Presentazione
Nuove forme organizzative del welfare locale. Nota introduttiva
New Organizational Forms of Local Welfare
Gianni Geroldi.
I cambiamenti nella protezione sociale degli ultimi venticinque anni hanno ampliato il ruolo dei sistemi di welfare locale, con l’assegnazione ai livelli decentrati di maggiori e più complesse competenze, non sempre accompagnate da un corrispondente accesso alle risorse finanziarie necessarie per un’adeguata offerta di servizi. Diverse analisi hanno cercato di dare spiegazioni plausibili a questo processo. Negli approcci economici hanno prevalso le ragioni che sottostanno alle teorie del federalismo fiscale, mentre i sociologi hanno più insistito sull’adattabilità dell’offerta di servizi di welfare locale, pubblici e privati, come risposta a una domanda di protezione sociale più diversificata e frammentata che caratterizza il periodo post fordista. Alcune analisi politologiche, rilevando la crescente ibridazione degli originali modelli di welfare, sostengono che l’importanza dei livelli locali non è ascrivibile a un particolare modello, ma ha le sue radici in fenomeni culturali e nelle vicende storico politiche che hanno configurato le istituzioni della democrazia e le forme di partecipazione in ogni paese. La crisi di questi ultimi anni ha messo a dura prova i sistemi di welfare locale che si sono trovati nella morsa di una domanda di protezione crescente, in presenza di vincoli finanziari molto più stringenti. Di conseguenza, hanno dato avvio a una serie di sperimentazioni nelle forme di intervento, in cui si è andato ampliando il peso dei soggetti non pubblici, mentre la funzione dell’amministrazione locale si è andata trasformando da un ruolo di governo a un compito di governance. All’analisi di queste trasformazioni è dedicata la sezione monografica del fascicolo, che mette in luce una serie di aspetti particolarmente interessanti, riassunti nella seconda parte di questa nota introduttiva.
ENGLISH - The changes in social protection in the last twenty-five years have extended the role of local welfare systems, with a wider range of more complex types of expertise being assigned to decentralized levels, though not always accompanied by corresponding access to the financial resources necessary for an adequate provision of services. Various analyses have tried to give plausible explanations for this process. Economic approaches have emphasized the reasons underlying the theories of tax federalism, while sociologists have insisted more on the adaptability of the provision of local welfare services, both public and private, as a response to a demand for more diversified and fragmented social protection, which has characterized the post-Fordist period. Some political scientists have noted the increasingly hybrid forms of the original welfare models and claim that the importance of local levels cannot be ascribed to a particular model, but is rooted in cultural factors and the historicalpolitical events that have shaped the democratic institutions and forms of participation in each country. The recent crisis has been a severe test for the local welfare systems, which have found themselves torn between a growing demand for protection and ever more stringent financial constraints. Consequently, there has been a series of experimentations in the forms of intervention, which has given greater space to non-public subjects, while the function of local administration has changed from a role of government to a task of governance. The monographic section of this issue analyzes these changes, bringing out a series of particularly interesting aspects, synthesized in the second partof this introductory note.
