RPS N. 4/2015
Ottobre-Dicembre 2015
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Presentazione

TEMA: Disuguali e disintegrati. L'Italia al tempo della crisi
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Introduzione
Giuseppe Travaglini .

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La disuguaglianza: fatti e interpretazioni
Inequality: Facts and Interpretations
Mario Pianta, Maurizio Franzini

Le disuguaglianze di reddito sono aumentate in tutti i paesi avanzati e sono un problema centrale del capitalismo di oggi. Nonostante i molti studi apparsi finora, manca ancora una spiegazione convincente delle cause di questo fenomeno. L’articolo riassume i fatti essenziali sull’evoluzione della disuguaglianza, a partire dalla distribuzione del reddito tra salari e profitti, e offre una spiegazione che mette al centro quattro «motori della disuguaglianza»: il potere del capitale sul lavoro, l’ascesa di un «capitalismo oligarchico», l’individualizzazione delle condizioni economiche, l’arretramento della politica. Questi processi stanno cambiando i modi di funzionamento non soltanto del sistema economico ma anche di quello politico: l’economia diventa meno dinamica, la società più ingiusta, la politica meno democratica.

ENGLISH - Income inequality has increased in all advanced countries and is a key problem of capitalism today. Despite the many studies published so far, there is still no convincing explanation of its causes. The article summarizes the essential facts on the evolution of inequality, starting with the distribution of income between wages and profits, and offers an explanation that focuses on four «engines of inequality»: the power of capital over labour, the rise of «oligarchic capitalism», the «individualization» of economic conditions, and the retreat of politics. These processes are changing how the political system operates as well as the economy: the economy is becoming less dynamic, society is increasingly unjust, and the political process is becoming less democratic.

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Il declino dell’economia italiana: cambiamento strutturale o transizione ciclica?
The Decline of the Italian Economy: Structural Change or Cyclical Transition?
Francesco Perugini, Germana Giombini, Giuseppe Travaglini .

L’Italia attraversa ormai da quasi tre decenni una crisi strutturale della crescita economica. Le riforme del mercato del lavoro, la moderazione salariale, le politiche di «austerità espansiva» e la deregolamentazione dei mercati reali e finanziari non sembrano aver contribuito a invertire la rotta declinante tracciata dal sistema produttivo italiano quanto piuttosto ad aggravare un quadro già deficitario di produttività, investimenti e tecnologia. Nell’articolo utilizziamo la cosiddetta «contabilità della crescita» per isolare i fattori che sono alla base di questa deriva. Il quadro macroeconomico che ne emerge mostra che il deterioramento della crescita, maggiormente accentuato dal 2008 in poi, ha carattere strutturale e coinvolge sia i settori produttivi tradizionali che quelli tecnologicamente avanzati.

ENGLISH - Italy has been experiencing for the last three decades a long structural economic recession. Labour market reforms, austerity policies, wage moderation, and the deregulation of the real and the financial market do not appear to have contributed to turning the receding tide of the Italian productive system, but to exacerbating a situation of poor productivity, investment and technology. In this essay, we use «growth accounting» to measure the contribution of different factors to economic growth, and to isolate the determinants of the Italian slowdown. The resulting macroeconomic picture shows that the slowdown of the Italian economy is structural in nature and affects both the non-Ict and Ict sectors.

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Le implicazioni del Jobs Act sul mercato e i rapporti di lavoro
The Implications of the Jobs Act on the Market and Labour relations
Natalia Paci .

Dopo aver ripercorso sinteticamente la struttura, i contenuti e gli obiettivi della riforma del mercato del lavoro denominata «Jobs Act», l’articolo si sofferma sulle implicazioni che la stessa determinerà su mercato e rapporti di lavoro. A riguardo, se, da un lato, può essere posto in dubbio il raggiungimento dell’annunciato obiettivo di aumentare l’occupazione attraverso la ricetta della flessibilità (in entrata, in uscita e funzionale), dall'altro, certamente non vi sono dubbi che la novella riporti il diritto del lavoro italiano indietro nel tempo, depotenziando proprio quelle norme dello Statuto dei lavoratori poste a presidio della libertà e della dignità dei lavoratori.

