RPS N. 3/2017
Luglio-Settembre 2017
ISBN: 9788823021228
Descrizione
Investimenti, attori e politiche per un (diverso) modello sociale europeo - Imposte, spesa e futuro del welfare Ripensare il capitalismo - Giovani e populismo - Innovazione sociale e conoscenza: il ruolo dello Stato
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Presentazione

TEMA: I diritti sociali in Europa: investimenti attori politiche
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Il futuro dei diritti sociali in Europa. Nota introduttiva
Andrea Ciarini, Laura Pennacchi.

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Welfare state come investimento sociale: per quali obiettivi?
The social investment welfare state: what can it achieve?
Colin Crouch

Al centro della strategia del welfare state come investimento sociale (Siws nell’acronimo inglese) c’è l’assunto secondo il quale le politiche sociali possono essere uno strumento per sostenere la competitività nei mercati globali della forza lavoro delle economie avanzate, attraverso il miglioramento delle sue capacità e delle sue competenze professionali. Dominano la discussione tre aree di intervento: istruzione, politiche attive del mercato del lavoro e politiche per la famiglia. L’efficacia della Siws non è comprovata dall’esperienza maturata finora. Si è però dimostrata capace di incoraggiare lo sviluppo costante delle politiche, specie nei paesi che devono migliorare i loro livelli di qualificazione professionale e incrementare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

ENGLISH - The central contention of the strategy for a social investment welfare state (Siws) is that social policy can be a major means for enabling work forces in the advanced economies to sustain their competitiveness in global markets by improving their skills and competences. Three policy fields dominate the discussion: education, active labour market policy and family policy. Evidence for the effectiveness of Siws is ambiguous, but adequate to encourage continued development of the policies, especially for countries needing to upgrade their skill levels and female labour force participation.

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Divari sociali e mercato del lavoro: un approccio «macro-micro» e «micro-macro»
Social differences and the labour market. A «macro-micro» and «micro-macro» approach
Valeria_Pulignano

L’articolo concentra l’attenzione sui processi di dualizzazione nel mercato del lavoro della cura. Il lavoro nella cura e nei servizi di welfare è costantemente cresciuto in questi anni. Di fatto rappresenta uno dei settori che più stanno contribuendo a creare occupazione. Questa crescita è messa tuttavia sotto tensione dall’acuirsi di divari sociali e vincoli istituzionali che tendono a limitare l’azione delle organizzazioni di rappresentanza. L’articolo sottolinea come nell’analizzare la segmentazione, la dualizzazione, o più in generale le disuguaglianze nei mercati del lavoro, sia indispensabile valutare gli effetti dei divari sociali distinguendo in modo sistematico tra il livello macro delle politiche del mercato del lavoro, le relazioni industriali e gli istituti del welfare e il livello micro (e meso) legato alle condizioni di lavoro, ai diritti sociali dei lavoratori e alle strategie degli attori sociali, compresi i sindacati. Nella prima parte l’articolo prende le mosse da alcune considerazioni critiche sull’attuale dibattito socio-economico e sociopolitico in tema di segmentazione e dualizzazione. Prosegue fornendo le motivazioni che sono alla base della proposta di un approccio combinato macro-micro e micromacro. Nel concludere, propone alcune riflessioni metodologiche basate su un’analisi dei rapporti tra macro e micro-livelli.

ENGLISH - The article considers the process of dualization in the care sector of the labour market. The caring and welfare services have been growing constantly in this period, and are one of the sectors that are most obviously creating new jobs. There are, however, problems in the worsening of social differences and institutional constraints, which tend to limit the work of these organizations. In analysing the segmentation, dualization, or, more generally, the inequalities of the labour market, it is indispensable to evaluate the effects of social divisions, systematically distinguishing between the macro level of employment policies, industrial relations and welfare institutions, and the micro (and intermediate) level of working conditions, workers’ rights and the strategies of the social actors, including the trade unions. The article starts from some critical reflections on the present socio-economic and socio-political debate on segmentation and dualization, before indicating the reasons behind the proposal for a combined macro-micro and micro-macro approach, and concludes with some methodological reflections based on an analysis of the relations between the macro and micro levels.