Il welfare locale in Italia: nella morsa tra deficit storici e mancanza di disegno futuro
Local Welfare in Italy: Held in the Vice of Long Standing Deficits and Lack of Future Planning
Raffaele Tangorra
L’articolo si sofferma sulle ragioni della mancata realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, perlomeno non in forma omogenea nei diversi territori del paese come a suo tempo previsto dalla legge quadro di settore, la 328 del 2000. All’origine di tale insuccesso si identifica l’estrema eterogeneità nella spesa sociale territoriale – forse non nota ai tempi del varo della riforma, perlomeno non nelle dimensioni successivamente rilevate dall’Istat – associata a un impianto normativo fortemente improntato al decentramento amministrativo, vieppiù rafforzato dalla (immediatamente successiva) riforma del Titolo V della Costituzione, che ha ricondotto la materia delle politiche sociali alla esclusiva competenza regionale. La previsione costituzionale (e della 328) di garanzia dell’uniformità nell’esercizio dei diritti sociali nei diversi territori sulla base della definizione di livelli essenziali delle prestazioni non sembra esser stata felice, anche perché di difficile attuazione – come la storia recente ha dimostrato – a fronte di una spesa sociale territoriale non solo estremamente eterogenea, ma anche prevalentemente finanziata a livello locale e con ammontare del finanziamento nazionale non ancorato a scelte di programmazione (competenza esclusiva regionale), ma a mere esigenze complessive di finanza pubblica. Alcuni segnali di cambiamento sono però riscontrabili: dalla discussione parlamentare di riforma della Costituzione ai processi di riforma sull’«infrastruttura» del sistema (riforma dell’Isee e varo del Sistema informativo dei servizi sociali), dall’attenzione al sociale che è stata posta nella programmazione dei fondi strutturali comunitari nel settennio 2014-2020, con la proposta del governo di un «Programma operativo nazionale per l’inclusione sociale», alla scelta dell’ultima Legge di stabilità di rendere strutturale il finanziamento – per quanto ancora lontano, in termini quantitativi, dalle necessità del sistema – del Fondo per le politiche sociali e del Fondo per le non autosufficienze.
ENGLISH - The article deals with the reasons for the failure to create an integrated system of interventions and social services that would be at least homogeneous in the different parts of the country, as envisaged by the framework law for the sector, no. 328 of 2000. This failure can be explained by the extremely heterogeneous nature of local welfare expenditure – something that may not have been realized when the reform was passed, at least not to the extent that was later revealed by Istat. Added to this was a system of rules that tended strongly towards administrative decentralization, which was increasingly reinforced by the reform of Title V of the Constitution, which, coming immediately after, made social policy the competence of the regions alone. Both the Constitution and law no. 328 guarantee uniformity in the exercise of social rights in different parts of the country on the basis of a definition of essential levels of service, but this does not seem to have been a good idea, because, as recent history has shown, it is difficult to carry out when local expenditure on welfare not only varies from one region to another, but when it is also mainly financed at local level, with the sum of national financing not being pegged to planning decisions (which are the competence of the regions alone), but to mere overall requirements of public finance. Some signs of change can be seen, however: from the parliamentary discussion of constitutional reform to the reform processes of the «infrastructure» of the system (reform of Isee and the launch of a computerized system of social services), and from the interest in welfare that is shown in the planning of community structural funds in the seven-year period 2014-2020, with the government proposal of a «National Operational Plan for Social Inclusion», to the decision of the last Budget Law to make the financing of the Social Policy Fund and the Fund for LongTerm Dependency structural, even though the funds being set aside are still far from sufficient for the requirements of the system.
Verso quale welfare? Il welfare locale tra nuovi bisogni sociali e risorse scarse
Towards what Kind of Welfare? New Social Needs and Scarce Resources for Local Welfare
Chiara Lodi Rizzini
A fronte della crescente complessità di bisogni e rischi sociali e della contrazione delle risorse disponibili, gli enti locali, sebbene con profonde differenze, hanno intrapreso interessanti percorsi di innovazione sociale che stanno ridisegnando le strutture del welfare locale e il concetto stesso di «politica pubblica». In queste sperimentazioni, ricomprese nello schema del secondo welfare, gli enti locali diventano promotori di reti e attivatori delle risorse presenti sui territori, mantenendo il ruolo di garanti dei diritti sociali in ultima istanza. Il modello che ne deriva non è però immune a rischi, a cominciare da un’accentuazione delle disparità territoriali, e richiede adeguati investimenti e politiche di supporto.
ENGLISH - Towards the growing complexity of social risks and needs and the financial constraints of austerity, local authorities have undertaken interesting social innovation programs which are re-designing the patterns of local welfare and the conceptualization of «public policy». According to the second welfare framework, in these experimentations municipalities encourage networks and cooperation between all the social stakeholders and guarantee social services and entitlements when the networks fail. This model involves some risks as well, above all of spreading inequalities among territories, and requires adequate investments and evaluation practices.
