QRS N. 1/2019
Gennaio-Marzo 2019
ISBN: 978-88-230-2239-3
Descrizione
  • Sindacato e innovazione
  • Il lavoro precarizzato
  • L’Italia tra Europa e trasformazione degli Stati nazionali
RICORDO DI ARIS ACCORNERO
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In ricordo di Aris Accornero
A cura della redazione di Qrs

Qualche mese fa è scomparso Aris Accornero. Molti lo hanno ricordato giustamente come un grande maestro delle ricerche sul mondo del lavoro. In questo numero pubblichiamo due ricordi della sua personalità: uno, di Carlo Ghezzi, dedicato all’analisi di un momento di svolta delle vicende della Cgil (ormai lontano nel tempo), cui Accornero aveva partecipato; l’altro, che proviene dall’Archivio storico della Confederazione, ed è curato da Ilaria Romeo, consiste in una sua riflessione inedita, che qui editiamo solo parzialmente, intorno all’elezione della Commissione interna alla Riv.

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«Il “Braccio di ferro” fra i sindacati alla Riv». Un inedito di Aris Accornero
Ilaria Romeo

Formatosi a partire dagli anni immediatamente successivi alla ricostituzione della Cgil unitaria, l’Archivio storico della Confederazione generale italiana del lavoro riceve nel 1980 dalla Sovrintendenza archivistica per il Lazio una prima dichiarazione di notevole interesse storico. Riceve una integrazione alla dichiarazione di notevole interesse nel 1998 ed un’ulteriore ed ultima integrazione nel 2011.

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Uno snodo importante nella storia della Cgil
Carlo Ghezzi

L'articolo ripropone alcuni dei passaggi più delicati che hanno caratterizzato quella militanza di Aris Accornero nella Cgil che ha segnato così profondamente la sua vita da quando, entrato quindicenne in fabbrica, alla Riv di Torino, come operaio era stato poi licenziato per rappresaglia dalla direzione della Fiat nel 1957 a causa della sua militanza comunista mentre era componente della Commissione interna eletto nelle liste della Fiom.

TEMA - Alla vigilia del voto europeo: quale futuro per una Ue sociale e solidale?
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Lavoro, diritti e democrazia: come portare l’Ue fuori dall’impasse
Paolo Tomassetti, Salvo Leonardi

Fra il 23 e il 26 maggio si vota per il rinnovo del Parlamento europeo. Un appuntamento al quale, da mesi, si guarda con forte apprensione, per l’inedita configurazione politica che potrebbe scaturirne, con conseguenze imponderabili per i destini dell’Ue. Negli stessi giorni, la Confederazione europea dei sindacati (Ces) terrà a Vienna il suo 14° Congresso, disponendosi ad affrontare il nuovo tornante storico che attende il mondo del lavoro e la società nel prossimo quinquennio.

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La dimensione sociale europea in prospettiva
Maria Jepsen, Philippe Pochet

Questo articolo prende in esame lo sviluppo della dimensione sociale in Europa sin dai primi giorni dell’Unione europea. Identifica quattro periodi di costruzione «sociale», ciascuno dei quali utilizza metodi diversi, e difformi nella portata, in risposta alle particolari sfide del momento. In ogni periodo lo sviluppo della dimensione sociale riflette la necessità di recuperare la fiducia nel progetto di integrazione, dimostrando allo stesso tempo che l’Europa non è solo integrazione economica ma anche progresso sociale. L’articolo si concentra sul periodo successivo al 2005, che coincide con l’allargamento dell’Unione europea ai paesi dell’Europa centrale e orientale (Peco), e si conclude suggerendo alcune soluzioni per conservare e rafforzare il modello sociale europeo: ad esempio il coordinamento dei salari a livello nazionale in linea con i vincoli Uem, l’introduzione di un reddito sociale minimo e la creazione di una piattaforma tripartita per valutare il dialogo tra le parti sociali e la contrattazione collettiva. Tali scelte comportano la creazione di istituzioni che assicurino la solidarietà e limitino il potere delle forze di mercato.

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Le basi istituzionali dell’Europa sociale da Roma a Lisbona
Giulia Frosecchi, Stefano Giubboni

Il saggio ripercorre la storia delle basi istituzionali della politica sociale dell’Unione europea, con una concisa riflessione che pone l’accento sull’evoluzione delle fonti primarie e su come queste abbiano contribuito a delineare e articolare la dimensione sociale europea. Con il susseguirsi dei Trattati, si è assistito a un ampliamento delle competenze di politica sociale in capo all’Unione, così come a un loro progressivo rafforzamento, che non ha lasciato estranee le parti sociali europee. Questo percorso si arricchisce a seguito della dichiarazione di vincolatività della Carta di Nizza, ma viene inesorabilmente penalizzato dall’attuazione delle politiche di austerità finanziaria.

