RPS N. 1/2019
Gennaio-Marzo 2019
ISBN: 978-88-230-2241-6
Descrizione
Alla innovazione sociale e al ruolo dell’attore pubblico è dedicato il focus monografico del n. 1 2019 della Rivista delle Politiche Sociali. In particolare i contributi pubblicati ragionano sul confine tra integrazione e sostituzione nei rapporti con gli attori auto-organizzati e su quanto e in che misura si sia di fronte a risposte che innalzano la qualità dell’azione pubblica, e a quali condizioni. Da angolature diverse e con prospettive di analisi differenti i contributi esaminano esperienze di innovazione sociale in Italia e in alcuni paesi europei su diversi ambiti di policy. Senza pretese di esaustività (dato anche l’oggetto di analisi) essi forniscono chiavi di lettura utili a mettere a fuoco il rapporto tra la dimensione dell’innovazione, quella organizzativa e l’implementazione, spesso trascurata nel policy design. In questa ottica le pratiche esaminate contribuiscono a definire un ambito di ricerca-azione, che può dare spunti per l’analisi delle politiche pubbliche. Di Europa e di rilancio delle infrastrutture sociali si discute invece nella sezione Attualità con tre contributi sul tema, mentre, a partire dall’ultimo Rapporto Oxfam, la sezione Dibattito ospita due articoli da cui emerge evidente la fotografia di una Italia che non va, stretta tra disuguaglianze crescenti, impoverimento, sfiducia. Chiude il numero un articolo che torna a occuparsi di giovani generazioni e del ruolo delle politiche pubbliche nel ritardo italiano.
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TEMA: Innovazione sociale e azione pubblica
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Innovazione sociale, auto-organizzazione e azione pubblica. Integrazione o sostituzione? Nota introduttiva
Innovation (title)
Andrea Ciarini, Stefano Neri

Che ruolo ha l’attore pubblico nelle pratiche di innovazione sociale? Quale è il confine tra integrazione e sostituzione nei rapporti con gli attori auto-organizzati? Quanto e in che misura siamo di fronte a risposte che innalzano la qualità dell’azione pubblica, e a quali condizioni? Per circoscrivere intanto il campo di osservazione intorno a cui è costruita la sezione monografica di questo numero della Rivista delle Politiche Sociali, possiamo dire che qui non siamo interessati ai programmi di riforma su larga scala, ovvero ai cambiamenti in corso o da apportare al fine di contribuire al ridisegno delle policy. L’innovazione sociale rimanda a contesti e dinamiche relazionali più micro che si interfacciano con i processi decisionali e con le pratiche territoriali (Moulaert e al., 2013). C’è tuttavia un nesso con il livello macro che va tematizzato e su cui influiscono diversi fattori, sociali e istituzionali. I contributi raccolti esaminano con prospettive di analisi differenti alcune esperienze di innovazione sociale in Italia e in alcuni paesi europei su diversi ambiti di policy. Senza pretese di esaustività (dato anche l’oggetto di analisi) essi forniscono chiavi di lettura utili a mettere a fuoco il rapporto tra la dimensione dell’innovazione, quella organizzativa, e l’implementazione, spesso trascurata nel policy design. In questa ottica le pratiche esaminate contribuiscono a definire un ambito di ricerca-azione, che può dare spunti per l’analisi delle politiche pubbliche.

ENGLISH - Innovation (description)

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Istituzioni del welfare e innovazione sociale: un rapporto conflittuale?
Conflict between Welfare Institutions and Social Innovation?
Eduardo Barberis, Fabio Colombo, Tatiana Saruis

A partire da una ricognizione della letteratura su innovazione sociale e trasformazioni della governance, l’articolo evidenzia il rapporto – a tratti conflittuale – fra dinamiche di innovazione e istituzioni del welfare. La letteratura di riferimento non raramente vede, infatti, queste ultime come un ostacolo a processi di innovazione. Le istituzioni del welfare hanno e possono avere, tuttavia, un ruolo sia di promozione che di supporto ai processi di innovazione sociale, mentre le virtù della società civile vanno situate nel contesto istituzionale in cui agiscono.