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Riformare diritti sociali iniqui con uno sguardo all’Europa? La sfida dell’indennità di accompagnamento
Reforming unfair social rights by looking to Europe? The challenge of the Helplessness Allowance
Andrea Parma, Costanzo Ranci, Marco Arlotti

Il contributo analizza lo stato delle politiche di tutela della non autosufficienza (Ltc) in Italia, focalizzando l’attenzione sulla principale misura di sostegno ai bisogni di cura delle persone non autosufficienti: l’indennità di accompagnamento (IdA). Pur configurandosi come misura universalistica, l’IdA presenta diversi elementi di criticità, che investono la dimensione dei diritti sociali per come si sono sviluppati nel caso italiano. Nelle conclusioni, vengono individuati quattro punti centrali per una riforma dell’IdA che tenda ad un maggiore allineamento di questa misura ai principali schemi europei di Ltc.

ENGLISH - This article addresses the current state of Ltc policy in Italy, focusing in particular on the main institutional scheme that aims to support the care needs of dependent people: the Helplessness Allowance. Although it is a universalistic measure, it has many critical features that affect social rights in the Italian case. In the concluding section, the article identifies four main points for a reform of the allowance aimed at bringing this measure closer to the main Ltc schemes in other European countries.

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Digitalizzazione e lavoro: nuove sfide per il social investment approach
Digitalization and work: new challenges to the Social investment approach
Fabrizio Pirro _, Maria Concetta Ambra

I cambiamenti tecnologici in corso hanno un impatto significativo (sia quantitativo che qualitativo) sul lavoro e sulla struttura socio-economica, che influenzano conseguentemente i sistemi di welfare. Dopo aver affrontato la questione di ciò che si intende con il termine «digitalizzazione», viene esaminata in primo luogo la letteratura internazionale sugli effetti di tali cambiamenti sul mercato del lavoro e sulla qualità del lavoro e, in secondo luogo, anche la letteratura sull’impatto di tale trasformazione sulla struttura socio-economica e la «riduzione della classe media». Infine, si analizza il ruolo dell’approccio degli investimenti sociali nel rispondere a questi cambiamenti, evidenziando forze e debolezze.

ENGLISH - The ongoing technological changes have a significant impact (both quantitative and qualitative) on work and on the social and economic structure, which consequently affect welfare systems. After addressing the question of what is meant by the term «digitalization», the authors examine the international literature, firstly on the effects of these changes on the labour market and the quality of work, and secondly the literature on the impact of this transformation on the socioeconomic structure and the «shrinking of the middle class». Finally, the role of the social-investment approach in responding to these changes is examined, by highlighting strengths and weaknesses.

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Verso un reddito minimo dignitoso: qual è il ruolo dell’Europa?
Towards adequate minimum incomes: which role for Europe?
Bea Cantillon ., Sarah Marchal.

In questo articolo ci si interroga su come dare maggiore incisività alla governance dell’Agenda sociale europea e maggiore «socializzazione» all’attuale strategia verso gli obiettivi di Europa 2020. Le autrici sostengono che le carenze del Metodo aperto di coordinamento europeo sono legate alla vaghezza del legame tra obiettivi e politiche degli Stati membri. In questo quadro il coordinamento sociale europeo si riduce a programmi di lavoro tecnici senza un fattivo collegamento con gli input delle politiche. Come primo passo in questa direzione la proposta delle autrici è quella di integrare i cosiddetti «indicatori ausiliari di risultato (output)» con i relativi «indicatori di input». L’inserimento di input di questo tipo consentirebbe alla governance europea di emanare raccomandazioni più equilibrate e coerenti, sostenendo gli sforzi dei paesi membri nell’elevare gli standard delle politiche di contrasto della povertà.

ENGLISH - In this article, the authors consider how to give more bite to European social governance and how to further «socialize» the existing Europe 2020 strategy and the European Semester. The authors argue that binding input governance in the field of minimum income protection is the place to start. As a first step, the authors propose to augment the so called «auxiliary output indicators» with relevant «input indicators». Including input of this kind would allow European governance to make more balanced and coherent suggestions, supporting the efforts of member countries to raise the standards of policies to combat poverty.