ENGLISH - After a brief examination of the structure, content and objectives of the recent labour market reform, known as the Jobs Act, the authors analyse its implications for market and labour relations in Italy. They conclude that, though the possibility of attaining the announced goal of increasing employment through more flexibility may be questioned, there is certainly no doubt that the Jobs Act has had a regressive effect on Italian labour law, depriving it of the rules for workers’ freedom and dignity provided by the «Workers’ Statute».

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La precarizzazione del lavoro e gli effetti del Jobs Act
Making Employment Precarious and the Effects of the Jobs Act
Dario Guarascio, Marta Fana., Valeria Cirillo

La legge 183/2014, il Jobs Act, ha determinato un profondo cambiamento nelle relazioni industriali italiane. Nel contributo, il Jobs Act viene inquadrato all’interno di un ventennale processo di riforma del mercato del lavoro che ha avuto inizio a metà degli anni novanta. Da una preliminare valutazione dei dati di fonte amministrativa e campionaria, relativi al periodo successivo all’implementazione del Jobs Act, emergono i seguenti risultati: l’atteso incremento occupazionale è stato esiguo, piuttosto si è verificato un aumento della quota di contratti a tempo determinato rispetto a quelli a tempo indeterminato e fra questi ultimi aumentano i contratti a tempo ridotto (part-time).

ENGLISH - Law 183 of 2014, evocatively named the Jobs Act, has determined a deep change in Italian industrial relations. This article frames the Jobs Act within the overall labour market reform process as it has been developing in Italy since the mid-nineties and provides a first evaluation of its impact on the Italian labour market. Making use of various data sources (administrative and labour force data) and concentrating on the period after the Jobs Act was implemented, the enquiry provides the following results: the expected boost in employment growth cannot be detected; an increase in the share of temporary contracts over open-ended ones is observable; and a rise in part-time contracts in the new permanent positions emerges.

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Nuova crisi e vecchi problemi. Effetti collaterali sul lavoro delle donne
New Crisis, Old Problems. Side Effects on Women’s Work
Alessandra Vincenti, Fatima Farina

Il saggio guarda agli effetti della crisi sulla partecipazione delle donne nel mercato del lavoro italiano, nelle politiche e nei numeri. A fronte della diffusa convinzione che la crisi abbia colpito prevalentemente la componente maschile, le analisi mostrano gli effetti corrosivi della già debole presenza femminile, la cui recente crescita di offerta è sintomo di un grave affanno più che di una spinta virtuosa. Ciò risulta evidente dagli indicatori del mercato del lavoro, dalla frammentarietà e incoerenza degli interventi attuati da cui non emerge una tensione verso la partecipazione paritaria tra i sessi, come pure dal prefigurarsi di nuovi rischi quali l’accorciamento del percorso di studi delle giovani nella fascia universitaria, che rinunciando così al principale fattore di promozione e protezione, le espone a rischio di esclusione.

ENGLISH - The essay looks at the effects of the crisis on women’s participation in the Italian labour market, considering policies and numbers. Given the widespread belief that the crisis has mainly hit the male labour force, the analysis shows the corrosive effects of the already weak presence of women, whose recent growth in supply is a symptom of serious troubles rather than positive factors. This is evident from the indicators of the labour market and the fragmentation and inconsistency of policies, which are not focused on equal gender participation, but actually seem to consider the lack of female participation in the labour market as a side effect. Meanwhile, new risks are emerging, such as the shortening of university studies among young females, thus sacrificing the main factor in their social advance and protection.

