Presentazione
All’Italia serve il Jobs Act?
Does Italy need the Jobs Act?
Serena Sorrentino
A poco più di due anni dall’ultima «riforma» del mercato del lavoro, la legge 92/2012 più nota come Riforma Fornero, anziché prendere atto dell’esito del monitoraggio che la stessa legge 92/2012 prevedeva, l’attuale Governo ha ritenuto di intervenire nuovamente sul mercato del lavoro con un primo decreto, oggi legge 78/2014, e successivamente con un d.d.l. delega cosiddetto «Jobs Act», oggi legge 183/2014. L’articolo analizza le linee guida degli interventi del Governo sulla base della situazione reale del mercato del lavoro che si è determinata con la precedente riforma e sulle caratteristiche di precarietà dei contratti di lavoro. Analizzando gli effetti delle misure governative anche in termini di semplificazione e riorganizzazione dei meccanismi che sono alla base del mercato del lavoro, risultano illusori gli obiettivi di innovazione e creazione di nuovi posti, mentre si sta rendendo evidente una progressiva modificazione del modello di impresa e più in generale delle scelte imprenditoriali che si modellano sulla base delle norme di vantaggio introdotte. Infine vengono descritte le risposte della Cgil che si articoleranno su due piani: quello della contrattazione diretta e quello della battaglia politica generale per la conquista di nuovi diritti anche sotto forma di un nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori.
ENGLISH - Little more than two years since the last «reform» of the labour market, law 92/2012, usually known as the Fornero Reform, rather than taking note of the outcome of the monitoring that the act itself envisaged, the present government has decided to intervene again on the jobs market, first with a decree, now become law 78/2014, and later with a delegated law known as the «Jobs Act», which has now become 183/2014. The article analyzes the guidelines of the government interventions on the basis of the real situation of the jobs market, as it has been created by the previous reform and the short-term nature of job contracts. Also analyzing the effects of the government measures in terms of simplification and reorganization of the mechanisms underlying the labour market, it shows that the aims of innovating and creating new jobs are an illusion, while there is clearly a gradual modification of the business model and, more generally, the entrepreneurial decisions that are decided on the basis of the advantages introduced by the law. There is also an account of the Cgil’s response, which is in two parts: one on direct bargaining and one on the general political battle to achieve new rights, partly by means of a new Workers’ Statute.
Aspettando il Jobs Act: il mercato del lavoro italiano tra anomalie e decreti
Waiting for the Jobs Act: the Italian Labour Market between Anomalies and Decrees
Lorenzo Birindelli.
L’obiettivo cognitivo del contributo è fornire un quadro aggiornato del mercato del lavoro italiano in chiave di comparazione europea e di constatazione dei possibili effetti dell’evoluzione del quadro normativo. Dall’analisi condotta sui dati delle Forze di lavoro vengono restituite le tradizionali anomalie del mercato in termini di bassi tassi di occupazione femminile ed elevate disparità territoriali, accanto alla elevata quota di lavoratori in proprio. Il dato che emerge dall’esame delle Comunicazioni Obbligatorie è l’elevatissimo numero (complessivamente, circa 20 milioni all’anno) di attivazioni e cessazioni, per la metà relative a rapporti di lavoro dalla durata non superiore ai tre mesi. Tale elemento coesiste con una quota non elevata, nel confronto europeo, del tempo determinato nell’occupazione dipendente.
ENGLISH - The cognitive aim of the article is to provide an updated picture of the Italian labour market in a comparative fashion and with a look on the impacts of the changing regulatory framework. The analysis on Labour Force Survey data returns the traditional labour market anomalies in terms of low female employment rates and huge territorial disparities, next to the high proportion of self-employed workers. The main evidence from the Compulsory Communications is the large number (total, about 20 million per year) of job activations and terminations, with about a half coming from jobs durations not exceeding three months. This element coexists with a relatively modest temporary employees’ share.