Imprese, lavoratori e istituzioni locali: verso un welfare sempre più territoriale
Business, Workers and Local Institutions: Towards a More Local Welfare
Franca Maino
La crisi economica e il periodo di austerità che ne è derivato hanno profondamente cambiato il volto del sistema di welfare italiano. A causa dei tagli alla spesa sociale e a fronte dell’aumento dei rischi e dei bisogni, il settore pubblico appare, infatti, incapace di rispondere in modo efficace alle crescenti richieste provenienti dai cittadini. L’analisi tiene conto di questo scenario per interrogarsi su quali scelte possano essere intraprese per il rilancio del welfare e insieme del sistema economico, ma più nello specifico per comprendere quali prospettive di sviluppo ci siano per nuove forme di tutela dentro le aziende. Forme di tutela che non solo abbiano delle forti ricadute sui territori ma che vedano coinvolti i territori stessi e la comunità che li abita. A questo fine l’articolo, dopo aver analizzato il contesto tra crisi economico-finanziaria e nuovi bisogni, si interroga sul ruolo delle imprese nel processo di rinnovamento del welfare state e sulle potenzialità di sviluppo del welfare aziendale e contrattuale tra le piccole e medie imprese. Vengono inoltre approfonditi una serie di casi che si sono sviluppati grazie alla costituzione di reti multi-stakeholder in cui diversi attori, in modo sinergico, sembrano collaborare per offrire non solo ai lavoratori ma a una platea ampia di beneficiari nuovi strumenti e forme di sostegno per fronteggiare le nuove forme di vulnerabilità.
ENGLISH - The economic crisis deeply changed the nature of the Italian welfare system. Due to the cuts in social spending, and in the face of rising risks and needs, the public sector appears, in fact, unable to respond effectively to the growing social demands. Acknowledging the present scenario, the analysis aims at reviewing the different solutions that can be undertaken in order to renew the economic system and the provision of welfare, and more specifically at understanding what are the perspectives for the development of new forms of welfare within the for-profit sector. These new forms of protection might also have positive effects on the territories through the involvement of local governments as well as local communities. After analyzing the context of economic and financial crisis coupled with the emergence of new needs, the article investigates the role of companies in the process of renewal of the welfare state and the potential for development of company-level occupational and contractual welfare benefits for small and medium-sized enterprises. The work also displays a number of cases that have been developed through the establishment of multistakeholder networks, within which different actors work together in order to offer organizational tools and financial support for facing new forms of vulnerability, not only to workers but to a wider audience of beneficiaries.
Quale autonomia locale per l’innovazione del welfare?
What Kind of Local Autonomy for Welfare Innovation?
Emanuele Polizzi, Cristina Tajani
Negli anni novanta l’Italia ha intrapreso, insieme ad altri paesi europei, un percorso di riforma delle politiche di welfare, incentrato sull’idea che fosse la dimensione locale quella più adatta a riconoscere e a promuovere le innovazioni possibili. A distanza di oltre venti anni, ci troviamo oggi di fronte a una nuova fase che sembra avere un segno opposto, in virtù della quale si mettono in luce soprattutto i limiti del governo locale delle politiche e si tende a una ricentralizzazione di alcune competenze di programmazione e di gestione dei servizi pubblici, come effetto delle azioni di contenimento della spesa pubblica. In Italia ciò è evidente sia a livello nazionale, con la riforma del Titolo V della Costituzione e con l’istituzione di un’unica Agenzia nazionale per il lavoro, che a livello regionale con la centralizzazione di agenzie sanitarie e socio-sanitarie che prima erano state disseminate sui territori. L’articolo intende discutere alcuni elementi di questo processo, alla luce di due esperienze di welfare locale che sono state praticate nell’area metropolitana milanese nel corso degli ultimi anni: il caso dei Piani di zona nei Comuni della provincia e quello della Fondazione Welfare Ambrosiano.