ENGLISH - Starting from a review of the literature on Social Innovation and governance transformations, this article highlights the possibility of conflict between innovation dynamics and welfare institutions. The latter are often considered as an obstacle to innovation processes. However, they can play a significant role both in promoting and in supporting innovation, while the positive contribution of the organizations of civil society should be situated in the institutional context in which they act.

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L’innovazione sociale urbana tra sperimentazione di nuove forme di governance e disimpegno del welfare
Urban Social Innovation: experimenting new forms of governance and the disengagement of welfare
Adelheid Hege, Adriano Cirulli, Luca Alteri, Luca Raffini

Nel momento in cui il lavoro perde la sua capacità integrativa e il welfare subisce una progressiva riduzione, gli assetti di governance incentivano la capacità di attivazione dei cittadini, ripoliticizzando – almeno in apparenza – ciò che la crisi ideologica e la crescente sfiducia sistemica avevano depoliticizzato. L’articolo analizza due tipologie di innovazione sociale urbana, il cui filo conduttore è rappresentato da un nuovo rapporto tra attori pubblici, privati e terzo settore, intorno a due esigenze primarie: l’abitazione e il lavoro. I casi, rispettivamente, di cohousing e coworking offrono un osservatorio privilegiato per esaminare nuove «socialità istituzionali», ma non si pongono necessariamente in controtendenza rispetto alla città neoliberista, all’interno della quale, piuttosto, rischiano di fornire risorse e visibilità a chi ne ha meno bisogno, vale a dire ai ceti abbienti dotati di un buon capitale culturale.

ENGLISH - At a time when employment is no longer integrating people into society and welfare is being reduced, governance is trying to activate citizens, who are apparently being re-politicized, despite the ideological crisis and the growing mistrust towards the political system. The article analyses two types of what is known as «Urban Social Innovation», linked by a new relationship between public, private and Third Sector actors, with two main goals: the right to housing and the right to a job. Some cases of cohousing and coworking offer a viewing post for observing new «institutional social ties», without necessarily being in opposition to the Neoliberal City, within which, paradoxically, they risk providing resources to those who already have sufficient cultural and economic capital.

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Nelle pieghe dell’innovazione. Logiche di welfare in cambiamento in Italia e Norvegia
Some hidden factors of innovation. Changing logics of welfare in Italy and Norway
Marta Bonetti, Matteo Villa, Venke Frederike Johansen

L’articolo discute il ruolo dei processi trans-contestuali di implementazione e governance nell’innovazione delle politiche sociali e del lavoro in Norvegia e Italia. L’analisi è basata sulla comparazione tra casi-studio qualitativi attraverso il framework teorico-metodologico delle logiche di welfare. Il testo descrive differenze e similitudini tra i due contesti in relazione sia alle caratteristiche dei rispettivi regimi di welfare e dei processi di path dependency, sia ai processi e alle dinamiche bottom-up e top-down e alle varie forme di mobilitazione degli attori. Le riforme hanno avuto un impatto positivo sulle modalità di attuazione delle misure individualizzate nel caso norvegese ed esiti molto più controversi in Italia. In entrambi i paesi modalità e risultati delle riforme appaiono tuttavia localmente differenziati, dipendentemente dai contesti, dalle risorse – non solo economiche – presenti, nonché dai modelli di implementazione, organizzazione e governance. A livello locale, infatti, le logiche in cambiamento possono supportare o ostacolare l’agency e l’attivazione degli attori, con importanti effetti sulla capacità dei sistemi di costruire progetti personalizzati e ridurre i rischi di esclusione sociale e dal mercato. Nel complesso, tuttavia, sia in Norvegia che in Italia le riforme appaiono limitate nella loro capacità di contrastare tali rischi e, con alcune differenze, di incidere sui fattori contestuali di esclusione. In conclusione, da un lato, gli operatori e i policy-maker dovrebbero considerare maggiormente questi ultimi nell’elaborazione e innovazione delle politiche. Dall’altro, una più ampia sperimentazione di analisi comparative attraverso casi-studio in profondità potrebbe migliorare la capacità della ricerca sociale di includere il ruolo dei contesti nell’analisi dei processi di innovazione delle politiche di welfare.