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Obiettivi concreti e poco spazio per i sogni: i giovani in Italia
Concrete Objectives and Little Room for Dreams: Young People in Italy
Elisa Lello

La forte crescita della disoccupazione e dell’emigrazione giovanili, la questione dei diritti e del welfare sono alcuni dei temi al centro della questione giovanile, che, negli ultimi anni, ha (finalmente) attirato l’attenzione degli studiosi e (in qualche misura) della politica. Tuttavia, ancora non si è sviluppato un vero e proprio dibattito su come la difficile situazione dei giovani – e in particolare il cambiamento delle prospettive riguardo al futuro, che diventano sempre più cupe – ne stia condizionando la costruzione della personalità. Eppure, i giovani, visti attraverso le loro priorità e i loro obiettivi, appaiono protagonisti di un significativo cambiamento generazionale, gravido di implicazioni e conseguenze su più fronti, dalle scelte educative e professionali al rapporto con la sfera politica.

ENGLISH - Growing youth unemployment and emigration rates, together with the problem of rights and access to Welfare provisions are the main themes of the so-called youth question, which in recent years has attracted scholars’ and (to some extent) politicians’ attention. However, a real debate has not yet taken place on how the difficult situation of young people – and particularly the change of perspectives towards the future, which are becoming more and more sombre – is affecting the construction of the personality of young Italians. And yet, young people, seen through their goals and priorities, appear to be the protagonists of a meaningful generational change, charged with implications on multiple fronts, such as their educational or professional choices and their relationship with politics.

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Il reddito minimo come strumento di intervento su diseguaglianza, povertà, frammentazione del mercato del lavoro
The Minimum Wage as a Tool for Intervening on Inequality, Poverty and the Fragmentation of the Jobs Market
Nicola Giannelli

Il reddito minimo (o di cittadinanza) è un’idea di politica di sostegno del reddito che può assumere la veste universale di un’erogazione di welfare con effetti redistributivi oppure essere concepita come strumento di lotta alla povertà o infine come strumento di garanzia di fronte al crescente impoverimento e alla frammentazione di ampi segmenti del mercato del lavoro. Tranne Grecia e Italia tutti i paesi della Ue hanno avviato politiche di sostegno universale del reddito, ma quasi tutte sono condizionate da politiche attive per l’inserimento sul mercato del lavoro. In Italia l’esperimento del Reddito minimo di inserimento (1998) è stato abbandonato ma si è allargata la platea dei beneficiari degli ammortizzatori sociali e dei sussidi di disoccupazione. A livello regionale e comunale le esperienze sono ancora circoscritte e dipendono dalle risorse disponibili, però confermano l’esistenza del desiderio di esplorare questa strada.

ENGLISH - The Basic Income is a political idea of income support that can take the form of redistributive welfare aid, or can be conceived as a tool to fight poverty or, finally, can be seen as an instrument of guarantee for the increasing impoverishment and fragmentation of large segments of the labour market. Except for Greece and Italy, all the Eu countries have initiated Basic Income policies, but almost all are conditioned by active policies for bringing people into the labour market. In Italy, the experimental Basic Guaranteed Income (1998) was soon abandoned but the state has expanded the range of beneficiaries of social welfare and unemployment benefits. Little has been done at regional and municipal level yet, and depends on the availability of resources, but it still confirms there is a desire to explore this route.

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Quanto è locale il welfare locale? Spunti per lo studio comparato della territorializzazione del welfare italiano
How Local is Local Welfare? Notes for a Comparative Study of the Local Organization of Italian Welfare
Eduardo Barberis

L’attenzione sulla regionalizzazione del welfare, specie in Italia, ha portato alla costruzione di diverse tipologie di welfare locale, che spesso vengono lette come forme «bonsai» dei regimi di welfare à la Esping-Andersen. Tramite una contestualizzazione sulla ristrutturazione dei rapporti territoriali nel welfare e un’analisi della letteratura italiana e internazionale dell’ultimo decennio sulla regionalizzazione del welfare, questo articolo intende evidenziare le criticità emergenti nella classificazione dei welfare regionali in Italia. In particolare, si noterà come un’inadeguata considerazione del frame nazionale nello strutturare la variazione locale costituisca una carenza significativa. L’articolo si conclude proponendo un’agenda di ricerca che, considerando la dimensione scalare, congiunga comparazione intranazionale e internazionale per contestualizzare il «regime di decentramento» italiano.