L’introduzione della Naspi: estensione delle tutele e criticità
The new unemployment benefit Naspi: pros and cons
Claudio Treves., Michele Raitano
Lo scopo di questo articolo è duplice: descrivere le principali novità stabilite dal decreto di riforma degli ammortizzatori sociali e, soprattutto, verificare, in termini qualitativi e con l’ausilio di alcune simulazioni su come cambiano in seguito alla riforma le tutele potenziali dei lavoratori dipendenti del settore privato, se la sostituzione di Aspi e Mini-Aspi con la Naspi aumenti le tutele a cui i lavoratori dipendenti avrebbero diritto in caso di licenziamento o se, al contrario, la riforma possa rivelarsi peggiorativa per alcuni lavoratori. A tal fine si guarderà a tutte le dimensioni attraverso cui si concreta uno schema di indennità di disoccupazione, ovvero, i requisiti di accesso, la durata di erogazione delle prestazioni e gli importi previsti come indennità e come contribuzione figurativa a fini pensionistici.
ENGLISH - This paper pursues two aims. On the one hand we describe the main contents of the reform of the Italian unemployment benefit system. On the other hand we perform some simulations in order to assess whether the guarantees of all private employees have been increased by the reform or, on the contrary, some individuals have been dampened by the reform. To this aim we focus on all the features of the unemployment benefit system, i.e. the entitlement requirements, the duration of benefits and the amounts of the benefit and of the pension figurative contributions.
La revisione delle mansioni nel Jobs Act e nelle norme attuative: sotto-inquadramento e diritti inviolabili
The Reform of the workers’ duties system in the Jobs Act and in the implementing regulations: posting to a lower position and fundamental rights
Elena Paparella, Francesca Fontanarosa
L’articolo esamina le recenti modifiche che lo schema di decreto legislativo emanato dal Governo il 20 febbraio 2015 in attuazione della legge n. 183/2014 (Jobs Act), intende apportare alla disciplina delle mansioni del lavoratore. Partendo dall’analisi legislativa e giurisprudenziale in materia, le autrici affrontano da un punto di vista di diritto costituzionale le implicazioni che le nuove norme sul demansionamento, abbinate a quelle sui licenziamenti, potrebbero avere sulla garanzia di diritti fondamentali dei lavoratori, quali il diritto alla salvaguardia della professionalità e alla conservazione del posto di lavoro, che sembrano destinati dalle nuove norme ad una tensione inconciliabile.
ENGLISH - The essay analyzes the recent reform of the workers’ duties system contained in art. 55, par. 1, of the draft legislative decree of 20.2.2015. Taking as a starting point the legislative and jurisprudencial evolution, the authors examine in a constitutional law perspective how the proposed rules on posting to a lower positions, in deal with the reform of the dismissals’ procedures, could have effect on workers’ constitutional fundamental rights. In particular, profession’s protection and employment security, seem to be exposed, by the new rules, to an unexpected and irreconciliable tension.
La disciplina dei licenziamenti per i nuovi assunti: impianto ed effetti di sistema del d.lgs. n. 23/2015
Redundancy regulation for new employees: framework and effects of the new legislation (d.lgs. n. 23/2015)
Franco Scarpelli .
L’articolo analizza la disciplina dei licenziamenti introdotta, soltanto per i lavoratori nuovi assunti, dal decreto legislativo n. 23 del 2015, nell’ambito del cd. Jobs Act del Governo Renzi. Il saggio ricostruisce le linee di fondo del provvedimento e ne valuta l’impatto sulle relazioni di lavoro e sull’azione delle organizzazioni sindacali. Vengono anche evidenziati i possibili effetti critici del provvedimento, quali l’effetto sulle condizioni di concorrenza tra le imprese, soprattutto in alcuni settori economici, e sulla spinta delle imprese a sostituire il personale già in servizio con lavoratori più giovani e meno costosi. L’autore delinea infine i terreni sui quali la contrattazione collettiva potrebbe temperare gli aspetti socialmente ed economicamente negativi della nuova disciplina legale.
ENGLISH - The article analyses the new redundancy regulation, introduced by the decree «decreto legislativo n. 23/2015» (part of the wider legislative reform process known as the «Jobs Act» implemented by the Renzi Government), which is applied only to newly hired employees. The essay illustrates the decree backbone and evaluates its impact on labour relations and on trade union activity. It also underlines the potential critical effects of the measure, such as the impact on competition between companies (especially in some economic sectors) and its encouraging employers to replace their staff with younger, cheaper workers. Finally the author identifies where collective bargaining could attenuate the negative social and economic aspects of the new regulations.