ENGLISH - This paper analyses the role of trans-contextual processes of implementation and governance in the innovation of social and labour inclusion policies in Norway and Italy. It compares qualitative case-studies by analysing the frameworks of the logics of welfare. The text describes the main differences and similarities between the contexts observed and how they are related to regimes’ path dependencies as well as the interactions between bottom-up and top-down dynamics of implementation and innovation. It also highlights how their shifting logics help or hinder the local actors’ agency and enactment, and the systems’ ability to reduce the risks of exclusion. Reforms have had an impact on the way the individualized measures are implemented, with some positive results in Norway, and more controversial ones in Italy. Results and the ways in which they are achieved are, however, locally differentiated, partly depending on the modes of context-based processes of implementation and governance. Moreover, in both cases reforms appear to be limited in achieving the expected outcomes at macro level, especially regarding labour market integration, and in their capacity to affect the context-based factors of exclusion. Therefore, on the one hand, practitioners and policy-makers should take greater account of the latter in policy design and innovation. On the other, a wider testing of in-depth comparative case-study analysis may improve the capability of social research in understanding the role of contexts in policy innovation processes.

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L’amministrazione partecipata, dall’adempimento alla norma all’organizzazione per risultato
Participation in the public administration from following the rules to organization by result
Giuseppe Della Rocca

Il testo mette in rilievo l’importanza delle esperienze di partecipazione dei lavoratori e dell’utenza all’innovazione dell’organizzazione, esperienze non sempre al centro della normativa prevista dai contratti collettivi di lavoro e dalla contrattazione di secondo livello, e come queste due modalità di partecipazione non sempre siano tra loro convergenti: le prime propendono a migliorare le pratiche di adempimento normativo, le seconde la verifica dei risultati del servizio pubblico. Le esperienze qui riportate mettono in ogni caso in evidenza come la partecipazione congiunta lavoratori e utenza, se promossa, garantisca le possibilità di innovazione e più che in altri casi il superamento di una concezione virtuale e amministrativa del cambiamento; disciplini con la definizione dei risultati richiesti la valutazione del personale e in particolare della dirigenza; costituisca un fattore essenziale di trasparenza verso i cittadini; rafforzi le relazioni del personale e contrattuali in ogni singola amministrazione.

ENGLISH - This article is on the experiences of employees and users participating in organisational changes in the public administration, experiences that are not always at the centre of employment contracts. Nor are they always convergent: for employees and management direct participation is an opportunity to improve procedure in terms of the law and internal organization, while users are interested in the final result of the public services. Those experiences, however, show that employee and user participation, when they exist, are effective in innovating services, focus the innovation on organizational objectives, improve accountability, improve the possibility of evaluating the organisation and management, and increase the efficacy of personnel in policy and industrial relations.

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Competizione o convivenza? Il coinvolgimento degli utenti e dei lavoratori nel sistema scolastico danese
Competing or cohabiting? User and employee involvement in the Danish school sector
Nana Wesley Hansen

In Danimarca, il coinvolgimento degli utenti è un progetto politico di lungo termine, finalizzato a rafforzare la democrazia e ridurre la burocrazia. Inoltre, il sistema di contrattazione collettiva danese ha istituzionalizzato il coinvolgimento dei lavoratori nei luoghi di lavoro. L’articolo indaga il rapporto tra sindacati e organizzazioni di utenti nel settore della scuola dell’obbligo (ossia la Folkeskole, che comprende la scuola primaria e la scuola secondaria inferiore). La riforma del sistema scolastico che, a partire dal 2013, ha introdotto nuove pratiche di gestione dell’orario di lavoro e di valutazione della qualità dell’insegnamento, avrebbe potuto mettere in discussione la relazione tra utenti e lavoratori. Tuttavia, in base alla documentazione disponibile e a una serie di interviste qualitative condotte con le parti sociali attive nel settore, nell’articolo si sostiene che i diversi sistemi riescano a convivere invece di competere tra loro. Ciò è dovuto sia alla maggior forza dei sindacati in confronto alle organizzazioni degli utenti, sia alla capacità costante di politici, dirigenti della pubblica amministrazione, sindacati e insegnanti di comprendere il ruolo importante che le scuole svolgono nel generare e rafforzare la democrazia tramite il coinvolgimento diretto dei cittadini in ogni ambito del sistema scolastico.

