Disuguaglianze e democrazia economica
Sandro Del Fattore
Sulla rappresentanza politica del mondo del lavoro
On the political representation of the working world
Silvano Andriani.
Lotta per l’uguaglianza e liberazione del lavoro dalla condizione di merce sono le issue che hanno identificato la sinistra; la seconda rimane ora nell’ombra. Non è possibile definire il ruolo del lavoro nella società senza elaborare una teoria dell’impresa. La visione dell’impresa è mutata nel tempo in relazione al prevalere di politiche riformiste o politiche liberiste. Le teorie alternative alla shareholder value, dominante negli ultimi decenni, sono state elaborate in tempo reale, ma non hanno avuto voce nel dibattito politico a causa della subalternità culturale della sinistra. La rivoluzione tecnologica e l’emergere dell’economia della conoscenza, anche se non hanno finora intaccato il potere del capitale finanziario, nella governance delle imprese costituiscono una base oggettiva per ritematizzare il ruolo del lavoro nella prospettiva di definire le forme della partecipazione creativa all’attività produttiva e le forme di codeterminazione nella governance in imprese multistakeholder. Il limite dell’approccio marxiano sta in una sottovalutazione della funzione imprenditoriale intesa come distinta dalla proprietà. La sinistra deve elaborare una sua teoria positiva della funzione imprenditoriale.
ENGLISH - The struggle for equality and the freeing of labour from its condition as a commodity are the issues that have identified the left; the second of them has now been overshadowed. We cannot define the role of labour in society without developing a theory of enterprise. The vision of enterprise has changed over time depending on whether reformist or laissez-faire policies prevail. The theories alternative to shareholder value, which have been dominant in recent decades have been developed in real time, but have had no influence on the political debate because of the left’s cultural subservience. Even though they have not, so far, made inroads on the power of financial capital in the governance of businesses, the technological revolution and the emergence of the knowledge economy constitute an objective basis for putting the role of labour back on the agenda in a perspective of defining the forms of creative participation in productivity and the forms of codetermination in the governance in multi-stakeholder enterprises. The limitation in the Marxist approach lies in its underestimation of entrepreneurship as distinct from property. The left needs to develop a positive theory of its own about the function of entrepreneurs.
Riformare il capitalismo, oltre il mito del «valore per gli azionisti».
Reforming capitalism, beyond the myth of «value for shareholders». The socially responsible business model and its democratic, multi-stakeholder governance
Lorenzo Sacconi .
Il modello dello «shareholder value», che ha egemonizzato il trentennio neoliberale nei paesi anglosassoni, ha fallito essendo responsabile della crisi iniziata nel 2007-2008, a causa degli effetti sulle diseguaglianze e le ipotesi errate circa la razionalità dei mercati finanziari e gli schemi di incentivazione dei manager. Il modello dell’impresa socialmente responsabile, basato sulla governance multi-stakeholder e democratica, generalizza idee tratte dal modello di «gerarchia di mediazione imparziale», dalla co-determinazione tedesca, e dalle esperienze di Rsi. Secondo questo modello, chi governa l’impresa ha doveri fiduciari estesi verso tutti gli stakeholder, e la clausola fondamentale è consentire l’equa partecipazione al surplus da parte degli stakeholder essenziali, minimizzando gli effetti esterni negativi sugli altri. La sua superiore efficienza è qui dimostrata in termini di economia dei costi di transazione (e quindi produttività) in presenza di investimenti specifici molteplici, risorse cognitive complementari e rischio di abuso d’autorità. Se non si integra la corporate governance multi-stakeholder nel contratto sociale per la giustizia distributiva, sarà sempre impossibile evitare il «paradosso della tela di Penelope» secondo cui la tela dall’equità, tessuta dal welfare state, viene sempre disfatta dall’abuso di autorità nell’impresa.