Reddito minimo nel Sud Europa. Quali sviluppi con la Grande Recessione?
Minimum income in Southern Europe. What developments with the Great Recession?

RPS Reddito minimo nel Sud Europa. Quali sviluppi con la Grande Recessione? Marcello Natili Tradizionalmente gli schemi di reddito minimo costituivano gli strumenti di politica sociale meno sviluppati tra i paesi appartenenti al cosiddetto modello Sud europeo di welfare. La Grande Recessione ha tuttavia portato con sé riforme che hanno contribuito a modificare – e in alcuni casi a erodere drasticamente – i sistemi di protezione sociale in questi paesi. Il presente contributo mira a verificare se questi eventi sono seguiti da un rafforzamento delle reti di sicurezza di ultima istanza, e se questo sia avvenuto in maniera simile in Grecia, Italia, Portogallo e Spagna.

ENGLISH - Traditionally, minimum income schemes constitute the weakest front of achievement of the Southern European welfare state. In these countries, the Great Recession has brought social policy reforms that have contributed to reshaping – in some cases, dramatically eroding – social policy arrangements. This article aims to assess whether these events have been followed by a strengthening of last-resort safety nets, and, if so, whether this occurred similarly in Greece, Italy, Portugal and Spain.

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Regole di bilancio e investimento pubblico: per una politica industriale europea
Budgetary rules and public investment: for a European industrial policy
Francesco Saraceno .

Il presente articolo lega la drastica e diffusa diminuzione dell’investimento pubblico al «nuovo consenso» che in economia si è imposto a partire dagli anni ottanta, centrato sull’efficienza dei mercati e su un ruolo limitato della politica economica. Il consenso ha influito in particolare sulle politiche condotte in Europa, dove ha anche plasmato le istituzioni per la governance economica. La crisi del consenso consente di riflettere su riforme che permettano alla politica economica di riprendere il ruolo di motore dello sviluppo di lungo periodo che aveva nel secondo dopoguerra. Si propone una «regola d’oro aumentata» di bilancio che consenta ai governi e alle istituzioni europee di coordinarsi su investimenti (materiali e immateriali) forieri di sviluppo economico a lungo termine. Tale regola consentirebbe di recuperare una «politica industriale» europea, troppo a lungo assente, e di riaffermare la democraticità del processo decisionale.

ENGLISH - This article links the drastic, widespread reduction of public investment to the «new consensus» that since the 1980s has become dominant in macroeconomics, and that is centred on the notion of market efficiency and a limited role for policy. The consensus was particularly influential in Europe, where it contributed to shaping the institutions for economic governance. The crisis of the consensus allows us to open a discussion on possible reforms allowing economic policy to re-assume its role as a motor force for long-term growth, as in the post war period. I propose an «enhanced golden rule» for public finances that would allow governments and European institutions to coordinate on (material and immaterial) investment conducive to long-term economic development. Such a rule would allow us to reinstate a European «industrial policy», and reaffirm the democratic features of the decision-making process.

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Un piano europeo per gli investimenti nelle infrastrutture sociali
The financing of social infrastructure in Europe
Edoardo Reviglio

L’articolo si focalizza sugli strumenti di finanziamento a lungo termine per le infrastrutture sociali. Nel quadro di una riorganizzazione generale delle leve di finanza pubblica per le infrastrutture e in ragione del rilancio degli investimenti per la crescita vengono passate in rassegna alcune tra le principali alternative di finanziamento non pubblico per il welfare, con una particolare attenzione alla finanza di progetto (Ppp). Nella seconda parte l’articolo concentra la sua attenzione sul ruolo degli investitori istituzionali e dello Stato all’interno di piani di investimento a lungo termine per le infrastrutture sociali. Alla luce dell’analisi svolta, nella parte finale vengono avanzate proposte di rilancio degli investimenti, pubblici e privati, a sostegno dell’Agenda sociale europea.