ENGLISH - In Denmark, citizen involvement is a long-standing political project to strengthen democracy and reduce bureaucracy. Furthermore, the Danish collective bargaining system have institutionalised employee involvement at the workplace. In this article, I investigate the relationship between trade unions and service user organizations in the school sector (i.e. the Danish Folkeskole, encompassing primary and lower secondary education). School reform from 2013 introducing new ways of working, new working time practices and evaluation of the quality of teaching could all potentially challenge the relation between users and employees. However, drawing on document material and qualitative interviews with relevant social partners within the sector, I argue that the systems cohabit rather than compete. This is due to a combination of weaker user organisation relative to trade unions and the continued mutual understanding among politicians, public administrators, trade unions and teachers of the important role that schools play in producing and enhancing democracy through the involvement of citizens directly in and through the school system.

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Vecchie professioni per nuove sfide: lavoratori sociali* come broker dell’innovazione sociale
Old jobs for new challenges: social workers as social innovation brokers
Maurizio Busacca

Fino ad oggi gli studi sull’innovazione sociale si sono concentrati sugli innovatori sociali e, più recentemente, sui ricercatori in azione, presentati come nuovi attori delle politiche sociali. In questo contributo si mette in evidenza che anche le storiche figure del lavoro sociale possono avere un ruolo chiave nel favorire i processi di innovazione sociale. Attraverso tre studi di caso condotti in Veneto – Tre cuori, Alleanze per la famiglia e Piani di intervento in materia di politiche giovanili – l’articolo approfondisce il ruolo agito dai broker dell’innovazione sociale, agenti che rendono fluido lo scambio di informazioni tra gli attori del sistema, facendo lievitare il pluralismo e la governance nei processi di innovazione.

ENGLISH - Studies of social innovation have focused so far on social innovators and, only recently, on researchers in action, both new figures in social work. In this work we show that the historical figures of social work can also play a key role in fostering social innovation processes. Through three Italian case studies – Three Hearts, Alliances for the Family and Youth Intervention Policies – the article explores the key role played by the social innovation brokers, social workers who disseminate ideas and knowledge in the local systems of actors raising pluralism and governance in innovation processes.

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La crisi del welfare locale nella città di Roma: criticità strutturali e tentativi di resilienza e innovazione dal basso
The crisis of local welfare in Rome: structural problems and grass-roots movements
Agnese Ambrosi

L’articolo analizza l’evoluzione del sistema di welfare e dei rapporti tra pubblico e privato sociale nella città di Roma, dall’approvazione della legge 328/00 e l’avvio della prima programmazione zonale fino alla crisi, ancora in corso, che ha avuto uno dei suoi momenti più critici a seguito dell’inchiesta giudiziaria culminata negli arresti del dicembre 2014. Da laboratorio di innovazione nei primi anni duemila al sostanziale blocco degli anni più recenti, l’articolo mette in luce le fragilità di un sistema di welfare frammentato e insufficiente, in cui i rapporti con il terzo settore – stampella indispensabile e promiscua all’amministrazione fino all’irrompere delle inchieste – vengono improvvisamente irrigiditi, generando una frattura che peggiora la situazione già precaria dei servizi di welfare. All’interno di un quadro di sostanziale inadeguatezza pubblica, emergono tuttavia nella città esperienze auto-organizzate dal basso, che – tramite la reciprocità ma anche meccanismi di mercato – tentano di fornire risposte sul fronte di vecchi e nuovi bisogni, per mezzo di processi collettivi di ricostruzione sociale.

ENGLISH - The article analyses the evolution of the welfare system and the relations between public administration and non-profit organizations in the city of Rome, from the approval of Law 328/00 till the present crisis, one of the most critical moments of which occurred during the Mafia Capitale judicial inquiry. From the new urban social planning of the early 2000s to the paralysis of recent years, the article highlights the weaknesses of a fragmented and inadequate welfare system – one whose third sector played a key role up to the inquiries, which led to a worsening of the already precarious situation of welfare services. Despite this crisis, however, there have been independent initiatives from the grassroots, which use mutual assistance as well as market criteria to try to provide answers to old and new social risks, and foster collective processes of social cohesion.