ENGLISH - The research focus on welfare regions has resulted in the definition of a number of typologies of local welfare systems – in Italy in particular. These typologies are often considered as small-scale versions of Esping-Andersen’s welfare regimes. By contextualizing welfare rescaling and analysing a decade of national and international literature on welfare regions, this article aims to highlight critical dimensions in the classification of Italian regional welfare systems. In particular, there will be a focus on the inadequate consideration paid to the national frame in structuring local degrees of variation. As a conclusion, this article suggests a scale-aware research agenda that combine intranational and international comparisons to contextualize the Italian «decentralization regime».

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Differenze di governance e disuguaglianze istituzionali nelle politiche di long-term care
Differences of Governance and Institutional Inequalities in Long-term Care Policies
Angela Genova

La crisi economica finanziaria con le relative politiche di austerity ha acuito i processi di differenziazione regionale delle politiche sociali e sanitarie. Focalizzandosi sulle politiche di long-term care, lo studio analizza le esperienze di governance regionali attraverso l’esame dei piani di programmazione regionale di Veneto, Emilia-Romagna e Marche. Le regioni presentano contesti regolativi molto eterogenei, caratterizzati da differenti livelli di integrazione tra le varie politiche di welfare, ma anche tra i servizi territoriali all’interno delle stesse aree di intervento, e di integrazione tra cure formali offerte dai servizi e cure informali della famiglia. Differenze nelle esperienze di governance dell’integrazione nelle politiche di long-term care si trasformano in disuguaglianze istituzionali nelle risposte ad analoghi bisogni.

ENGLISH - The economic and financial crisis and the related austerity policies have heightened regional differences in health and social policies. Focusing on long-term care policies, the study investigates the experiences of regional governance by analysing regional social and health plans in Veneto, Emilia Romagna and the Marches. The regions present very heterogeneous regulatory contexts characterized by different levels of integration between the different welfare policies, but also between local services within the same area of intervention, and integration of formal care services and informal care provided by the family. Differences in the experiences of governance of integration in long-term care policies have to be considered as institutional inequalities in the response to similar needs.

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Migranti e cittadinanza al tempo delle crisi globali
Migrants and Citizenship in a Time of Global Crises
Fabio Bordignon, Fabio Turato, Luigi Ceccarini

Il lavoro ha come oggetto il tema dell’immigrazione a partire dalla più ampia problematica della cittadinanza, nelle sue diverse concezioni: giuridica, culturale, democratica. Il processo di inclusione degli immigrati viene inserito nella cornice delle diverse crisi – non solo quella economica e finanziaria – che segnano il mondo globale. Dopo un’analisi dei fenomeni migratori e delle procedure di acquisizione della cittadinanza in alcuni paesi europei, l’articolo si focalizza sul caso nazionale. Attraverso serie storiche di inchieste campionarie viene studiata la percezione dello «straniero», chiedendosi se la fase di crisi economica abbia minato le basi culturali e di atteggiamento del processo di inclusione in Italia. Nelle considerazioni conclusive si sottolinea la necessità di governare, attraverso politiche adeguate e lungimiranti, la questione dell’immigrazione e la più ampia tematica della cittadinanza alle quali si intrecciano gli andamenti dell’opinione pubblica. Le crisi della democrazia rappresentativa, dell’economia e della finanza, insieme alle implicazioni della società del rischio, definiscono lo scenario nel quale si inseriscono queste dinamiche.

