, sulle forme stesse della democrazia. Cambiamenti di questa natura e di questa portata non possono essere lasciati al mercato. C’è bisogno di un autorevole indirizzo e investimento pubblico. Il che comporta la necessità e la capacità di selezionare obiettivi, definire nuove convenienze, dare impulso a una do-manda pubblica in grado di agire contestualmente sull’offerta stessa creando così nuove im-prese, nuovi prodotti, occasioni di lavoro stabile e qualificato. È un cambiamento profondo che per non rimanere un progetto astratto deve sostanziarsi del rapporto concreto con le persone a partire dal mondo del lavoro. E questo ha bisogno in primo luogo di una nuova capacità di contrattazione ma anche di una grande alleanza tra sindacato e mondo del sapere. Anche per questa ragione diventa fondamentale il diritto alla formazione permanente e alla conoscenza. Solo così il sapere e la conoscenza diventano fattori decisivi di trasforma-zione e garanzia di cittadinanza.

ENGLISH - The article shows how the current technological revolution does not affect only the world of industry, but society as a whole. It deals with work, lifestyles, culture, communication and the very forms of demo-cracy. These changes are very important and cannot be left to the mar-ket economy: they require accountable leadership and significant public investment. New enterprises, innovative products, stable and skilled jobs are born through the selection of objectives and interests, when public demand shapes supply. This is a profound change, which must interact with workers concretely, not abstractly. A new phase of bar-gaining is needed, with the alliance between the trade union and the world of knowledge: it is essential to develop the right to lifelong lear-ning and cultural capital, which become the pivot of social transfor-mation and the guarantee of citizenship.

ATTUALITÀ : Lotta alla povertà. La necessità di cambiare paradigma
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Il ritorno al passato della lotta alla povertà. Dal welfare universale al welfare categoriale
The return to the past of poverty alleviation. From universal welfare to categorical welfare
Giordana Pallone

L’articolo si concentra sul nuovo modello di politiche di contrasto alla povertà delineato con il decreto legge n. 48/2023, convertito con legge n. 85/2023 (cosiddetto «decreto Lavoro»), che ha abolito il Reddito di cittadinanza e introdotto due distinte misure, Assegno di inclusione e Supporto per la formazione e il lavoro, segnando così il passaggio da uno strumento di welfare universale a interventi categoriali. Nel contributo si delinea l’impatto che questo radicale cambiamento potrebbe avere sulla popolazione in povertà in base ai dati forniti dai principali istituti

ENGLISH - The article deals with the new model of social protection system, outlined with the law n. 85/2023 (so-called «work decree»), which abolished the Citizenship Income – Reddito di Cittadinanza – and introduced two distinct supports, Assegno di Inclusione and Supporto per la formazione il lavoro. The text outlines the impact of these measures on the goal to reduce the number of people living in poverty and to fight social exclusion.

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Per un cambio di paradigma sulla povertà: i primi 10 anni dell’Alleanza
For a paradigm shift on poverty: the first 10 years of the Alliance
Russo Antonio

Tra la fine e l’inizio del Millennio la povertà è aumentata e cambiata, non solo in Italia, ma in tutta l’Unione europea. Ecco perché, nel 2010, l’Ue ha lanciato la campagna Stop Poverty per dare conto della situazione e sollecitare gli Stati membri a prendere dei provvedimenti, anche in collaborazione con la società civile. Le organizzazioni sociali italiane, vista la loro esperienza sul campo, hanno colto questo invito, costituendo, nel 2013, l’Alleanza contro la povertà in Italia. Grazie ai suoi molteplici studi e proposte, in primis il Rei, ha contribuito a costruire l’impalcatura di tutte e cinque le misure realizzate dai diversi governi, che non sempre sono state migliorative. Ecco perché, a dieci anni dalla sua nascita, il lavoro dell’Alleanza è importante anche in chiave critica per promuovere misure che siano sempre universaliste e in grado di fare leva, oltre che sul contributo economico, anche sulla capacitazione delle persone povere.

ENGLISH - Between the end and the beginning of the Millennium, poverty has increased and changed, not only in Italy, but throughout the European Union. That is why, in 2010, the EU launched the Stop Poverty campaign to report on the situation and urge member States to take action, including in collaboration with civil society. Given their experience in the field, Italian social organizations took up this invitation, forming the Alliance Against Poverty in Italy, in 2013. Thanks to its many studies and proposals, first and foremost the Rei, the Alliance helped build the frame of all five measures implemented by different governments, which have not always been ameliorative. That is why, ten years after its inception, the Alliance’s work is important to promote measures – including critically – that are always universalist and able to focus not only on economic contribution, but also on poor people’s capabilities.

DIBATTITO. Tra grandi dimissioni e lotta allo sfruttamento
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Tra grandi dimissioni e nuove domande dei lavoratori
Between large resignation and new demands of workers
Mimmo Carrieri

A partire dal volume di Francesca Coin (2023), il contributo si sofferma sul fenomeno delle grandi dimissioni che, sebbene non rappresenti l’unico cambiamento in corso nel lavoro e nella sua organizzazione, costituisce senza dubbio uno dei principali snodi critici con cui esso si manifesta. Dopo averne brevemente tratteggiato le caratteristiche, si sottolinea la necessità di una riflessione su cosa sia avvenuto negli ultimi anni, a cavallo della pandemia, da rendere i lavoratori così manifestamente più critici verso i lavori esistenti, che poi spesso sono «lavorini» di corto raggio, di breve durata e caratterizzati da trattamenti e tutele insufficienti.