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Long term care: riflessioni e spunti dall’Ue, fra innovazione e investimento sociale
Long term Care: the EU’s suggestions on innovation and social investment
Federico Razetti, Franca Maino

Tra le sfide più spesso evocate per giustificare la necessità di stimolare processi di innovazione sociale (Is) vi sono quelle legate al rapido invecchiamento demografico e ai conseguenti bisogni di assistenza di lungo periodo (Ltc) della popolazione anziana. L’articolo intende proporre una riflessione sui nessi analitico-concettuali e di policy fra Is e misure di Ltc. Dopo aver delineato la portata delle pressioni funzionali esercitate dal processo di invecchiamento demografico sul sistema italiano di protezione sociale, ricostruisce il policy framework sviluppato negli ultimi anni dall’Unione europea. Si considerano sia le linee guida promosse dall’Unione attraverso diversi documenti ufficiali sia i principali progetti di ricerca finanziati dall’Ue sui temi dell’Ltc e dell’innovazione. Concludono alcune riflessioni sul caso italiano, letto in controluce rispetto al policy framework europeo.

ENGLISH - Among the challenges most often evoked to justify the need to stimulate social innovation processes are those linked to the rapid demographic aging and the consequent long term care (Ltc) needs of the elderly population. This article aims to propose a reflection on the links at the analytical-conceptual and policy level between the social innovation and Ltc measures. After delineating the extent of the functional pressures exerted by the demographic aging process on the Italian social protection system, it reconstructs the policy framework of reference developed in recent years by the European Union. Both the guidelines promoted by the Union through various official documents and the main EU-funded research projects on the issues of Ltc and innovation are taken into consideration. The conclusions propose some reflections on the Italian case read against the background of the European policy framework.

ATTUALITA': Infrastrutture sociali per rilanciare l’Europa dei diritti
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Un New Deal per l’Europa. Rilanciare le infrastrutture sociali
A New Deal for Europe. Relaunching social infrastructures
Edoardo Reviglio, Romano Prodi

La grande pressione esercitata dalla recente crisi e dalle nuove sfide del XXI secolo richiede un ampliamento e un ammodernamento delle politiche sociali su molti livelli. Le infrastrutture sociali sono fondamentali per il nostro futuro perché plasmano la natura della nostra società e rendono possibili servizi sociali e investimenti in capitale umano. L’articolo evidenzia la necessità di rilanciare le infrastrutture sociali in Europa e come le riforme dei sistemi di protezione sociale europei, in particolare sanità, cura degli anziani e dei minori, istruzione, edilizia sociale, dovrebbero diventare i pilastri per affrontare le grandi trasformazioni che attendono l’Europa di domani. Ciò in virtù del fatto che infrastrutture sociali di alta qualità offrono benefici ai singoli cittadini e alla collettività con ricadute positive sulla società e sull’attività economica aumentando la coesione sociale, l’occupazione e la crescita economica. Infine, vengono fatte alcune proposte innovative su come finanziarle, tra le quali la creazione di un nuovo Fondo europeo per le infrastrutture sociali che si finanzia tramite l’emissione di Euro Social Bond.

ENGLISH - The great pressure exercised by the recent crisis and the new challenges of the XXI century requires an extension and modernization of social policies on many levels. Social infrastructures are fundamental for our RPS English Abstracts future as they shape the nature of our society and make social services and investment in human capital possible. The article brings out the need to relaunch social infrastructures in Europe and how the reforms of European systems of social protection, particularly health services, care for the elderly and minors, education and social housing, should become the pillars for facing the great changes awaiting the Europe of tomorrow. This is because high-quality social infrastructure provides benefits to individual citizens and the community, with positive spinoffs on society and economic activity, increasing social cohesion, employment and economic growth.