ENGLISH - This article deals with the migration issue taking into consideration the broader general concept of citizenship and the different ways it is conceived: formal, affective and democratic ones. Inclusion processes for immigrants are considered in the context of various crises – not just the global financial and economic one – that affect the international realm. After analysing the immigration figures and citizenship procedures in relation to other important European countries, the article focuses on the national domain. Italian public opinion concerning the question of immigration is studied by using longitudinal survey data. This section’s key question is whether or not the economic crisis has compromised the cultural and the attitudinal basis for immigrants’ inclusion in Italy. The final remarks stress on the need to govern, with appropriate and forward-looking policies, the issue of immigration and the broader theme of citizenship in connection with the trends of public opinion. The economic and financial crisis, together with the crisis of representative democracy and the risk society implications, define the scenario in which these dynamics are framed

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Ascesa e declino del benessere sostenibile in Italia, 1960-2013
Rise and Decline of Sustainable Welfare in Italy, 1960-2013
Mirko Armiento

Questo articolo presenta un nuovo indicatore alternativo al Pil – l’Indice di benessere sostenibile (Ibs) – una versione modificata dell’Isew sviluppato da Daly e Cobb (1989). Si propone una misura sintetica di flussi che approssima in termini monetari il livello di benessere aggregato, inglobando i principali aspetti economici, ambientali e sociali in un’ottica di sostenibilità. Calcolato per l’Italia per il periodo 1960-2013, l’Ibs descrive l’ascesa e il declino del benessere sostenibile nazionale. I risultati empirici mostrano che nelle prime tre decadi il Pil pro-capite e l’Ibs pro-capite sono cresciuti in parallelo. Laddove il primo ha continuato a crescere fino al 2007, l’Ibs pro-capite ha raggiunto il picco massimo nel 1991, dopo si è stabilizzato con alcune oscillazioni rilevanti e infine dall’inizio della crisi economicofinanziaria del 2008 è diminuito in maniera preoccupante.

ENGLISH - The article presents a new alternative indicator to Gdp – the Sustainable welfare index (Swi) – a modified version of the Isew developed by Daly and Cobb (1989). Expressed in monetary terms, this synthetic measure of flows provides a proxy of aggregate welfare, with a comprehensive view of social and economic aspects and environmental sustainability. Swi is calculated for Italy over the period 1960-2013, providing a novel series of data, mapping the growth and decline of national sustainable welfare. Empirical results show that during the first three decades per capita Gdp and per capita Swi have evolved in parallel. Whereas the former continued to increase until 2007, Italy’s Swi peaked in 1991, then stabilised with significant oscillations, and has shown a sharp decline since the start of the 2008 financial and economic crisis.

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Soddisfatti? Il benessere soggettivo in Europa
Satisfied? Subjective Wellbeing in Europe
Chiara Saturnino

L’approccio multidisciplinare allo studio del benessere ha permesso di affiancare al Pil nuovi strumenti per stabilire quanto stiamo bene. Il concetto di qualità della vita, in particolare, ha arricchito l’analisi del benessere attraverso l’utilizzo di un’ampia gamma di indicatori sociali, consentendo un’osservazione non solo oggettiva ma anche soggettiva del fenomeno. Su questo approccio innovativo è basato il focus dell’articolo, che presenta un’analisi del benessere soggettivo in Europa, delle sue determinanti principali, e un approfondimento sul rapporto tra ricchezza e benessere. L’obiettivo è evidenziare il contributo che lo studio soggettivo aggiunge alle informazioni di carattere oggettivo per le politiche sociali.

ENGLISH - The multidisciplinary approach to the study of well-being has allowed researchers to go beyond Gdp, creating new tools in order to establish how well people live. The quality of life approach, in particular, has enriched well-being studies through a larger set of social indicators, allowing both an objective and a subjective analysis of the phenomenon. This article focuses on the subjective approach to the study of well-being. It presents an overview on subjective well-being in European countries, its main determinants, and a focus on the relationship between wealth and well-being. The article aims to highlight the contribution subjective studies add to objective information for policy analysis.