ENGLISH - The article focuses on long-term investments on social infrastructures, with the aim of analysing the variety of non-public resources in the realm of the European Social Agenda. In the first part it focuses on project finance tolls as they emerged at European level and in some European countries. In the second part it focuses on the role of long-term investors and national promotional banks in pan-European investment plans for social infrastructure. In the light of this analysis, the final part advances proposals for relaunching public and private investment in support of the European Social Agenda.

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Lavoro e welfare: il sindacato e il Pilastro europeo dei diritti sociali
Jobs and welfare: the unions and the European pillar of social rights
Fausto Durante

Dopo anni di politiche di austerity in Europa, che hanno prodotto effetti negativi sull’occupazione e sugli standard del lavoro e sociali, è evidente la necessità di rilanciare il modello sociale europeo, nonché di imprimere un cambio di marcia e di impostazione nel campo delle politiche sociali e della contrattazione collettiva e dei salari. L’occasione per farlo è offerta dalla procedura di aggiornamento del Pilastro europeo dei diritti sociali promosso dalla Commissione europea. L’articolo dà conto della posizione assunta dalla Confederazione europea dei sindacati che, insieme alle organizzazioni sindacali nazionali, è impegnata in una iniziativa di pressione sui governi e di stimolo verso la Commissione. L’azione sul Pilastro permetterà di verificare se esso diventerà effettivamente un punto di partenza per far avanzare l’Agenda sociale dell’Unione europea, oppure se resterà un catalogo di buone intenzioni senza la forza di invertire le politiche seguite nel corso degli ultimi anni.

ENGLISH - After years of austerity policies in Europe, which have had a negative effect on employment and working and social standards, there is a clear need to relaunch the European social model, as well as change gear and change approach in the field of social policy and collective wage bargaining and salaries. The European Commission’s desire to update the European Pillar of Social Rights provides an opportunity to do this. The article discusses the European Trade Union Confederation’s position, which, together with the national union organizations, is seeking to put pressure on governments and influence the Commission. Action on the Pillar will indicate if it will really become a starting-point for advancing the social agenda of the European Union, or whether it will remain a list of good intentions with the power to invert the policies followed in recent years.

ATTUALITÀ: Politiche fiscali e welfare: possibili riforme
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Quali riforme fiscali per accompagnare la ripresa?
What fiscal reforms should accompany economic recovery?
Franco Gallo

L’articolo affronta in termini generali il tema delle possibili riforme fiscali attuabili nel nostro paese in tempi di crisi e, a maggior ragione, di ripresa della crescita. Si sofferma, in particolare, sulle linee di riforma dell’Irpef e dell’Ires e sulla possibilità di compensare la riduzione di tali imposte con l’istituzione di altri tipi di prelievo gravanti su nuove forme di ricchezza. Si sottolinea, altresì, la necessità, allo stato attuale, di mettere comunque a punto un sistema tributario che garantisca il finanziamento dello Stato sociale e, nel contempo, consenta di ridurre le forti disuguaglianze. Il rilancio della produttività dovrebbe, invece, essere perseguito soprattutto attraverso la spesa per investimenti pubblici.

ENGLISH - This article addresses the issue of possible fiscal policies that can be implemented in Italy in times of crisis and also when there is an upturn in the economy. In particular, it focuses on the main lines of reform for Irpef and Ires, and on the possibility of compensating for the reduction of these taxes with the introduction of other kinds of levy imposed on new types of wealth. The article also emphasizes the need to create a tax system that can ensure the financing of the social state, while also reducing serious inequalities. However, relaunching productivity is best achieved through public investment expenditure.

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Cambiare verso? Spunti di riflessione su imposte, spesa e futuro del welfare
Changing direction? Some thoughts on taxes, expenditure and the future of welfare
Gilberto Turati

La politica economica dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni in Italia si è orientata a un taglio delle imposte accompagnato da politiche di contenimento della spesa come ricetta per far ripartire la crescita economica. La direzione di marcia – sostenuta anche da proposte radicali di riforma portate avanti da think-tank privati – sembra essere dunque quella verso un modello di welfare state con meno Stato e un po’ più mercato. L’articolo si sofferma sulle opzioni per l’organizzazione delle politiche sociali, su cosa stiano facendo gli altri paesi, su come conciliare la visione di un welfare «assicurativo» con quella di un welfare «redistributivo», nonché sui vincoli aggiuntivi alla riforma dovuta di un modello corporativo datato per il nostro paese.