ENGLISH - In the ’90s, Italy started a process of decentralization of its welfare policies, as other European countries were doing in the same period. This process was based on the idea that the most effective way for the public administrations to acknowledge and promote possible innovations was to design policies at the local level. Twenty years later, an opposite process of centralization of planning of public services is taking place, as an effect of the retrenchment of the public expenditure. The ongoing reform of the fifth part of the Constitution, the recent creation of a National Agency on the employment policies run by the central government, as well as the reduction of the local based Health-care Agencies are examples of this process. This article will discuss some elements of this process, by looking at two practices of local welfare that have been carried out in the last few years in the Milan area: the Social Zone Plans designed by the municipalities of the Milan province and the Fondazione Welfare Ambrosiano in the municipality of Milan.
Buone pratiche nei progetti sulla coesione sociale: alcune riflessioni a partire da un caso studio
Best Practices in Social Cohesion Projects: Evidence from a Case Study
Daniele Checchi, Claudio Gianesin, Samuele Poy
I progetti sociali hanno spesso l’obiettivo di sviluppare la coesione e l’innovazione sociale nelle comunità locali. Le attività implementate in questo ambito sono particolarmente eterogene per modalità di realizzazione e per risultati ottenuti. A partire dall’esperienza di un bando sul tema della coesione sociale lanciato nel 2008 e terminato nel 2012 dalla Fondazione Cariplo di Milano, finanziando 13 progetti in altrettanti comunità locali, l’articolo discute le «buone pratiche» emergenti dallo studio di caso. L’articolo discute anche di alcuni tratti salienti, riscontrati trasversalmente tra diversi interventi, che appaiono rilevanti per il buon esito degli stessi nel raggiungere gli obiettivi prefissati. Seppur le conclusioni non possano essere, evidentemente, generalizzabili, esse forniscono diverse indicazioni utili alle istituzioni pubbliche, alle fondazioni e agli enti impegnati con azioni su questo tema.
ENGLISH - Social projects are frequently designed to improve social cohesion and social innovation in disadvantaged communities. Third sector organizations are often granted to implement truly heterogeneous activities with respect to both their goals and results. The article analyze 13 social cohesion projects financed by Fondazione Cariplo of Milan (Italy), one of the most important philanthropic organization in Italy. The main scope of an implementation analysis is to discuss best practices in the realization of the projects. Particularly, the authors identify some activities that have been commonly executed in the 13 communities, and scrutinize the operative conditions that can contribute to explain their results. The conclusions cannot be neither easily nor extensively generalized to the entire third sector. However, the study can give some relevant advice to public institutions and philanthropic organizations involved in boosting social cohesion trough community-based development.
Edilizia sociale e welfare locale
Social Housing and Local Welfare
Gaetano Lamanna.
La questione dell’abitare in Italia si presenta come una componente fondamentale delle politiche redistributive e, in molti casi, si intreccia con la lotta per la legalità e il rispetto delle regole. Rispecchia insomma sia la cattiva distribuzione della ricchezza sia il mal funzionamento del nostro sistema di protezione sociale, ed è spesso anche fattore scatenante di conflitti tra poveri. Ancora oggi la politica del governo in materia abitativa è quella del Piano Casa varato dal Governo Berlusconi nell’ormai lontano 2008. Dopo sette anni il cosiddetto Piano nazionale di edilizia sociale è ai blocchi di partenza. Il problema, in Italia, dove si continua a costruire al ritmo di 150 mila unità abitative ogni anno, non è di quantità ma riguarda l’accessibilità a un alloggio. Le misure di carattere ediliziourbanistico servono a poco, se non si sposta il baricentro del mercato dalla proprietà all’affitto. Occorre una risposta efficace a una domanda abitativa nuova per tipologia, dimensione, servizi richiesti e, soprattutto, per livelli di canone compatibili col reddito dei cittadini. In questo contesto diventa urgente la revisione della l. 431/1998 (la legge sugli affitti), la riforma degli ex Iacp (gli enti di gestione delle case popolari), la costituzione di un sistema territoriale di Agenzie per la casa, la sperimentazione e la costruzione di un welfare locale legato ai bisogni dell’abitare.