ATTUALITA': Il difficile rapporto tra formazione e lavoro
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Innovare «dal basso» le politiche attive tra formazione e lavoro: un’analisi delle esperienze italiane
Innovating «from Below» Active Policies between Training and Work: An Analysis of Italian Experiences
Davide Arcidiacono, Ivana Pais

Il rapporto tra formazione e lavoro è centrale nella strategia europea ma l’emergenza occupazionale attuale impone un ripensamento delle politiche. L’analisi delle transizioni ha evidenziato che il successo del lavoratore non dipende solo dalle competenze possedute ma anche dalla capacità di attivare e combinare risorse identitarie e sociali in un momento in cui le carriere si fanno più frammentate e incerte, con elevati rischi di intrappolamento, over-education e over skilling. Ciò ha contribuito a una crescente assunzione di responsabilità dei sistemi educativi, valorizzando la dimensione formale e informale dei processi di apprendimento. Pur in assenza di analisi puntuali, la valutazione delle recenti politiche attive nel paese, come il Progetto Neet o Youth Guarantee, conferma però i deficit delle politiche top down e incoraggia l’ampliamento del dibattito sull’innovazione partendo da esperienze alternative di tipo bottom up. Il contributo individua i tratti di iniziative «dal basso», riflettendo criticamente sulle loro caratteristiche di innovazione e sul rapporto tra formazione ed employability.

ENGLISH - The relation between training and work is central in European strategy, but the present emergency in employment is imposing a rethinking of policy. Analysing transitions shows that a worker’s success does not depend only on the expertise he possesses, but also on his capacity to activate and combine social and identity resources at a time when careers are becoming more fragmented and uncertain, with high risks of being trapped, over-educated or over-skilled. This has contributed to a growing assumption of responsibility by the educational systems, giving new importance to the formal and informal dimension of learning processes. Even without detailed analysis, an evaluation of the recent active policies in Italy, like the Neet Project or Youth Guarantee, confirms the deficit of top-down policies and encourages an extension of the debate on innovation, starting from alternative bottom-up experiences. This contribution illustrates the features of these initiatives «from below», reflecting critically on their innovatory characteristics and on the relation between training and employability.

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Sistema duale e apprendistato: modello tedesco e italiano a confronto all’epoca del Jobs Act
Dual System and Apprenticeships: German and Italian Models Compared in The age of the Jobs Act
Lilli Carollo

Nel decreto legislativo n. 81/2015 (Jobs Act), il legislatore ha riscritto la disciplina dei contratti di apprendistato ispirandosi al sistema duale tedesco. Pertanto, viene esaminato tale ultimo modello per cogliere «assonanze» e «discrasie» con il sistema italiano, considerando che quello tedesco è una variante d’eccellenza nei sistemi di apprendistato in Europa. Posto che sarà compito degli enti deputati monitorare i dati occupazionali della tipologia in commento, l’articolo propone in ottica giuridica un esame della normativa italiana in raffronto con quella tedesca, fornendo altresì una panoramica introduttiva sulle politiche europee in materia, con l’auspicio che i pregi di una regolamentazione «duale» dell’apprendistato forniscano maggiori livelli occupazionali giovanili. Si analizza, pertanto, la tipologia di apprendistato collegata al sistema dell’istruzione: il contratto di apprendistato per la qualifica e diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore.

ENGLISH - The government decree no. 81/2015 (Jobs Act), described as «Organic regulation of work contracts and revision of the laws concerning duties, in accordance with article 1, clause 7, of law 10 December 2014, no. 183», has re-written the regulations for contracts of apprenticeship, drawing on the dual German system. We should therefore examine this model to see in what way it accords with and clashes with Italian system, considering that the German one is an excellent variation on the European apprenticeship systems. The appropriate bodies will have the task of monitoring the employment figures for this type of position. This paper seeks to offer a legal viewpoint on the Italian provisions compared with the German ones, also providing an introductory overview of the European policies on the subject, in the hope that the virtues of a «dual» set of rules for apprenticeships will lead to higher levels of youth employment. It therefore analyses the types of apprenticeship linked to the educational system: the contract of apprenticeship for receiving professional qualifications, the secondary school diploma, and the higher certificate of technical specialization.