ENGLISH - Recent governments in Italy have practised a fiscal policy aimed at cutting revenues while containing public spending as a recipe to favour economic growth. This direction, which is also sustained by private think-tanks with radical reform proposals, seems to define a different model of the Welfare State – one with less State and more market. But what are the options? What are other countries doing? And where does the political support for the different options come from? How can we reconcile a welfare that merely insures, with a welfare aimed at redistributing resources? What are the additional constraints blocking the reform of the Italian corporative model?

DIBATTITO: Ripensare il capitalismo
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Ripensare l'uscita dal capitalismo?
Rethinking the exit from capitalism
Riccardo Bellofiore, Giovanna Vertova

L’articolo si propone di dialogare con il volume curato da Mazzucato e Jacobs (2017), la cui intenzione è quella di ripensare la teoria economica, nella sua essenziale dimensione anche politicoeconomica. La crisi del neoliberismo è vista come l’occasione per discutere cosa sia necessario fare per «salvare» il capitalismo, instaurando una economia socialmente ed ecologicamente «sostenibile» e meno diseguale. Il merito del volume risiede nella intersezione tra l’approccio macro-monetario post keynesiano e la visione neo-schumpeteriana ed evolutiva dell’innovazione, entrambe aggiornate per una migliore comprensione del capitalismo odierno. Alcune problematicità presenti nei saggi dei diversi autori sono qui messe in rilievo e, soprattutto, viene sottoposta a scrutinio la proposta che attraversa tutto il volume, sino a porsi il quesito: la socializzazione dell’investimento comporta salvare il capitalismo o uscire dal capitalismo?

ENGLISH - The article aims to converse with the volume edited by Mazzucato and Jacobs (2017), whose intention is to rethink economic theory, including its policy dimension. The crisis of neoliberalism is seen as the opportunity to discuss what is needed to ‘save’ capitalism by achieving a sustainable and inclusive growth. The merit of the book lies in its dialogue between a post-Keynesian macro-monetary approach and a neo-Schumpeterian evolutionary theory of innovation, both of them updated to understand contemporary capitalism. Some problematic points in the various chapters are here discussed and, above all, the main proposition of the book is questioned: does the socialisation of investment mean rethinking capitalism or rethinking the ‘exit’ from capitalism?

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Innovazione e capitalismo
Innovation and Capitalism
Francesco Garibaldo.

L’articolo riassume, nella prima parte, il volume di Mazzucato e Jacobs (2017) seguendo la ricostruzione fatta dai curatori nell’introduzione. Nella seconda parte sintetizza e analizza riticamente il saggio di Lazonick mettendo in evidenza il limite di un concetto di innovazione senza una direzione, ben presentata da altri contributi, in particolar modo quello di Mazzucato. Viene, infine, criticata l’idea che sia possibile un processo di trasformazione sociale basato sulla contrapposizione tra aziende innovative e no. Il carattere sistemico e interconnesso del capitalismo, infatti, richiede politiche radicali di sistema come sostenuto da molti dei contributi del volume.

ENGLISH - The first part of this article summarizes the volume (Mazzucato and Jacobs, 2017) following the reconstruction made by the editors in the introduction. The second part synthesizes and analyses Lazonick’s essay critically by highlighting the limitations of a concept of innovation lacking the kind of direction to be found in other contributions, Mazzucato’s in particular. Finally, the idea that a process of social transformation is possible, based on the contrast between innovative and non-creative companies, is considered inadequate. The systemic and interconnected nature of capitalism, in fact, requires radical policies to change the system, as supported by many of the contributions in the volume.