Gli sgravi contributivi sulle nuove assunzioni: convenienze per le imprese ed effetti sul bilancio pubblico
Deductions of social security contributions on new open-ended contracts: conveniences for firms and effects on public finances
Fabrizio Patriarca., Michele Raitano
Lo scopo di questo articolo è descrivere i contenuti della norma che ha previsto la fiscalizzazione per un triennio dei contributi a carico del lavoro sui contratti a tempo indeterminato stipulati nel corso del 2015 e valutare, da un lato, i possibili effetti di tale norma sulle convenienze delle imprese a sostituire contratti a termine con contratti a tutele crescenti e, dall’altro, i possibili oneri per il bilancio pubblico derivanti dalla concessione degli sgravi contributivi.
ENGLISH - This article pursues the following aims: describe the main contents of the law that has established the deduction for a three year period of the social security contributions paid by the firms in case of new open-ended contracts signed during 2015; assess the possible effects of this law on the convenience of firms for replacing fixed-term arrangements with open-ended arrangements; estimate the effects on public finances, in terms of revenues decrease, engendered by the deduction of social security contribution paid by the firms.
Riforme senza politica industriale: l’Italia negli ultimi venti anni
Reforms without a policy for industry: Italy in the last 20 years
Giuseppe Travaglini ., Paolo Liberati
L’Italia soffre da ormai due decenni di mancanza di crescita. Il deterioramento della sua economia si è accentuato drammaticamente dal 2008 con lo scoppio della crisi finanziaria internazionale, divenuta nei paesi europei una crisi di domanda aggregata. La dinamica negativa degli investimenti, della produttività, del progresso tecnologico alimenta la trappola della produttività, che né ulteriori riforme del mercato del lavoro né tagli del cuneo fiscale sul costo del lavoro possono interrompere. La via di uscita piuttosto potrà trovarsi solo nel ribaltamento dell’attuale modello di sviluppo, che riporti al centro del processo produttivo la conoscenza, gli investimenti e il lavoro, di qualità e duraturo. Ma ciò non può avvenire che nel coordinato consesso europeo di una rinnovata politica industriale.
ENGLISH - For two decades now, Italy has been suffering from a lack of growth. The decline of its economy became dramatically clear after 2008 when the international financial crisis broke out, a crisis that became one of aggregate demand in European countries. The negative dynamic in investment, productivity and technological progress only worsens the productivity trap, which neither the later reforms of the jobs market nor the cuts in the tax wedge on labour costs can attenuate. The way out is to be found, rather, in getting rid of the present model of development, bringing back knowledge, investment and long-term quality labour to the centre of the production process. But this can only take place in a Europe with a coordinated industrial policy of renewal.
Qualità dell’occupazione e ruolo dell’istruzione nelle imprese: imprenditori e lavoratori a confronto
High Quality Jobs and the role of education in Italian firms. A comparison between employers and employees
Giovanna Di Castro, Andrea Ricci
L’articolo analizza il ruolo giocato dall’istruzione di lavoratori e imprenditori nel condizionare (promuovere) diverse dimensioni della qualità del lavoro. Le analisi empiriche sono sviluppate sulla base dei dati della Rilevazione sulle imprese e sui lavoratori (Ril) condotta dall’Isfol per il 2010 e permettono di evidenziare i seguenti risultati. Primo, il livello di istruzione degli imprenditori è un fattore fondamentale per favorire gli investimenti in formazione professionale, l’adozione della contrattazione integrativa sui salari e l’occupazione con contratti a tempo indeterminato. Secondo, il livello di istruzione dei lavoratori è positivamente correlato alla propensione delle imprese a effettuare investimenti formativi, ma non costituisce un freno all’uso dei contratti a temine né agevola l’adozione della contrattazione integrativa sui salari. Tali risultati mettono in luce come il capitale umano dei datori di lavoro costituisca un elemento critico per aumentare la qualità del lavoro e, quindi, per la crescita economica e sociale del paese.
ENGLISH - This article investigates the role of the education of both employers and employees in affecting the quality of jobs offered by Italian firms. The empirical analysis is carried out on the data provided by the IsfolEmployer and Employee Survey (Ril) for 2010. Two main results are then highlighted. First, the education of the employers significantly enhances training investments, the use of permanent contracts and the adoption of performance related pay. Second, the education of the employees are negatively related to the use of permanent contracts and performance related pay, even though it is positively associated to the firms’ sponsored training. On the whole, our analysis suggests that a policy targeted to increase the human capital of the employers is expected to favor the average quality of jobs and, thus, the potential for economic growth in Italy.