ENGLISH - The «shareholder value» model, which dominated the neoliberal age over the last thirty years in USA e UK, has already failed as it concurred in the global financial crisis, both for its effects on inequalities, and the mistaken assumptions on the financial market rationality and (perverse) managerial incentive mechanisms. The socially responsible and democratic company generalizes ideas taken from the «impartial mediating hierarchy» model, the Co-determination German experience and the CSR movement. According to this model those who hold authority in the firm owe extended fiduciary duties to all the corporate stakeholders, the basic fiduciary proviso being that essential stakeholders should fairly participate in the distribution of the surplus, while negative externalities falling over broader sense stakeholders should be minimized. Its superior efficiency (and productivity) is analytically showed in terms of transaction cost economics in situation with multiple specific investments, complementary cognitive assets and the risk of abuse of authority. Without integration of corporate governance in the social contract for distributive justice, it will be impossible to prevent what we call the «Penelope’s weave paradox»: fairness wove by the Welfare State at day is unloosened by abuse of authority in corporate governance at night.
Una proposta di politica industriale
An industrial policy proposal
Cristiano Antonelli .
La trasformazione dei sistemi economici più avanzati da economie industriali basate sulle industrie manifatturiere ad economie della conoscenza impone una revisione radicale dei fondamenti della politica industriale. Il carattere della conoscenza come bene collettivo e il ruolo pervasivo e tuttavia aleatorio delle complementarità e delle esternalità, indispensabili alla sua generazione, richiedono interventi di politica industriale volti a favorire l’organizzazione della complessità, attraverso il sostegno all’emergenza di coalizioni di innovatori.
ENGLISH - The transformation of the most advanced economic systems from industrial economies based on manufacturing industry to knowledge economies enforces a radical revision of the foundations of industrial policy. Knowledge is a collective good, and this and its pervasive yet uncertain role, both complementary and external, are indispensable for its generation and require an industrial policy that will encourage the organization of complexity by supporting the emergence of coalitions of innovators.
Il cammino incompiuto: i sindacati e la partecipazione incisiva
The uncompleted path: trade unions and incisive participation
Giacinto Militello ., Mimmo Carrieri
La partecipazione dei lavoratori e la democrazia industriale, nonostante i tentativi del passato, costituiscono un nodo irrisolto dentro il sistema italiano di democrazia industriale. Per questa ragione nell’articolo viene proposta una nozione di «partecipazione incisiva», che prevede, a livello d’impresa, un sistema decisionale centrato su vari elementi di regolazione bilaterale. La tesi degli autori è che questa ipotesi sia rilevante non solo per ragioni di democrazia o di giustizia sociale, ma anche perché essa coincide con gli interessi degli imprenditori a migliorare la competitività, e più in generale con gli interessi dell’intero sistema economico a vedere accresciuta la sua capacità di innovazione.
ENGLISH - The workers participation and the industrial democracy despite the attempts of the past remain an unresolved issue in the Italian system of industrial relations. This article proposed a concept of «strong participation», wich provides a decision-making process at plant level focused on many elements of bilateral regulation. The authors thesis that this goal is relevant not only for reasons of democracy or social justice, but also because it coincides with employers interests to improve their competitiveness, and, more generally, with the interests of the entire economic system to increase its capacity for innovation.
Crisi del welfare e crisi del lavoro, dal fordismo alla Grande Recessione: un'ottica di classe e di genere
Welfare crisis and jobs crisis, from Fordism to the Great Recession: a class and gender perspective
Giovanna Vertova, Riccardo Bellofiore
Nelle pagine che seguono proveremo a impostare un discorso – sicuramente parziale – sull’intervento dello Stato in economia e la natura del welfare state. Discuteremo, in particolare, le proposte di introduzione di un reddito di esistenza e di riduzione di orario di lavoro, mettendole a confronto con una prospettiva incentrata invece sulla socializzazione dell’investimento e su un piano del lavoro, in un’ottica orientata ad una piena occupazione degna di questo nome. Nel nostro ragionamento, che muoverà sullo sfondo della dinamica capitalistica dal «fordismo» al neoliberismo e alla crisi attuale, ci muoveremo integrando la questione di classe con quella di genere.