ENGLISH - The housing question in Italy is a fundamental component of redistribution policies and, in many cases, is connected with the struggle for legality and respect for the rules. In short, it reflects both the poor distribution of wealth and the ill-functioning of the Italian system of social protection, and is often also a trigger factor for conflicts between the worse-off. Even today government policy for housing is that of the Housing Plan of the Berlusconi government from as long ago as 2008. Seven years later, the supposed National Plan for Social Housing is still at the starting-blocks. In Italy, which continues to build 150,000 homes each year, the problem is not one of quantity, but concerns access to accommodation. Measures for town planning and construction are of little use if there is not a shift in the market from ownership to renting. What is required is a swift response to a demand for new housing that will take account of types, size, services required, and, above all, rent levels that are compatible with wages. In this context there is an urgent need to revise law no. 431/1998 (the Rent Act), to reform the former Iacp (the bodies that managed social housing), to set up a nation-wide system of Housing Agencies, and to try to create a system of local welfare linked to housing needs.
Perché è necessaria una «buona» contrattazione territoriale
Why We Need «Good» Local Bargaining
Maria Guidotti.
Il sindacato, a tutti i livelli, è chiamato a una nuova e più diffusa capacità di analisi degli avvenimenti sociali, economici, politici, e a costruire intorno alla sua proposta di società, di innovazione sociale e di sviluppo una ricca rete di relazioni. È necessario un coinvolgimento ancora più forte e profondo perché, attraverso l’impegno negoziale e l’alimentazione dei processi partecipativi, si contribuisca a favorire anche la diffusione del potere (anche di genere), anziché la sua concentrazione, si costruiscano rapporti di solidarietà orizzontale, si aumenti la consapevolezza dei propri diritti e delle proprie responsabilità, si rovesci, insomma, la piramide decisionale e si riparta veramente dalla centralità della persona/cittadino, dai suoi bisogni ma anche dalla valorizzazione delle sue competenze, dei suoi saperi.
ENGLISH - The Unions need, at all levels, a new, more widespread capacity to analyze social, economic and political events, and to build a wide network of relations around their proposals for society, social innovation and development. Involvement needs to be extended more than ever, because, through bargaining and participation, power will be more widely shared (including among genders), rather than being concentrated, and relations of horizontal solidarity will be built up, awareness of rights and responsibilities increased, and, the decision-making pyramid will be upended and we shall be able to start again from the centrality of the person/citizen and their needs, but also from the development of their expertise and their knowledge.
Previsioni demografiche e riforme pensionistiche. Un ripensamento dopo quindici anni
Demographic Forecasts and Pension Reforms. Second Thoughts After Fifteen Years
Angelo Marano
Contrariamente a quanto previsto negli anni novanta, la popolazione residente in Italia non è in calo ma in crescita, anche se rimane il problema dell’invecchiamento. Le previsioni demografiche dell’epoca tendevano a sottostimare la natalità, la longevità e, soprattutto, i flussi migratori, rivelatisi molto più alti di quelli inizialmente previsti. Anche se gli istituti che producono le previsioni demografiche, Istat ed Eurostat in primo luogo, ne evidenziano sempre l’incertezza e affiancano scenari alternativi a quello centrale, per molto tempo gli scenari centrali delle previsioni sono stati gli unici considerati nel dibattito sulle riforme pensionistiche e del welfare a livello nazionale ed europeo. Questo ha fatto sì che si siano individuati problemi e realizzati interventi molto costosi socialmente sulla base di scenari rivelatisi ex post lontani dalla realtà. In particolare, la dinamica della spesa pensionistica e la sua «gobba», che tanta attenzione ha catturato nel dibattito sulle riforme, sarebbero risultate diverse con ipotesi sui saldi migratori più aderenti alla realtà. Da questo punto di vista, il fatto che ancora oggi la spesa pensionistica presenti elementi di criticità non va attribuito a problemi legati all’andamento demografico, bensì, piuttosto, all’insoddisfacente andamento economico e occupazionale.