Il Sud è fuori dalla società della conoscenza
Southern Italy is outside the knowledge society
Pietro Greco
Il Mezzogiorno d’Italia è nel pieno di un declino economico e non solo economico che ha caratteristiche sue proprie e si somma a quello generale del paese. Il divario tra Nord e Sud aumenta e si ripropone una «questione meridionale» peraltro mai risolta, che ha caratteristiche nuove rispetto al passato. Oggi la «questione meridionale» è, soprattutto, una «questione cognitiva»: pochi i giovani meridionali che si laureano, molti i giovani laureati meridionali che vanno via, poche le aziende che nel Mezzogiorno producono beni e/o servizi ad alto tasso di conoscenza aggiunto. Inoltre, quella meridionale è una «questione dimenticata». La cui soluzione prevede una nuova consapevolezza e la necessità di entrare finalmente nella società e nell’economia della conoscenza.
ENGLISH - Southern Italy is in the midst of a decline that is not only economic, and that has its own characteristics apart from the general decline of the country. The gap between North and South is increasing, and we are faced yet again with a «southern question» that has never been solved, and which has characteristics unlike those of the past. Today the «southern question» is, above all, a «cognitive question»: the South produces few graduates, many of whom leave, and there are few companies in the South that produce goods and/or services with a high added rate of knowledge. In addition, the southern question is also one that has been forgotten. It will only be solved when there is a new awareness and when the South finally enters the knowledge society and the knowledge economy.
I percorsi di un declino. Il caso Italia
Paths of a decline. The case of Italy
Sergio Ferrari
L’articolo esamina l’attuale crisi economica del nostro paese che comprende, oltre agli effetti della crisi internazionale, anche quelli, ben precedenti, di una specifica debolezza. S’intende proporre una interpretazione di questo declino alternativa a quelle correnti che non rispondono a un corretto criterio di ricostruzione storica. A questo fine sono individuate nelle modificazioni intervenute nei fattori della competitività internazionale e nella nostra mancata risposta strutturale le cause determinanti del nostro crescente divario. Le prevalenti politiche liberiste adottate non consentono di introdurre le necessarie modificazioni strutturali, lasciando così inalterate le cause della nostra crisi. Nella politica industriale questa posizione si traduce in interventi che, nella migliore delle ipotesi, tende ad accrescere una competitività di costo, mentre la questione è quella dello sviluppo di una competitività di qualità. Anche gli effetti di trascinamento dovuti all’azione della crescita internazionale o a interventi sul cambio euro/dollaro, non sono in grado, evidentemente, di eliminare il divario con gli altri paesi dell’Unione europea e i conseguenti effetti sociali.
ENGLISH - In the present article it is claimed that current economic crisis in Italy should be led back not only to international causes but also to specific long-run weaknesses at the country level. The aim is to propose an alternative view of Italy’s decline as a response to the lack of a consistent perspective in present historical reconstructions. Poor structural adjustment of the production system to changes in the factors of international competitiveness are seen at the origin of the increasing country’s divergence from major industrialised economies. The adopted liberal policies turned to be an obstacle to the required structural changes leaving the causes of the country’s crisis unaltered. The effects of such policies at the industrial level can be observed in terms of reduction of costs at best, whilst pursuing non price competitiveness should be the very object of interest. In the same respect, no further evidence has been found of a positive impact of international growth and exchange rate policies on Italy’s persistent growth divergence from the other Eu countries.
Sistema industriale e crisi globale. Ruolo dello Stato e politiche pubbliche
Industrial system and global crisis. Role of the State and public policies
Francesco Garibaldo.
Il saggio analizza le trasformazioni del sistema industriale europeo, specificatamente la nascita di un sistema industriale integrato organizzato per sistemi di reti di imprese, e come questo ha reagito alla crisi globale. Il saggio evidenzia le ricadute sociali ed economiche di tale processo e la conseguente necessità di un deciso intervento pubblico di innovazione e organizzazione del sistema industriale, sulla base di una discussione pubblica e democratica che riveda criticamente che cosa produrre, come produrlo e per chi.