ENGLISH - Beginning with the volume by F. Coin (2023), the paper focuses on the phenomenon of large resignations, which – although it does not represent the only ongoing change in labour and its organization – is undoubtedly one of the main critical junctures by which it manifests itself. After briefly outlining its characteristics, the Author stresses the need for reflection on what has happened in recent years, during the pandemic, to make workers so manifestly more critical of existing jobs, which are then so often short-haul and short-duration «little jobs», with inadequate treatment and protections.

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«Grandi dimissioni», «rifiuto del lavoro» e lotta allo sfruttamento: una rassegna
«Great resignation», «refusal to work», and challenging exploitation: a review
Giovanna Vertova

Nella primavera del 2021, negli Stati Uniti, si è assistito ad un aumento vertiginoso di dimissioni volontarie. Da allora il dibattito sulle «grandi dimissioni» (Great Resignation) è diventato internazionale. Questo contributo cerca di gettare luce sul fenomeno attraverso una lettura critica di tre volumi che leggono le «grandi dimissioni» come manifestazione di una radicale insoddisfazione delle condizioni lavorative odierne. Il lavoro non ti ama: o di come la devozione per il nostro lavoro ci rende esausti, sfruttati e soli, di Sarah Jaffe, critica ferocemente la logica del lavorare «per amore» o lavorare «per gioco», smascherandone la radice neoliberista. Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita, di Francesca Coin, oscilla tra due chiavi intepretative: il rifiuto di un certo tipo di lavoro (quello tossico, precario, sotto-pagato) e il rifiuto del lavoro tout court, strizzando l’occhio alla tradizione dell’operaismo trontiano e negriano degli anni sessanta e settanta. Redonner du sens au travail. Une aspiration révolutionnaire, di Thomas Coutrot e Coralie Perez, si interroga sulla possibilità di ridare un senso al lavoro, proponendo in alternativa l’impresa liberata. È apprezzabile che il dibattito sulle «grandi dimissioni» abbia rimesso al centro dell’attenzione il degrado delle condizioni del lavoro di oggi: un punto ormai ineludibile.

ENGLISH - During 2021 spring, there was a dramatic increase in voluntary resignations in the United States. Since then, the debate on «Great Resignation» has become international. This paper seeks to focus on the phenomenon through a critical reading of three volumes that read the «Great Resignation» as a manifestation of radical dissatisfaction with current working conditions. Il lavoro non ti ama: o di come la devozione per il nostro lavoro ci rende esausti, sfruttati e soli, by Sarah Jaffe, fiercely critiques the logic of working «for love» or working «for fun», revealing its neoliberal roots. Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita, by Francesca Coin, oscillates between two interpretative keys: the rejection of a certain kind of work (the toxic, precarious, underpaid kind) and the rejection of work tout court, winking at the tradition of «workerism» by Tronti and Negri in the 1960s and 1970s. Redonner du sens au travail. Une aspiration révolutionnaire, by Thomas Coutrot and Coralie Pereze, questions the possibility of restoring meaning to work, proposing the «liberated enterprise» as an alternative. It is appreciable that the «great resignation» debate has put the focus back on the degradation of current working conditions: that is, a point being now inescapable.

RUBRICA. Autonomia differenziata. Rischi e conseguenze di una riforma
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La secessione dei ricchi: un progetto contro l'Italia
The secession of the rich: a project against Italy
Gianfranco Viesti

Il contributo discute le richieste di autonomia regionale differenziata, così come formulate ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione dalle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna nel corso del 2017, e dei contenuti del disegno di legge governativo 615/2023 volto a dare ad esse attuazione. Sostiene che queste richieste, anche se soddisfatte solo parzialmente, sono in grado di modificare profondamente in peggio la realtà del nostro paese. Per tre grandi ordini di motivi: perché a) configurerebbero la nascita di Regioni-Stato con amplissimi poteri a scapito dell’esecutivo nazionale; b) approfondirebbero il solco a danno dei territori più deboli nelle disponibilità economiche per la fornitura di essenziali servizi ai cittadini e alle imprese (e mortificherebbero il ruolo di Roma); c) spoglierebbero il legislativo di sue proprie potestà trasferendole ad oscure commissioni, creando un vulnus alla democrazia italiana. In realtà esse configurano, come più articolatamente argomentato in Viesti (2023), una vera a propria «secessione dei ricchi»

ENGLISH - The article discusses the requests for differentiated regional autonomy, as formulated pursuant to article 116.3 of the Constitution by the Veneto, Lombardy and Emilia-Romagna regions during 2017, and the contents of the government bill 615/2023 aimed at implementing them. It is argued that these requests, even if only partially satisfied, are capable of profoundly changing Italy for the worse. For three main reasons: because a) they would lead to the birth of State-regions with very broad powers to the detriment of the national government; b) they would deepen the gap to the detriment of the weaker territories in terms of economic resources for the provision of essential services to citizens and businesses (and would undermine the role of Rome); c) they would strip the Parliament of its own powers by transferring them to obscure commissions. In reality they constitute, as more articulately argued in Viesti (2023), a true «secession of the rich».

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