Rubrica - Questione sociale e neopopulismi
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I giovani sono populisti? Collusioni e collisioni tra questione populista e cultura politica dei giovani
Are young people «populist»? Collusions and collisions between populism and the political culture of the young
Elisa Lello

Il populismo oggi appare, ancor prima che un’ideologia precisa, un repertorio di stili di azione e di comunicazione a cui è difficile per qualunque soggetto politico non fare ricorso. Anche perché, nelle diverse democrazie occidentali, diventa sempre più significativa la linea di frattura che oppone la classe politica tradizionale alla protesta anti-establishment. Una frattura che si intreccia con i temi della globalizzazione neoliberale, per cui se da una parte ci sono i «globalisti», ovvero i sostenitori delle élite (politiche, economiche, culturali, mediatiche) che ne governano i processi, dall’altra monta la rabbia dei «perdenti della globalizzazione», ovvero di quegli strati sociali che hanno maturato un distacco sempre più ampio rispetto alle élite, al loro linguaggio e alle loro politiche, incapaci di porre rimedio all’impoverimento dei ceti medi e all’aumento delle diseguaglianze. Si tratta di cambiamenti che incidono profondamente nel modificare «l’offerta» politica in senso, appunto, populista. In questa chiave è interessante chiedersi quale incontro si possa verificare tra offerta e domanda, in particolare rispetto a un segmento specifico della domanda, ovvero i giovani, che rappresentano l’avanguardia del cambiamento sociale. Obiettivo di questo contributo è quindi quello di rintracciare possibili contiguità e differenziazioni tra questione populista e cultura politica dei giovani.

ENGLISH - Populism today may look less like a coherent ideology than a repertoire of action and communication styles that it is hard for almost any politicians not to resort to. In fact, in Western democracies the fracture between traditional political élites and anti-establishment protest is becoming increasingly marked, and is connected with the issues of neoliberal globalization. On the one hand, there are the «globalists», who support the political, economic, cultural and media élites who govern the processes of globalization, and, on the other, «globalization’s losers», who are ever more alienated from the élites, their language and their policies, which are seen as unable to tackle middleclass impoverishment and increased inequality. These factors contribute to bias the political offer in a populist direction. In this perspective, it is worth asking how the offer and the demand may meet, with particular reference to a specific segment of the latter: young people, who are in the vanguard of social change. In other words, this contribution aims to identify possible proximities and differentiations between populism and young people’s political culture.

APPROFONDIMENTO
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Quale destino per i diritti sociali in Europa?
Social innovation and knowledge: the role of the State
Lavinia Bifulco

L’articolo analizza l’importanza dello Stato rispetto all’innovazione sociale concentrandosi su due temi collegati: il rapporto fra innovazione e conoscenza e il ruolo dello Stato come istituzione per la conoscenza pubblica. Innovazione sociale è un quasi-concetto, dai contorni e dai significati vaghi. Ciò lo rende malleabile e adattabile a punti di vista differenti e al tempo stesso sfuggente e ambiguo. In effetti la realtà empirica dell’innovazione è caratterizzata da un’elevata eterogeneità. Dopo aver messo in evidenza in che modo le istituzioni e lo Stato intervengono in questo quadro, il saggio discute la dimensione conoscitiva e ideazionale dell’innovazione sociale. L’obiettivo è delineare il profilo di uno Stato innovatore e i problemi che esso incontra alla luce dei cambiamenti dell’azione pubblica in atto negli ultimi decenni. Oltre che supportare processi di upscaling e far fronte al rischio dell’incertezza, questo profilo implicherebbe: mediare e redistribuire poteri ideazionali; sostenere le capacità sociali di configurare nuove connessioni fra problemi e soluzioni; aprire alla discussione pubblica le basi informative delle decisioni.

ENGLISH - The article analyses the importance of the State with respect to social innovation, focusing on two related issues: the relation between innovation and knowledge, and the role of the State as an institution for public knowledge. Social innovation is a quasi-concept, with vague borders and meanings. This makes it malleable and adaptable to different points of view and at the same time elusive and ambiguous. Indeed, the empirical reality of innovation is markedly heterogeneous. After highlighting how the institutions and the State intervene in this context, the essay discusses the cognitive and ideational dimension of social innovation. The aim is to outline the profile of an innovative state and the problems it faces on the basis of changes in public action in recent decades. In addition to supporting upscaling processes and addressing the risk of uncertainty, this profile involves: mediating and redistributing ideational powers; supporting social capacities in configuring new connections between problems and solutions; and opening up informational bases of decisions to public discussion.

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