ENGLISH - The following pages are an attempt to discuss – however incompletely – state intervention in the economy and the nature of the Welfare State. We shall, in particular, discuss the proposals to introduce a living wage and to reduce working hours, comparing them with a perspective centred on the socialization of investment and on an employment plan, in a perspective aiming at full employment worthy of the name. The background to our argument is the capitalist dynamic of «Fordism» and neo-laissez-faire and the present crisis, and we seek to integrate the question of class with that of gender.
Regole fiscali e democrazia europea: un tornante cruciale nello sviluppo dell’Unione
Tax rules and European democracy: a crucial bend in the development of the Union
Paolo De Ioanna
Il testo approfondisce quattro temi: Quale è la caratteristica tecnica generale della governance fiscale europea? Quale è il ruolo della visione tedesca in questa governance? Quali è la natura e quali i limiti di una regola fiscale, esterna (al processo democratico) e di natura numerica? Come si presenta in questo momento il focus della costruzione europea? In conclusione, l’autore ripropone i punti cruciali sui quali, a suo avviso, far leva per costruire un nuovo focus idoneo a ridare prospettiva e respiro al progetto europeo: la banca centrale europea deve essere pronta ad agire come prestatore di ultima istanza, quando il panico degli investitori mette a rischio il funzionamento dei mercati finanziari; il Fiscal compact deve essere modificato, compattando le politiche di bilancio su una nuova linea che tenga fuori dall’equilibrio di bilancio le spese di investimento, cofinanziate e comunitariamente certificate, e le nettizzi dal calcolo del pareggio strutturale (Mto).
ENGLISH - The article analyses four principal questions: What is the main technical characteristic of European fiscal governance? What part does the German vision play in this governance? What is the nature and what are the limits of external (to the democratic process) and numerical fiscal rules? What is the focus of the European construction today? In conclusion, the author re-proposes the crucial points on which in his opinion to base the construction of a new focus aimed at providing future prospect and new breath to the European project: the European Central Bank must be ready to act as lender of last resort, when investor panic puts at risk the functioning of the financial markets; the Fiscal Compact must be modified, with a new approach to budgetary policy that excludes investment spending, co-financed and certified at Community level, from the balanced budget and nets such investment expenditure from the calculation of the balanced structural budget (MTO).
Mercatizzazione e insufficienza del mercato
Market forces and lack of market
Colin Crouch
Siamo nel mezzo di una grande ondata di mercatizzazione, che sradica non solo vecchie pratiche residuali, ma lo stesso welfare state, le idee dei diritti dei lavoratori e altri aspetti dei compromessi sociali che hanno dato alla seconda parte del ventesimo secolo il suo carattere distintivo. Quali risultati produce questo processo e quali danni provoca? Per approfondire la questione l’autore esamina alcuni dei più rilevanti punti di confronto tra i mercati e altre istituzioni, a cominciare dalla Fiducia e dalla Moralità. La conclusione cui giunge Colin Crouch è che il processo di mercatizzazione deve essere accompagnato o rapidamente seguito da nuove istituzioni che correggano le sue stesse insufficienze e tutelino quei valori che sono considerati importanti ma che verosimilmente il mercato nella peggiore delle ipotesi danneggerà (come la fiducia e la sicurezza) e nella migliore relegherà ai margini, se non può commercializzarli.
ENGLISH - We are in the midst of a great ongoing process by which the market is seen as the key, central factor. This is uprooting not only the traces of old practices, but the Welfare State itself, the ideas of workers’ rights and other aspects of the social compromises that gave the second half of the twentieth century its distinctive character. What results is this process producing and what damage is it creating? To examine the question, the author considers some of the most important points of comparison between markets and other institutions, starting from Trust and Morality. Colin Crouch’s conclusion is that this process needs to be accompanied or quickly followed by new institutions that correct its inadequacies and protect those values that are regarded as important, but which, at worst, might easily be damaged by the market (such as trust and safety) and, at best, will be marginalized if they cannot be commercialized.