DIBATTITO: Strategie e proposte per contrastare le disuguaglianze
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Redistribuzione e struttura: la complessa visione della diseguaglianza di Atkinson
Redistribution and Structure: Atkinson’s Complex Vision of Inequality
Laura Pennacchi.

L’articolo discute dell’ultimo libro di Anthony Atkinson (2015), mettendone in evidenza i molti meriti a partire dalla costruzione di una serie di proposte concrete e specifiche su un tema – la disuguaglianza – che, fuoriuscito analiticamente dal dimenticatoio in cui l’aveva confinato il neoliberismo dominante solo in conseguenza dei gravi effetti della crisi globale del 2007-2008 e solo grazie a lavori d’eccezione come quello di Piketty, politicamente tarda ancora a imporsi con la forza che sarebbe auspicabile e necessaria. In secondo luogo, Atkinson risale alle origini del deplorevole «stato del pensiero economico contemporaneo» tutto concentrato sul mercato del lavoro e assai disattento al mercato dei capitali, denuncia l’insufficienza quando non la fallacia delle misure standard, invoca «proposte più radicali» della semplice insistenza sull’innalzamento dell’istruzione della forza lavoro. Si spiega così come le proposte concrete di Atkinson siano disegnate con un mix stupefacente di radicalità e di pacatezza, il che conferisce loro il senso di un’audacia inconsueta e tuttavia realistica.

ENGLISH - The article discusses the recent book by Anthony Atkinson (2015), bringing out its many merits, starting from its concrete, specific proposals on a subject – inequality – that has emerged analytically from the oblivion into which the dominant neo-liberalism had cast it, only as a result of the serious effects of the global crisis of 2007/2008 and only thanks to exceptional works such as Piketty’s, and that is still slow in imposing itself with the force that is both desirable and necessary. Secondly, Atkinson goes back to the origins of the deplorable «state of present-day economic thought», which is wholly concentrated on the labour market at the expense of the market of capital, denounces the inadequacy, if not the fallaciousness, of the standard measures, and invokes «more radical proposals» than the mere insistence on raising the educational level of the workforce. This explains how Atkinson’s concrete proposals are an extraordinary mixture of radicalism and calm, making them seem unusually bold and at the same time realistic.

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Disuguali e disintegrati. L'Italia al tempo della crisi
The Process of Creasing Inequalities and Strategies for Dealing with Them: Atkinson’s Lesson
Michele Raitano

Nella prima parte dell’articolo si evidenziano i principali pregi dell’ultimo libro – Inequality: what can be done? – di Tony Atkinson, l’autore a cui, più di ogni altro, si deve il merito di aver portato il tema delle diseguaglianze al centro dell’attenzione degli economisti. In questo libro Atkinson, dopo aver chiarito come la diseguaglianza non sia determinata da un singolo fattore, ma discenda da un processo complesso con molteplici meccanismi, delinea un’articolata strategia di policy necessaria per ridurre sia le diseguaglianze che si formano nei mercati, sia quelle dei redditi disponibili (ovvero, tenendo conto anche dell’azione redistributiva pubblica). Prendendo spunto da alcuni insegnamenti contenuti nel libro, nella seconda parte dell’articolo si discutono criticamente alcuni «luoghi comuni» che spesso riecheggiano nel dibattito sulle diseguaglianze, anche nel nostro paese, e che andrebbero confutati per delineare le basi di una visione condivisa di contrasto alla diseguaglianza.

ENGLISH - In the first part of this article, the main merits of the recent book Inequality: What Can be Done? by Tony Atkinson – the author who brought the issue of inequality to the core of economic analysis – are highlighted. In this book Atkinson first explains that inequality is not due to a single factor, but depends on a complex process with many mechanisms and, then, outlines a suitable policy strategy for reducing inequality in both the markets and in disposable income (i.e. taking into account public redistribution). Following up some suggestions proposed in the book, in the second part of this article we critically discuss some commonplaces about inequality that should be confuted in order to outline an agreed strategy for dealing with inequality.

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