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Tentare un cambio di rotta. La dimensione sociale del governo dell’euro
Marco Cilento

Per provare a raccontare l’Europa che verrà, questo contributo rilegge la storia più recente delle politiche economiche dell’Unione europea, per approdare ad alcune idee di riforma del governo dell’euro. Descrive le caratteristiche salienti del governo economico dell’euro, le luci e le ombre della qualità democratica del semestre europeo. L’articolo illustra il tentativo, a partire dal 2014, di riattivare politiche sociali, avanzando alcune ipotesi di modifica del governo economico dell’euro.

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Per un altro modello di Europa
Sergio Cofferati

L’Europa sta vivendo, per tante ragioni diverse tra di loro, una delle fasi più difficili degli anni successivi alla fine del secondo conflitto mondiale. Si sommano gli effetti di una lunga crisi economica e sociale – affrontata con politiche di contenimento del debito spinte fino «all’ideologia del rigore» e dell’austerity – con i mutati scenari mondiali dati, da un lato, dai cambiamenti intercorsi in interi continenti come l’Asia (in positivo) e l’Africa (in negativo), e dall’altro, dall’assurda politica estera imposta al suo paese dal presidente Trump.

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L’ enforcement della Carta di Nizza e l’attuazione dell’ European social pillar : due strade convergenti verso lo stesso fine?
Giuseppe Bronzini

Si individua il nesso tra l’enforcement giudiziaria della Carta dei diritti e l’attuazione del pilastro sociale europeo di cui alla Joint Declaration di Göteborg del Novembre 2017. Nell’ultimo periodo la Corte di giustizia ha rilanciato la prima così come il dibattito sul Pilastro sociale ha messo in agenda le iniziative più urgenti in campo sociale.

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Il lavoro nell’Unione europea. Stato dell’arte e proposte
Andrea Allamprese, Silvia Borelli

Il breve saggio prende in rassegna i recenti interventi dell’Unione europea in materia di lavoro per dimostrare che, nonostante la solenne proclamazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, le regole del mercato unico e della governance economica europea non sono alterate.

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Europa, Italia, immigrazione per lavoro
Andrea Rosafalco

Il contributo offre uno studio dei tratti maggiormente caratterizzanti del diritto dell’Unione sull’immigrazione per lavoro, presentando uno stato dell’arte e puntando a mostrare come l’integrazione europea, su tale fronte, sia sempre scaturita da una tensione costante fra visioni politiche più progressiste e altre più caute in fatto di cessione di sovranità da parte degli Stati-nazione.

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Il dialogo sociale nell’ordinamento dell’Unione europea. Evoluzione, limiti, prospettive
Gianni Arrigo

Premessa una ricostruzione dell’evoluzione del Dialogo sociale europeo (Dse), l’A. individua alcuni problemi giuridici del Dse interprofessionale e settoriale. L’Autore analizza il quadro normativo di tale meccanismo di governance, che consente a soggetti privati quali sono gli attori collettivi, interagendo con le istituzioni dell’Ue, di concordare standard che a certe condizioni acquistano efficacia giuridica al di là del loro ambito contrattuale; e mette in evidenza i diversi modi con i quali la legislazione del lavoro ai vari livelli si confronta con tale meccanismo. L’Autore esamina inoltre i reciproci rapporti tra diritto dell’Ue e accordi collettivi europei alla luce delle tensioni tra sussidiarietà orizzontale e verticale suscitate dalle procedure di Refit.

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Le federazioni sindacali europee: ruolo, risorse di potere e prospettive
Hans-Wolfgang Platzer, Torsten Müller

L’articolo esamina come sono cambiate le risorse di potere, i compiti e le politiche delle Federazioni sindacali europee (Etuf) nel corso della crisi finanziaria iniziata nel 2007/2008. L’analisi dimostra che nessuno dei due scenari estremi ipotizzabili si è concretizzato: le tendenze alla ri-nazionalizzazione non hanno bloccato la cooperazione sindacale transnazionale o eroso la capacità d’azione degli Etuf; né le maggiori esigenze di solidarietà transnazionale hanno portato a un’intensificazione della cooperazione transnazionale sotto l’ombrello degli Etuf. Ciò che possiamo osservare, invece, sono solo cambiamenti graduali che si verificano nel tempo e che variano a seconda dei settori politici; di conseguenza, rispetto al periodo precedente la crisi, lo stato attuale dell’Etuf può essere definito complessivamente come statu quo ante. L’articolo, tuttavia, mostra anche che l’indebolimento parziale delle risorse di potere nazionale e la tendenza ad una maggiore eterogeneità degli interessi sindacali nazionali hanno oggi reso la formulazione di strategie europee comuni ancora più difficile che in passato.