ENGLISH - The article analyses the transformation of the European industrial system, namely the creation of an integrated industrial system made of firms’ networks, and how this system went through the global crisis. The article highlights the social and economic consequences of this process and the consequent need for a decisive public intervention on the innovation and the reorganization of the industrial system; this goal should be accomplished out of a public and democratic debate on a critical rethinking of what, how and for whom the productive process should be designed.
Esiste una via d’uscita dalla crisi? Competitività, occupazione e declino industriale in Europa
Will Europe’s industry survive the crisis? Competitiveness, employment and the need for an industrial policy
Valeria Cirillo, Dario Guarascio
L’articolo argomenta la necessità di una politica industriale in Europa a partire da un’analisi della competitività e delle dinamiche occupazionali nei diversi paesi membri dell’Unione. La prima parte è dedicata agli effetti della crisi sulla struttura occupazionale. Il processo di polarizzazione in corso tra le diverse categorie professionali viene descritto in modo dettagliato, evidenziando l’accelerazione subita dal medesimo processo a seguito della recessione. Nella seconda parte l’attenzione è posta sulla capacità competitiva delle industrie europee. Qui viene messa in luce la discrasia tra le evidenze empiriche raccolte e le proposte di politica economica della Commissione europea in materia di competitività. Quest’ultima si è concentrata prevalentemente sugli stimoli alla «competitività di prezzo», allo scopo di favorire le esportazioni sui mercati esteri. Tale impostazione, tuttavia, risulta essere poco convincente. La letteratura e i dati empirici presentati sembrano altresì suggerire la necessità di un sostegno alla «competitività tecnologica», intesa come qualità e livello tecnologico dei prodotti. In ultimo, si conclude presentando una proposta di politica industriale europea capace di favorire il cambiamento strutturale verso attività legate alla sostenibilità ambientale, alle applicazioni delle Ict e ai sistemi sanitari e di welfare.
ENGLISH - This article examines the state of Europe’s industry and competitiveness in the current crisis and provides the rationale for a new industrial policy at the European level. Section 1 is devoted to the employment dimension. A process of skill, job and wage polarization has characterized the European employment structure leading to increasing inequality and poverty. Not all European countries have been affected in the same way, leading to a centre-periphery polarization in terms of unemployment and productivity. Section 2 investigates competitiveness, an issue at the top of the Eu Commission policy agenda. Mainstream notions of wage-driven price competitiveness as a determinant of export success of Eu countries are not convincing. Rather it is technology, product quality, immaterial capabilities and the characteristics of goods and sectors that are crucial factors explaining the dynamics of productivity and competitiveness in Europe. Section 3 concludes with a specific proposal for a new European industrial policy that could orient structural change towards environmental sustainability, Ict applications and health and welfare systems.
Neoliberismo, ecosistema e sistemi nazionali di innovazione: verso uno Stato innovatore di prima istanza
Neoliberalism, ecosystem and national systems of innovation: towards a State as innovator of first resort
Riccardo Bellofiore, Giovanna Vertova
Prendendo spunto dal volume di Mazzucato (2014 [2013]) e dal suo riferimento all’«ecosistema» dell’innovazione, il presente contributo propone un nuovo modo di pensare all’intervento statale nel caso delle attività innovative. Il concetto di Sistema nazionale di innovazione è qui analizzato, tra i più recenti schemi teorici che si occupano di Stato e delle sue politiche innovative. Si evidenziano le criticità di questo approccio, legate alla sua impostazione normativa fortemente influenzata dalla supply-side economics (economia dal lato dell’offerta). Si tratta di un approccio che Mazzucato aiuta a criticare, in quanto si limita ad aggiustare i fallimenti di mercato e/o garantire un ambiente friendly all’interno del quale le imprese possano innovare. Ci si deve invece muovere verso uno Stato innovatore di prima istanza.
ENGLISH - Arising from Mazzucato’s book (2014 [2013]) and here reference to the «ecosystem» of innovation, this paper proposes a new way to think about government intervention in innovative activities. The concept of the National system of innovation is here scrutinised, being one of the most recent theoretical schemes dealing with the State and its innovative policies. The flaws of this concept are shown: the most important of them being the strong supply-side economics flavour, which relegates the State to just do exactly what Mazzucato criticizes: adjust market failures and/or guarantee a friendly environment in which firms can innovate. Our alternative proposal envisages the State as innovator of first resort.