ENGLISH - Contrary to what has been predicted during the ’90s, the resident population in Italy is not declining, indeed growing, although the problem of aging remains. Demographic projections of the ’90s tended to underestimate fertility, longevity and, above all, migration, which proved much higher than originally predicted. Although demographic forecasting institutes, namely Istat and Eurostat, always highlight the uncertainty of forecasts and present alternative scenarios to their central ones, for a long time the central scenarios were the only ones considered in the debate on pension and welfare reforms at the national and European level. This has meant that problems have been identified, and socially costly interventions legislated, based on scenarios which proved ex post far from reality. In particular, the dynamic of pension expenditure and its «hump», that so much attention captured in the Italian debate on reforms, would have been quite different with assumptions about net migration flows closer to reality. From this point of view, the fact that pension expenditure shows critical elements still today should not be attributed to demographic trends, but, rather, to the poor economic and employment performances.
Il contributo di Hyman Minsky alla teoria economica
The Contribution of Hyman Minsky to Economic Theory
Alessandro Roncaglia
L’articolo richiama l’analisi di Minsky, dalla interpretazione di Keynes alla teoria delle crisi e del money manager capitalism, e la proposta di considerare lo Stato come datore di lavoro di ultima istanza, sottolineando in particolare la severità dei controlli sul lavoro necessari in questo caso come nel caso dell’esercito del lavoro di Ernesto Rossi.
ENGLISH - The article refers to Minsky’s analysis, from his interpretation of Keynes to his theory of crises and of «money manager capitalism», and his suggestion to regard the state as an employer of last resort, underlining particularly the severity of labour controls that are necessary in this case as in the case of Ernesto Rossi’s army of labour.
La tight full employment di Minsky. Cosa ci suggerisce?
Which Suggestions from the Minsky’s tight Full Employment?
Claudio Gnesutta.
La rilevanza del contributo di Minsky per la comprensione della dinamica del capitalismo dei suoi e dei nostri tempi – di quel Wall Street capitalism dalle ormai consolidate dimensioni globali – è ampiamente nota. Tuttavia gli interventi di Minsky raccolti in Combattere la povertà. Lavoro non assistenza, tradotto e pubblicato dalla Ediesse (2014), affrontano una questione, come combattere la disoccupazione, che sembra distaccarsi dai temi a lui più propri; ma è un’impressione erronea poiché instabilità finanziaria e carenza occupazionale sono questioni tra loro strettamente connesse. La rilettura dei suoi saggi e il confronto tra la sua realtà e quella odierna stimolano un’opportuna riflessione sulla possibilità che la sua proposta per una piena occupazione «in senso stretto» costituisca uno strumento di una «politica per il lavoro» dei nostri giorni.
ENGLISH - It is widely known the importance of the Minsky’s contributes for the understanding of the dynamics of capitalism of his and our time, the actual global Wall Street Capitalism. But his papers collected in Combattere la povertà. Lavoro non assistenza (translation of his Ending poverty: jobs not welfare by Ediesse) face a question, how to fight unemployment, which seems to be detached from his themes; but this is a false impression as financial instability and unemployment are issues closely related. The re-reading of his essays and the comparison between his reality and our stimulate a reflection on the possibility that his proposal for a «tight full employment» is an actual instrument of a «policy for the workers».