Cosa cambia nell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee)
What is changing in the «Indicator of the Equivalent Economic Situation»
Lelio Violetti
Nei primi quindici anni di vita l’Isee («Indicatore della situazione economica equivalente»), che misura con criteri oggettivi la ricchezza reddituale e patrimoniale delle famiglie (la prova dei mezzi), ha mostrato evidenti limiti applicativi dovuti a cause interne (le regole di calcolo dell’indicatore) ed esterne (elevata evasione dell’imposizione sui redditi, autodichiarazione dei dati che contribuiscono al calcolo ed assenza di controlli tempestivi e sistematici). Con il Regolamento (Dpcm n. 159 del 5 dicembre 2013) l’Isee è stato completamente revisionato sia nelle regole di calcolo che nelle modalità di esecuzione dei controlli. Il nuovo Regolamento contiene una definizione più equa degli elementi che contribuiscono a determinare reddito e patrimonio ed avvia interventi informatici per eliminare l’evasione, cosiddetta «involontaria», dovuta all’autodichiarazione e per ridurre quella «volontaria», relativa soprattutto alla componente patrimoniale. Il principale punto critico dell’Isee in futuro resterà l’evasione fiscale in quanto con poche migliaia di euro di reddito non dichiarato questo assume valori molto più bassi.
ENGLISH - In its first fifteen years of existence, the Isee («Indicator of the equivalent economic situation»), which measures objectively the overall wealth from income and assets of families (the means test), has shown clear limitations in its application, due to causes both internal (the calculating rules of the indicator) and external (high levels of tax evasion, self-declaration of the figures contributing to the calculation and a lack of prompt and systematic controls). The new regulation (Decree no. 159 of 5 December 2013) the Isee has been completely revised both in how it is calculated and in the organization of controls. The new regulation contains a fairer definition of the elements that help determine income and assets, and uses information technology to eliminate «involuntary» evasion due to self-declaration and to reduce «voluntary» evasion, particularly as regards assets. The main critical point of the Isee in future will remain tax evasion as a few thousand euros of non-declared income can significantly lower the figure indicated by the Isee.
Fisco e welfare locale nella crisi
Tax and local welfare in the crisis
Cristian Perniciano, Maria Guidotti.
Nella crisi le risposte degli enti locali si sono allineate a quelle nazionali (ed europee), nel solco del pensiero liberista, che ha trovato nel rigore dei conti l’unica soluzione possibile, frustrando un mondo del lavoro già in difficoltà e senza prendere in considerazione cambi di paradigma che puntassero sul lavoro, sui servizi e sugli investimenti, anche locali. Se consideriamo il taglio del welfare locale e l’aumento dei costi di compartecipazione, che una patrimoniale è stata trasformata in service tax e spostata in parte sugli inquilini, che il costo dei servizi indivisibili dei comuni dovrà essere coperto esclusivamente dai relativi tributi, e che il resto delle entrate comunali è costituito dall’addizionale Irpef in gran parte pagata da dipendenti e pensionati, giungiamo alla conclusione che in una crisi straordinaria ci si è appiattiti su soluzioni ordinarie, che ne hanno aggravato gli effetti specie per le categorie che già ne risentivano maggiormente.
ENGLISH - In the crisis the responses of the local bodies have been in line with national (and European) ones, in the tradition of laissez-faire thinking, which sees budgeting rigour as the only possible solution, further afflicting workers who were already in difficulty, and without considering changes in paradigms that might be directed at jobs, services and investments – local or otherwise. If we consider the cuts in local welfare and the increases in the costs of co-partnership, that a property tax has been changed into a service tax and shifted partly onto tenants, that the cost of the services exclusive to the town councils will have to be covered only by their own taxes, and that the rest of the council’s income made up out of the increase in income tax, much of which is paid by employees and pensioners, we reach the conclusion that a crisis of extraordinary dimensions is being met with the most ordinary solutions, whose effects have been aggravated particularly for those categories that were already feeling the effects most severely.
Riformabilità o irriformabilità del capitalismo? Un confronto tra Colin Crouch e Wolfgang Streeck
Is capitalism reformable or not? Colin Crouch v. Wolfgang Streeck
Laura Pennacchi.