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L’Europa e i valori: depoliticizzazione, populismi, riorientamento normativo
Europe and Values: depoliticization, populisms and reorientation of regulations
Laura Pennacchi

L’articolo sottolinea come, sebbene da riformare, l’Europa rimanga un orizzonte fondamentale perché possa essere riproposto a livello internazionale un governo adeguato dei tormentati processi economici contemporanei e i populismi possano essere contrastati nei loro esiti più regressivi, ma anche perché il neoliberismo possa essere combattuto. Ne discendono implicazioni rilevanti sul ridisegno istituzionale necessario dell’Unione europea e dello stesso euro, nonché la necessità di risalire alle fonti valoriali del processo di unificazione europea, da cui si diparte quella pluralità di idee della stessa Europa che ne staglia un «doppio volto», da un lato quello del mostro tecnocratico, dall’altro quello della visione utopica.

ENGLISH - The article underlines how, though it needs reforming, Europe must remain a fundamental horizon as long as it is able to reformulate at international level an adequate control of the complex economic processes of our day and combat populisms in their most regressive effects, but also as long as neo-liberalism can be opposed. There are significant implications from this for the necessary redrawing of the EU’s institutions and of the euro itself, as well as for the need to return to the sources of value for the process of European unification, from which derive the plurality of ideas about Europe itself that hews out of it a «double face, both that of a technocratic monster, but also that of a utopian vision».

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Liberista o niente? Il falso dibattito sulla moneta unica
Laissez-faire or nothing? The false debate on the single currency
Francesco Saraceno .

Il contributo prende avvio dalla constatazione che cantori dello status quo e sovranisti euroscettici condividono il convincimento che l’accento della costruzione europea sugli aggiustamenti di mercato e su uno «Stato minimo» sia l’unico possibile. In realtà, la teoria delle aree valutarie ottimali mette l’accento su diversi meccanismi di aggiustamento e l’enfasi europea su riforme e austerità non è inevitabile, ma piuttosto il frutto del clima culturale in cui la costruzione europea si è fatta. Una moneta unica in cui Stato e mercato siano entrambi protagonisti nel garantire crescita stabile e convergenza tra i paesi membri sembra non solo possibile, ma anche l’unica via per rilanciare il progetto europeo. L’articolo si conclude con l’analisi di alcune proposte, realiste pur se ancora non maggioritarie nel consesso europeo, che potrebbero andare in questo senso.

ENGLISH - This article starts from the observation that those in favour of the status quo and Eurosceptics who find sovereignty important share the conviction that the only way to construct Europe is by market adjustments and a «Minimal State». Actually, the theory of optimal currency areas focuses on various adjustment mechanisms, and the European emphasis on reforms and austerity is not inevitable, but more the result of the cultural climate in which European construction has taken place. A single currency in which state and market are both protagonists in guaranteeing stable growth and convergence between member countries not only seems possible, but also the only way of relaunching the European project. The article closes with an analysis of some proposals that move in this direction, and that are realistic even though not yet having majority support in Europe.

DIBATTITO: Disuguaglianza, impoverimento, sfiducia. L’Italia che non va
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Quali evidenze e raccomandazioni dal rapporto Oxfam sulle disuguaglianze? Un approfondimento per l’Italia
What evidence and recommendations does Oxfam’s report on inequalities make? Its relevance for Italy
Giovanni Gallo

La prima parte dell’articolo riassume e analizza le evidenze che emergono dal rapporto Oxfam 2018 – Ricompensare il lavoro, non la ricchezza – e dal suo inserto «Disuguitalia» con riferimento allo scenario globale e, in particolar modo, all’Italia. Il rapporto pone l’accento su una crescita incontrollata della disuguaglianza economica dovuta principalmente all’aumento dei super ricchi e dei loro patrimoni, spesso ottenuti attraverso canali non concorrenziali. Nella seconda parte dell’articolo, invece, con l’ausilio del World Inequality Database, vengono fornite alcune ulteriori evidenze sulle recenti dinamiche in Italia della disuguaglianza nei livelli di reddito individuale lordo. Nella parte finale si esplicita una breve riflessione sulle raccomandazioni proposte nel rapporto, nonché sull’effetto potenziale sulla disuguaglianza economica delle principali politiche sociali e fiscali di prossima attuazione nel nostro paese.