Per una nuova politica economica: riformulare il fine, riformulando i mezzi
For a New Economic Policy: Reformulating the Ends, Reformulating the Means
Danilo Barbi
Il contributo introduce la discussione sul libro di Pennacchi (2015) che si caratterizza per il proficuo intreccio tra discipline differenti: economia, filosofia, antropologia, sociologia. Un rapporto quello tra etica ed economia fondamentale per costruire un «nuovo modello di sviluppo» e mostrare che il soggetto non è homo oeconomicus. Dopo una lunga stagione di «disincanto», è possibile dare vita a un nuovo «reincantamento», riarticolando un discorso neoumanistico sui «fini» e liberando il pathos sottostante a una nuova apertura affettiva verso il mondo. Resta da chiedersi quale sinistra abbia la cultura politica in grado di farlo. Una sinistra di massa, fondata su una critica al capitalismo contemporaneo, che ne persegue la riforma radicale ma su una scala sovranazionale e mondiale.
ENGLISH - This essay introduces the discussion of Pennacchi’s book (2015), which is a fruitful combination of different disciplines: economics, philosophy, anthropology and sociology. It offers a relation between ethics and economics that is fundamental for building a «new model of development» and showing that the subject is not homo oeconomicus. After a long season of «disenchantment», we can now set about creating a new «re-enchantment», re-articulating a neo-humanist discourse on «ends» and freeing the pathos underlying a new emotional openness towards the world. It remains to be asked what form of the ledt has the political culture able to bring it about. The answer is a mass movement of the left, founded on a critique of present-day capitalism, that seeks to radically reform it but on a super-national, world scale.
Alla ricerca del soggetto dell’azione nella teoria economica e nella società
In Search of the Subject of Action in Economic Theory and Society
Massimo Paci
L’analisi, dopo aver ricordato brevemente le conseguenze negative provocate nelle ultime decadi dall’affermarsi del paradigma neoliberista, e in particolare la mercificazione che si è impadronita della vita economica e sociale e il restringimento dello spazio dello «Stato di diritto» e della sfera pubblica in generale, si concentra sulla concezione che il neoliberismo ha del «soggetto» dell’azione economica. Nel delineare poi i tratti di un nuovo modello di sviluppo da contrapporre a quello neoliberista, si evidenzia la necessità invocata da Pennacchi di una «mutazione antropologica» della società, in direzione di un ritorno a un soggetto dell’azione integro nei suoi valori. A riguardo il contributo chiude sull’integrazione che la sociologia può suggerire all’economia mainstream.
ENGLISH - After briefly recalling the negative consequences of the recent decades, from the rise of the neo-liberal paradigm, and, in particular, the commercialization that has taken over economic and social life, and the reduction of space for the Rule of Law and the public sphere in general, the analysis concentrates on the neo-liberal conception of the «subject» of economic action. The account that follows of the features of a new development model to oppose the neo-liberal one emphasize the need insisted on by Pennacchi (2015) for an «anthropological mutation» of society, in the direction of a return to a subject of action that can maintain his/her values intact. On this point the article ends on how sociology can help mainstream economics.
Il welfare locale in Italia
How should we respond to the crisis and neo-liberalism
Stefano Petrucciani
Il volume di Pennacchi (2015) si interroga su come rispondere alla crisi presente e su come riprendere un ragionamento che possa andare nella direzione di una trasformazione della società e della costruzione di un «nuovo modello di sviluppo». Tra gli aspetti più importanti della riflessione di Pennacchi si segnalano la diagnosi dei tratti distintivi del neoliberismo contemporaneo, la critica della concezione liberale dell’individuo, l’insistenza sulla necessità di una nuova politica per il lavoro.
ENGLISH - Laura Pennacchi’s book (2015) considers how we should respond to the present crisis and how we can fashion an argument that goes in the direction of transforming society and building a «new development model». Some of the most important points Pennacchi makes concern the diagnosis of the distinctive features of present-day neoliberalism, a critique of the liberal conception of the individual, and an insistence on the need for a new jobs policy.