I due libri vengono discussi a partire dalla cruciale questione della «riformabilità» o «irriformabilità» del capitalismo e della validità o meno dell’approccio ricostruttivo della «variety of capitalism», con la connessa possibilità o impossibilità di riferirsi a una pluralità di «tipi di capitalismo». Streeck pensa che sia in atto un processo travolgente e inarrestabile di «convergenza» delle economie di tutto il mondo – ma in particolare di quelle sviluppate – verso un modello unico, quello neoliberistico anglosassone, il che toglie validità all’approccio della «variety of capitalism» e, soprattutto, rende difficile al limite dell’impossibile ogni opzione di riformabilità del capitalismo. Crouch, invece, crede nella riformabilità del capitalismo e nella persistente pluralità dei «tipi di capitalismo», tanto più complessa se si considera l’articolazione che tale varietà assume nei paesi al di fuori dell’area occidentale dove si affermano anche inquietanti forme di modernità illiberale e una molteplicità di nazionalismi (quello russo, quello cinese, quello indiano, quello brasiliano, quello arabo). Su questa base rilancia alla grande l’obiettivo ambizioso della «riforma del capitalismo», con accenti che richiamano il Keynes che negli anni trenta individua al centro del nuovo liberalismo, con cui sostituire il vecchio, le azioni umane non determinate dal profitto e dunque il lavoro fonte di un nuovo umanesimo.
ENGLISH - «The discussion of the two books starts from the crucial question of whether capitalism can be «reformed» or not, and the validity or otherwise of the reconstructive approach of the «variety of capitalism», with the related possibility or impossibility of referring to a plurality of «types of capitalism». Streeck thinks there is an overpowering and unstoppable ongoing process of «convergence» of all the economies in the world – but particularly those of developed countries – towards a single model, the neo-laissez-faire English/American model, which nullifies the approach to the variety of capitalism and, above all, makes difficult, if not impossible, any option of reforming capitalism. Crouch, by contrast, believes capitalism can be reformed, and that there continue to be many different «types of capitalism», all the more complex if we consider how this variety is articulated in non-western countries, which are seeing the affirmation of sometimes disturbing forms of illiberal modernity and a multiplicity of nationalisms (Russian, Chinese, Indian, Brazilian, and Arab). On this basis he offers an impressive restatement of the ambitious aim of «reforming capitalism», with tones that recall the Keynes who, in the 1930s identified non-profit-making human actions as being at the centre of the new laissez-faire that should replace the old one, and labour, consequently, as the source of a new humanism».
Ma il socialismo europeo non è (comunque) neoliberale
But European socialism isn’t neo-liberal anyway
Paolo Borioni.
L’autore parte da una considerazione assai positiva del lavoro di Colin Crouch, specie per quanto riguarda la serie di argomentazioni che confutano la superiorità della varietà di capitalismo nordamericana e anglosassone rispetto a quella europea influenzata da sindacati forti e partiti di estrazione socialista democratica. L’autore poi rileva che Crouch, però, non trae dal suo ragionamento tutte le conseguenze utili per la sinistra democratica europea. Ad esempio, Crouch sembra postulare che, anche se la sinistra europea deve liberarsi dell’eredità blairiana, essa è ormai comunque neoliberale (anche se progressista). L’autore elenca una serie di ragioni storico-critiche, teoriche e metodologiche per cui invece è vitale riprendere il cammino del socialismo europeo. Per quanto in modo ovviamente fortemente rinnovato.
ENGLISH - The author starts from a fairly positive consideration of the work of Colin Crouch, particularly for his arguments refuting the superiority of the North-American and English variety of capitalism over that of Europe, which has been influenced by strong trade unions and parties of social-democratic origin. The author then points out, however, that Crouch does not draw all the consequences of his argument that are useful for the European democratic left. For example, Crouch seems to postulate that, although the European left needs to free itself of its Blairite legacy, it is now, in any case, neo-laissez-faire (albeit progressive). The author lists a series of historical-critical, theoretical and methodological reasons for which it is vital to return to the path of European socialism – though, obviously, of a strongly renewed kind.