ENGLISH - The first part of this paper summarizes and analyses the evidence about inequality in Oxfam’s 2018 report – Reward Work, Not Wealth – and its Italian insert Disuguitalia referring to the global scenario and to Italy in particular. The report emphasizes an overwhelming growth in economic inequality, mainly due to both the growing number of super-rich people and the increase in their wealth, which is often acquired through non-competitive channels. Secondly, based on data from the World Inequality Database, this study provides further evidence on recent trends of gross income inequality in Italy. Finally, this paper contains a brief reflection on recommendations to fight inequality proposed in the Oxfam report, and on potential effects on income inequality of some important social and tax policies recently introduced or in the pipeline in Italy.

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Eppur non si muove. Le ragioni di un’Italia diseguale
And yet it doesn’t move. Why there are inequalities in Italy
Mauro Migliavacca

Le più recenti analisi sulla distribuzione della ricchezza mondiale hanno messo in luce come nel corso degli ultimi anni la distanza che separa la quota di popolazione più povera da quella più ricca sia progressivamente aumentata. Il nostro paese non è esente da queste dinamiche e la lunga onda della crisi economica non ha di certo aiutato, erodendo ampie aree di benessere e di sicurezza. Il presente articolo si propone di mettere in luce alcune questioni chiave nell’analisi delle dinamiche di diseguaglianza nazionali, come il tema del lavoro e delle sue trasformazioni e vecchi nodi irrisolti, la persistente frattura tra nord e sud del paese, la difficile condizione delle giovani generazioni e l’incolmato gap di genere. In conclusione un’ultima riflessione sarà dedicata al tema della percezione che le persone hanno rispetto a questi temi, per provare a far luce sul rapporto tra esiti misurati dagli indicatori socioeconomici e dimensione percepita.

ENGLISH - The most recent analyses of wealth distribution have highlighted how the distance dividing the poorest from the richest has gradually increased. Italy is not exempt from these dynamics and the effects of the economic crisis have eroded large areas of well-being and security. This article aims to highlight some key issues in the analysis of national inequality dynamics, such as jobs and how they are changing, and longstanding unresolved questions, such as the persistent distance between the north and south of the country, the difficult condition of the young generations, and the huge gender gap. In conclusion, there will be come consideration of how inequalities are perceived, to try to understand the relation between results measured by socio-economic indicators and individual perception.

APPROFONDIMENTO
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Giovani generazioni: il ruolo delle politiche pubbliche nel ritardo italiano
Young generations: the role of public policies in the Italian delay
Marina Mastropierro

Questo articolo intende contribuire al dibattito in corso sul ritardo nella transizione all’età adulta delle giovani generazioni italiane. I giovani italiani sono stati nominati in modi differenti, come choosy o bamboccioni, ma il ruolo che le politiche pubbliche giocano nella produzione sociale di tale ritardo merita di essere approfondito. Una parte della letteratura sociologica mette in evidenza il passaggio da un welfare per giovani a uno per anziani, iniziato nel 1975. L’inversione di rotta delle politiche pubbliche penalizza in particolar modo le generazioni nate dopo quel periodo. Questo studio intende ricostruire il quadro storico degli interventi dedicati ai giovani, proporre un approccio sociologico basato sulle generazioni, quali attori sociali utili a prevenire ulteriori forme di ritardo, e pensare un ciclo di programmazione politica rivolto a costruire un nuovo patto sociale.

ENGLISH - This article is a contribution to the ongoing debate on the time-lag in the transition to adulthood of the younger generations of Italians. Young Italians have been variously described as «choosy» or «mummy’s boys», but the role that public policies play in the social production of this time-lag needs examining. Some of the sociological literature highlights the transition from a welfare for the young to one for the elderly, which began in 1975. The reversal of public policies particularly penalizes the generations born later. This study aims to reconstruct the historical framework of policies dedicated to young people and to propose a sociological approach based on «generations», as social actors useful for preventing further time-lags and thinking about a new cycle of political planning aimed at building a new social pact.

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