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Il sogno europeo a rischio fallimento. I sindacati lanciano il programma per una Europa diversa e migliore
Fausto Durante

Le elezioni per il Parlamento europeo di maggio segnano un bivio per l’Europa. Da un lato la perdita di fiducia dei cittadini, le politiche economiche sbagliate, la democrazia in pericolo; dall’altro la speranza di un cambiamento e il rilancio del processo europeo, come sola strada per evitare il disastro. A livello nazionale ed europeo, i sindacati chiedono che l’Europa cambi per diventare socialmente migliore e più giusta per i lavoratori. Gli elementi chiave per la nuova Europa che vogliamo sono il dialogo sociale, la contrattazione collettiva, l’aumento delle retribuzioni, la parità di genere, gli investimenti e i posti di lavoro di qualità, la riforma della governance dell’Unione economica e monetaria.

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Mondi diversi, analoghe sfide. I sindacati europei di fronte alla crisi
Steffen Lehndorff

Sulla scia della Grande Recessione, l’Europa di oggi è caratterizzata da una polarizzazione economica e politica che si riflette anche nella crescente divergenza delle traiettorie sindacali. Tenendo conto di questo scenario, il saggio traccia un quadro di massima delle tendenze relative alle risorse di potere strutturali, organizzative, istituzionali dei sindacati a partire dai primi anni duemila, nonché alla loro capacità di incidere nel dibattito corrente. Il turbolento panorama sindacale europeo fa emergere in particolare un elemento. Nei decenni passati la maggior parte dei sindacati poteva contare su risorse di potere istituzionali, che contribuivano in misura più o meno sensibile a compensare la perdita di potere organizzativo e strutturale. Di recente, tuttavia, le risorse di potere istituzionali di lungo periodo sono soggette a rischi crescenti di annullamento, di svuotamento o di perdita di efficacia. Così ai sindacati viene richiesto sempre più spesso di trasformarsi in attori politici dotati di maggiore autonomia. E ciò comporta la necessità strategica di sviluppare le loro risorse di potere societale. Questo contributo trae spunto dal volume di S. Lehndorff, H. Dribbusch, T. Schulten (a cura di), Rough Waters. European Trade Unions in a Time of Crises, Etui (Istituto sindacale europeo), Bruxelles, 2018.

TENDENZE
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Sindacato e innovazione: da un’iniziativa dei metalmeccanici tedeschi spunti utili per la rappresentanza in Italia
Ilaria Armaroli

L’articolo racconta l’esperienza del sindacato tedesco Ig Metall nel progetto regionale «Arbeit 2020» teso alla promozione di un approccio proattivo dei consigli di fabbrica alla trasformazione digitale. Di fronte a questo obiettivo, peraltro condiviso da diversi sindacati in Europa, anche le importanti e istituzionalizzate forme di partecipazione, presenti in Germania, risulterebbero insufficienti se non accompagnate dallo sviluppo conoscitivo di chi dovrebbe servirsene. Proprio la rilevanza della formazione dei rappresentanti e il supporto a un loro contributo effettivo nel governo delle trasformazioni possono allora costituire l’oggetto di un dibattito e di un apprendimento comune tra sindacati tedeschi e italiani, pur all’interno di differenti cornici istituzionali.

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L’ultimo seguace del fordismo
Giovanni Mari

Niente di realmente nuovo nell’intervista (a suo modo utile), corredata di video, data al Corriere della Sera da Davide Casaleggio il 15 gennaio scorso. L’impegno a fornire un’interpretazione delle trasformazioni che il lavoro e l’occupazione stanno attraversando sotto la spinta delle innovazioni tecnologiche e organizzative, che vanno sotto il nome di «quarta rivoluzione industriale», ha una sua completezza e l’ambizione di costituire una complessiva visione del mondo richiede una risposta. In particolare per la concezione del lavoro che si propone, che è insieme arretrata e avveniristica, presentata in una sofisticata e accattivante cornice culturale e mediale. Di fatto è mediante un’idea fordista del lavoro che Casaleggio intende rispondere alle trasformazioni in corso. Una visione del futuro compiuta attraverso categorie riprese dal primo Novecento che produce effetti di conservazione proprio laddove avanza un messaggio futuristico che vorrebbe persuadere per la sua novità.

CONFRONTO - Marta Fana, non è lavoro, è sfruttamento
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Un viaggio dentro le tante facce del precariato
Marco Barbieri

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La forte critica verso l’assuefazione al peggioramento nelle tutele
Francesca Della Ratta-Rinaldi

FONDAZIONE GIUSEPPE DI VITTORIO
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L’Unità d’Italia tra Europa e trasformazione degli Stati nazionali. Una riflessione storic
Adolfo Pepe

Il rapporto tra la nazione italiana e la sua difficile collocazione europea rappresenta uno dei nodi più difficili e sottovalutati della nostra storia repubblicana. Il complesso passaggio politico attuale proprio sul versante del rapporto con l’Italia e l’Europa sembra confermare l’esistenza di una aporia strutturale tra lo Stato nazionale italiano, l’Unione europea e il sistema degli altri Stati europei.

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